FABIO POLI – L’apparenza delle cose

“L’apparenza delle cose”, il nuovo singolo del cantautore Fabio Poli, in uscita venerdì 31 gennaio, è un invito a guardare oltre ciò che si vede.
La canzone scava nel profondo della nostra percezione della realtà. Affrontando il tema della fragilità delle emozioni e della ricerca di senso, il brano ci ricorda che ciò che conta veramente non è visibile agli occhi. L’amore vissuto senza filtri e la consapevolezza che, anche dopo le separazioni, ci sono sempre possibilità di rincontrarsi, sono i messaggi che emergono con forza.


“Una sera, con una chitarra sul divano, a casa da solo, mi sono messo a raccontare i fatti miei, ed è nata “L’apparenza delle cose”, così densa che ogni verso è un titolo.
A 47 anni il successo non si misura col numero di streaming ma con quanto ti rappresenta quello che scrivi”.

“L’apparenza delle cose” è un concetto antico che nasce sui banchi del liceo, un po’ kantiano, tra ciò che è vero e ciò che appare, e un po’ battistiano, con riferimento agli album bianchi post-Mogol.
Ho cercato di intraprendere quel viaggio a ritroso perché mi piacerebbe oggi andare dal me stesso giovane e dirgli: “sta tranquillo, vedrai che andrà tutto bene”.

“Caffeina e malamore sono una combinazione che definisce una contraddizione perfetta: l’eccitazione e la tensione, un po’ come le passioni umane, che sono sempre altalenanti”.


Musicalmente è un brano di pop elettronico, dove l’intreccio tra chitarre (suonate dallo stesso Poli e Paolo Zambon), tastiere (firmate da Salvatore Bazzarelli) ed un basso ispirato (suonato da Marco Vallotto) rieccheggia spazi immensi di matrice onirica.


Sulla stessa linea il videoclip, che vede la regia di Sara Banzato, ambientato in un futuro distopico, dove l’artista si confronta in un’ideale partita a scacchi con una figura femminile, interpretata da Irene Causin, in una sorta di gioco che sfocia nel bilancio di una vita, tra occasioni perse, rimpianti e decisioni da prendere.

Antonio Bacciocchi

Scrittore, musicista, blogger. Ha militato come batterista in una ventina di gruppi (tra cui Not Moving, Link Quartet, Lilith), incidendo una cinquantina di dischi e suonando in tutta Italia, Europa e USA e aprendo per Clash, Iggy and the Stooges, Johnny Thunders, Manu Chao etc. Ha scritto una decina di libri tra cui "Uscito vivo dagli anni 80", "Mod Generations", "Paul Weller, L’uomo cangiante", "Rock n Goal", "Rock n Spor"t, Gil Scott-Heron Il Bob Dylan Nero" e "Ray Charles- Il genio senza tempo". Collabora con i mensili “Classic Rock”, "Vinile" e i quotidiani “Il Manifesto” e “Libertà”. E' tra i giurati del Premio Tenco e del Rockol Awards. Da sedici anni aggiorna quotidianamente il suo blog www.tonyface.blogspot.it dove parla di musica, cinema, culture varie, sport e con cui ha vinto il Premio Mei Musicletter del 2016 come miglior blog italiano. Collabora con Radiocoop dal 2003.

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