Gennaio 2025. Il riassunto del mese

Come ogni mese procediamo a un riassunto delle recensioni e dei video pubblicati.
Nel mese di gennaio 2025 abbiamo recensito 53 album e presentato 93 video.

Nel 2025 abbiamo recensito 53 ALBUM e presentato 93 VIDEO.

ALBUM

A BAD DAY – Flawed

I chitarristi Egle Sommacal e Sara Ardizzoni vantano una lunga storia artistica, ricca di prestigio e riconoscimenti. La recente unione nei Massimo Volume ha prodotto un side project insieme, rigorosamente e volutamente autoprodotto, in cui i due strumenti si intrecciano, interagiscono, creano, in chiave strumentale, atmosfere minimali, sospese, cerebrali, che uniscono un approccio sperimentale a un mood psichedelico. Il tutto senza supporti ritmici, loop, sovraincisioni in una potenziale colonna sonora di un film distopico. Ottimo.

AGE OTORI – s/t

La band piemontese affida l’esordio a un ep di quattro brani che affondano le radici nel post punk degli anni Ottanta e nella lezione dello shoegaze dalle chitarre sature. E’ evidente che la band sa trattare bene la materia e se la cava egregiamente nella composizione, inserendo anche linee melodiche molto accattivanti e di immediata presa. Partenza perfettamente riuscita.

ANIMAUX FORMIDABLES – Call me Tony

Ritorna il duo “mascherato” con un nuovo ep, cinque brani registrati con la produzione di Marco Fasolo, praticamente live in studio. Il sound conferma la loro classica predilezione per un mix di rock ‘n’ roll, glam, un’attitudine punk e un mood molto Tarantiniano. Il riferimento più immediato è quello di White Stripes e Jack White ma la band ha saputo sviluppare una personalità che li allontana dagli stereotipi prevedibili. Energia, sfacciataggine, violenza sonora, immediatezza, come sempre convincenti.

MARILENA ANZINI – Bio-

Il terzo album della cantautrice lombarda segna un punto di svolta verso un cammino ancora più personale e maturo, rispetto a una carriera artistica già ricca di spunti. La canzone d’autore è la spina dorsale del nuovo lavoro ma si ammanta di arrangiamenti mutuati dalla world music e dal canto corale contemporaneo (grazie all’apporto delle Ciwicè, l’ensemble vocale femminile da lei diretto). Il risultato è un album ammaliante, dal sapore “antico”, verace e atavico, in cui si colgono a tratti anche le sperimentazioni di Laurie Anderson ed echi africani di Fatoumata Diawara. Un lavoro complesso quanto altrettanto riuscito, personale, originale.

ASA’S MEZZANINE – Rest and fight

Un concept strumentale sul “dualismo dell’esistenza”, in cui risalta la padronanza tecnica del quartetto, alle prese con volute prog, sperimentazione, cavalcate dal gusto quasi stoner, con gli intrecci di chitarra, basso, batteria e pianoforte che rendono a miscela evocativa, spesso solenne, sicuramente originale. Una prova di forza sonora e di eccellenza compositiva.

BABYSCREAMERS – Peek-A-Boo

Un album, un ep, un singolo alle spalle, la band marchigiana torna con un nuovo lavoro sulla lunga distanza. Otto brani duri e compatti che guardano a punk rock, garage, hardcore (“Olli”) ma anche a quel torrido mix di blues malato, post wave “storta” e violenza sonora sublimata dalla Jon Spencer Blues Explosion. Riuscito l’esperimento con la lingua italiana di “Ogni volta”. Ottimo album.

BAMBOLE DI PEZZA – Wanted

Il quarto album della band milanese prosegue l’approfondimento delle tematiche femministe, sull’uguaglianza di genere e la lotta contro violenza e sessismo. Le tredici canzoni alternano atmosfere rock, pop punk a momenti più fruibili e pop. Il tutto con la consueta attenta produzione che equilibra al meglio le asperità sonore e l’indole più musicalmente accessibile. Un lavoro che conferma il profilo della band, particolarmente efficace nella dimensione live.

ANGELA BARALDI – 3021

Il nuovo album dell’artista bolognese è una sventagliata di creatività, energia, espressività che si condensano in 25 minuti e otto brani. Sonorità secche, minimali, dirette, che coniugano più che bene canzone d’autore e alternative rock, talvolta dal mood particolarmente spigoloso. Azzeccatissima la produzione, grazie al prezioso e decisivo apporto di Ale Sportelli e al suo studio di registrazione. Di alta qualità il parterre degli strumentisti coinvolti, Federico Fantuz, Daniele Buffoni, Giovanni Fruzzetti,Susanna La Polla De Giovanni, Vittoria Burattini. Un album di altissimo livello.

BASTIANO – Punti che si uniscono

Già protagonista di un incoraggiante esordio nel 2021 con “Stesi sull’asfalto”, torna il cantautore veneto con otto nuovi brani in cui conferma la sua versatilità artistica e compositiva, a cavallo tra canzone d’autore e un’anima sperimentale dal gusto vagamente psichedelico (l’orchestrale “Dimmi cos’è”, vetta dell’album, insieme alla quasi Beatlesiana conclusiva “Umane deviazioni”). Arrangiamenti ben calibrati, mood solenne, capacità di scrittura originale, personale e distintiva. Molto bravo, da tenere d’occhio.

CAMERA A SUD – Vol. IV

La band siciliana firma il quarto album di una carriera variegata, ricca di riconoscimenti e soddisfazioni. La passione per le canzoni e il mood di Fred Buscaglione, Renato Carosone, Nicola Arigliano, Renzo Arbore vengono filtrati attraverso una visione moderna, uso dell’elettronica e arrangiamenti freschi, immediati, divertenti, pieni di brio, in quello che viene comunemente derubricato a elettroswing. Due inediti e cinque rifacimenti di classici dello swing (da “Guarda che luna” a “Guardo gli asini che volano”) per un disco gustosissimo.

CASADEMONI – 64

Alberto Casadei, dei romagnoli Solaris, si avventura in una prova solista, con un album minimale, prevalentemente acustico, voce e chitarra, con rari interventi, molto discreti, di altra strumentazione che non alterano il mood intimista delle nove canzoni. In alcuni punti ricorda l’unplugged per Mtv dei Nirvana, in altri la solennità di Nick Drake, il tratto è malinconico, fino ad essere struggente, il contesto sonoro é autunnale e decadente. Gli amanti di queste atmosfere ne saranno incantati.

COLLA – Adios Cabrones 

La band vicentina ha all’attivo una discografia affollata di singoli, ep e tre album. Tutto materiale all’insegna dell’immediatezza e spontaneità, ciò di cui necessità il loro pop punk rock che, partendo da Ramones e The Boys, arriva fino ai nostri giorni, grazie a una freschezza compositiva comune a pochi. Ogni brano è una potenziale hit, in virtù di melodie che rimangono subito nella testa e a capacità esecutive di alto livello. Potenti, compatti, diretti, bravissimi.

DEMAGÓ – Dove te ne vai stanotte

Cinque brani nel nuovo ep dei Demagò e ottima prova di maturità compositiva nel riuscire ad unire, in maniera armonica ed efficace, canzone d’autore e pop rock, in una miscela che rende la proposta fruibile e allo stesso tempo personale. Spiccano le asperità chitarritiche e ritmiche di “Camden Town”, dell’hard rock della conclusiva “Brucia il sogno sotto il velo” e l’irresistibile ritornello della title track. La band suona bene, la voce è distintiva, le carte da giocare sono delle migliori. Bravi.

STEFANO DENTONE – Basic

A un anno di distanza da “Growin up blues” con la Sundance Family Band, il cantautore genovese di stanza a Livorno torna con un album, come suggerisce lo stesso titolo, “basico”. Chitarra acustica e voce, nessuna sovraincisione, sorta di live in studio. Dieci brani blues (con influenze country) autografi, tanta intensità e aderenza perfetta allo spirito di una musica che per essere eseguita a dovere ha bisogno soprattutto di anima. E in questo caso ne abbiamo in abbondanza. I cultori dell’ambito apprezzeranno.

DRESDA – s/t

L’omonimo esordio della band milanese raccoglie, in quattro brani, l’immaginario post wave degli anni 80 tra CCCP, Massimo Volume e Offlaga Disco Pax (“Cap A La Ciutad Monstre”) o in “Una canzone d’amore” (Diaframma) e influenze più recenti, grazie al chitarrismo post punk aspro e ruvido che pervade le canzoni. I germi per una carriera interessante ci sono e in abbondanza.

ERMANNO & the EX PRESIDENTS – Io non sono umano

Un album stortissimo in cui convergono un Johnny Cash alticcio, i primi vagiti del rock ‘n’ roll italiano di personaggi come Ghigo Agosti o Guidone, garage punk, psichedelia, punk ‘n’ roll, beat e tanto altro. Dire che è personale è un eufemismo, difficile fare qualcosa di uguale (è un apprezzamento). I cultori di questo ambito sono avvisati, ameranno questo disco.

FLAVIA FERRETTI – Vieni vento vieni scalzo

La cantautrice genovese, vincitrice del Premio Ciampi nel 1999 ha inciso solo due album, “Fuoco veloce” nel 2006 e ora questo nuovo lavoro, dopo 19 anni. Dieci canzoni scarne, intense, che pur attingendo da riferimenti individuabili (PJ Harvey, Nada, il blues catartico di Nick Cave, echi di Velvet Underground) risulta molto personale, grazie a una vocalità originale, ad ottimi arrangiamenti, all’impetuosità figlia del punk nella esecuzione. Un album di pregevole scrittura e notevole creatività.

FRANCOBEAT – Amour automatique

La lunga carriera e proficua attività artistica di Franco Naddei si suddivide tra il moniker Francobeat e Naddei. Con il primo pseudonimo firma ora, dopo dieci anni di silenzio, il quarto album di inediti (dopo una trilogia partita nel 2006 e conclusa nel 2014). Un lavoro indecifrabile (è un complimento) che mette insieme elettronica, canzone d’autore, jazz, ritmi afro, un mood decadente in un insieme personalissimo, originale e decisamente inusuale in un contesto musicale omologato come quello odierno.

FUWAH – Care

Quartetto italianissimo con un album però concepito in Gran Bretagna, luogo, Londra in particolare, da cui assorbe molteplici influenze mutuate dalla scena Nu British Jazz, assemblando soul, funk, jazz, elettronica. Tematiche dei testi particolarmente sensibili al declino della società occidentale (e non solo) tra ambientalismo e mali del capitalismo. Un album pieno di groove, soluzioni armoniche e compositive di gran classe, con arrangiamenti più che efficaci.

GOD OF THE BASEMENT – Whatever, disco breve

Terzo album per la band fiorentina, il primo in lingua italiana, che spicca per l’originalità della proposta: un mix, dalle tinte spesso cupe e oscure che si muove tra alt rock, elettronica, dub (“Ogni cosa ha già il suo nome”), teatralità Caposseliana in chiave noise (la minacciosa e conturbante “Serpe al suolo”). Band che merita spazio, considerazione e ascolti ripetuti di questo ottimo lavoro.

THE GLUTS – Bang!

La band milanese prosegue nel suo percorso oscuro in cui post punk e garage vanno a braccetto con l’aggiunta di sferzate punk rock e un fondo di psichedelia malata e ossessiva. Molto particolari.

GRETA – Punto G

Primo album per la giovane band padovana, con dieci accattivanti brani che abbracciano il tipico sound indie pop, dal ritmo spedito e dai toni frizzanti. Arrangiamenti e suoni perfetti, ampio potenziale commerciale, belle canzoni che possono aspirare tranquillamente alle vette delle classifiche. E’ un augurio.

ROBERTA GULISANO – A ccu apparteni

Roberta Gulisano lotta da tempo con le radici della sua terra, la Sicilia, nell’eterno rapporto di amore per le origini e odio combattivo per come sono e sono state maltrattate. Il nuovo album, prodotto da Cesare Basile, affonda il coltello nelle piaghe ancestrali del luogo di nascita, attraverso canzoni originali e riarrangiamenti di brani tradizionali che parlano la lingua dei senza terra, sentimenti che hanno a che fare con l’identità lacerata di coloro che lasciano la propria casa per crearsi una vita nuova in altri posti. E’ un omaggio esplicito e dichiarato: questo lavoro rappresenta il mio personale percorso di ri-conoscenza a ciò a cui appartengo, rappresenta me e tutti coloro che non vivono più nella terra in cui sono nati, con la loro solitudine e il loro orgoglio, gli “sradicati” di ogni tempo e latitudine.” Musicalmente c’è la tradizione, con strumenti antichi e l’anima di Rosa Balistreri che spunta spesso e volentieri, ma anche tanta sperimentazione, a testimoniare che stiamo parlando di una materia viva, che si rinnova con freschezza e forza, dimostrando che le vecchie storie sono ancora attuali e quanto sia ancora importante raccontarle, nella lingua del posto, esaltando il ruolo del vissuto quotidiano. Un disco intenso, crudo ma allo stesso tempo elegante e raffinato.

THE INFRAMEN – Zero gravity toilet

Il duo barese ci trascina in un concept che “racconta di un viaggio onirico sulla Luna trasmesso in fascia protetta su una TV a bassa fedeltà” ma che in pratica è una pericolosa e minacciosa caduta in un inferno sonoro lo-fi, a base di un torrido noise garage punk che riporta i tempi dei Pussy Galore del Jon Spencer pre Blues Explosion. In mezzo l’immaginario horror di cui furono maestri Cramps e Misfits. Sguaiata violenza sonora e la giusta attitudine.

IZA & TheVisions – Vol. II

Registrato nell’arco di una giornata, esaltando in questo modo la spontaneità e la freschezza della proposta della cantante Isabella Privitera, questo nuovo ep con cinque brani è un brillante omaggio al gusto nusoul/funk/jazz arrivato da qualche anno soprattutto dalla scena New British Jazz (Shabaka Hutchings, Ezra Collective, Yussef Dayes, tra i tanti). Il disco funk di “Fuori dalla porta” guarda anche alle atmosfere più scanzonate care ai Dirotta su Cuba o Incognito. Tanta classe, eleganza e raffinatezza

LA POLVERIERA – Un posto in cui tornare

Buon lavoro per la band veronese, che torna all’ incisione, dopo il primo album, con un ep di cinque brani, in cui un’anima pop si mischia alla perfezione con una costante pulsione rock e un amore esplicito per la canzone d’autore nostrana. I brani sono bene arrangiati e suonati, la produzione e la composizione di ottimo livello a conferma delle qualità di un gruppo con tante potenzialità, sia autorali che commerciali.

LAISON – Ipnotica

Un esordio fresco, pulsante e foriero di promettenti prospettive. I cinque brani ci immergono in un mondo elettro pop molto elegante, algido ma allo stesso tempo, paradossalmente, caldo, sinuoso e avvolgente. L’introduttiva “Vetro” è il brano più rappresentativo e riuscito, attorno al quale costruire una carriera dalle premesse particolarmente interessanti.

LIMITE ACQUE SICURE – Un’altra mano di carte

Dopo una lunga attività (iniziata nel 2009) la band emiliana è approdata all’album d’esordio tre anni fa, raccogliendo il plauso della critica e del pubblico amante del prog rock. Il nuovo album, di nuovo un concept, ribadisce il valore del sestetto con un lavoro curatissimo, ricco di inventiva e di creatività, pur camminando nei sentieri del prog più classico (dalle parti del Banco del Mutuo Soccorso, per citare un nome di riferimento altisonante). Le capacità tecniche degli strumentisti, le composizioni variegate e piene di sfumature eleganti e raffinate, l’uso equilibrato di una strumentazione che sa essere anche possente e aggressiva (vedi in particolare la stupenda e conclusiva,”Storie perdute”, rendono l’album una prelibatezza per gli appassionati del genere.

THE LINGS – We Can’t Be Friends

Secondo album per la band nata tra Mantova e Verona nel 2021 e nuova ventata di freschezza che attinge dall’immenso oceano power pop/beat senza disdegnare omaggi a sonorità country folk con impostazione punkeggiante (alla maniera degli indimenticati Rank & File) e gusto per il jingle jangle chitarristico mid 60’s. Non mancano sferzate punk tra Buzzcocks e Undertones (“One boy team” e “Euphoria) come sono soliti fare i colleghi spezzini Peawees. Un lavoro godibilissimo, suonato molto bene, composto con cura e padronanza della materia, curato negli arrangiamenti e nella ricerca dei giusti suoni.

FRANCESCO LURGO – The Gentle Whale 

Il musicista e produttore torinese di base a Milano, ex FLeUR, ci immerge in un mondo elettronico, di gusto ambient, in atmosfere liquide, espanse, solenni, fluttuanti, dal taglio spesso molto cinematografico. Un album molto seducente e avvolgente, ben realizzato, con classe e gusto.

MAGIC JUKEBOX 77 – Born to die

Non c’è trucco, non c’è inganno: qui siamo in pieno punk 77, quello più classico. Nelle intenzioni, nell’approccio, nella attitudine, in un brano come “Lies” (che mette insieme Ramones, Clash, NoFx). In realtà il sound attinge da quelle radici ma sa districarsi in modalità più personali (vedi ad esempio la riuscita cover di “Fight for your right” dei Beastie Boys). Suonano bene, compongono altrettanto validamente, hanno il tiro giusto.

STEFANO MANZINI – Consapevolezze

Il cantautore abruzzese firma il suo primo lavoro discografico con un ep di cinque brani, in cui a risaltare è un approccio molto solare, sincero, semplice. La sua è una canzone d’autore pop, di immediata presa, con arrangiamenti minimali e ammantata di tanta freschezza e spontaneità. Pur se l’ambito artistico scelto è complesso e già parecchio affollato, la partenza è sicuramente positiva e lascia ben sperare in una prossima prosecuzione.

MONTECENERI – Due

La band milanese, dopo alcuni singoli, si dedica a un lavoro più ampio, con quattro lunghi brani (l’album/ep supera la mezzora di durata) strumentali, in cui elementi post rock vanno a braccetto con post punk, new wave, elettronica e un tono prevalentemente oscuro e minaccioso. I brani sono dilatati, viaggiano intorno agli otto minuti, sfruttando un approccio che non disdegna il gusto per l’improvvisazione, con retaggi psichedelici (in particolare negli elementi Pink Floydiani della conclusiva “PSKNSS”. Il tratto è molto personale e intrigante, l’esecuzione eccellente, un ottimo lavoro.

MY BICYCLE KEYS – Homesick (again)

La giovanissima band piacentina all’esordio, dopo un paio di singoli, con un ep di quattro brani, figlio dell’urgenza, spontaneità e dell’immediatezza. Suoni ruvidissimi e potenti, vicini al punk ma con uno sguardo fermo al post hardcore e grunge. L’approccio è già sicuro e maturo (come denota “Solar System” che guarda oltre la violenza sonora e abbraccia atmosfere più psichedeliche). Ottima partenza.

NEED HER LIVER – Bonobo

La band anconetana, attiva dal 1999, con alle spalle un paio di album, partita con un sound punk grunge, ha progressivamente virato verso un robusto stoner psichedelico che conserva (soprattutto vocalmente) il timbro Soundgarden. Il nuovo lavoro si snoda lungo otto massicci brani, dai ritmi possenti, chitarre rock blues, voce che guarda non di rado alle vibrazioni care a Chris Cornell. Non mancano un paio di pause ritmiche, intense, epiche e solenni come “Stars” (quasi folk, come insegnarono i Led Zep) e la conclusiva “Power animal”. Molto bravi e con le carte in regola per lasciare un segno.

NEOPRIMITIVI – Sul globo d’argento

Spettacolare esordio per la band romana, con una suite, pubblicata su cassetta, di oltre venti minuti in cui spaziano da kraut rock a Velvet Underground, una citazione diretta ed esplicita ai Modern Lovers di “Roadrunner” e ancora Can, Pink Floyd, Dungen, tribalismi, psichedelia sparsa. Notevoli, pressoché fantastici.

PHEENINVEST – Prima visione

Tra i principali ingredienti nell’economia di un gruppo musicale c’è la capacità di scelta di un nome, un’immagine, una modalità comunicativa. Il trio romano ha colto alla perfezione questa esigenza, scegliendo un nome (tristemente) evocativo, con tanto di definizione del proprio genere “Post Arcore”. I sette brani dell’esordio si muovono tra post hardcore e math rock, rigorosamente in chiave strumentale, suonato come si conviene, con precisione, irruenza, amore per l’abrasione sonora e tanta ironia. Molto interessanti.

POMANTE – Frames

Sergio Pomante è un polistrumentista che si cimenta in un pregevole album (strumentale) pieno di groove, di voglia di sperimentare, unendo jazz, funk, afrobeat elettronica. Una miscela che attinge dalla tradizione ma viene espressa in una veste moderna, accattivante, elegante. Un lavoro stimolante, fruibile, interessante e originale.

DAVIDE DEAR RICCIO – Gli altri

Lo scrittore, giornalista, musicista e autore torinese ha un curriculum corposissimo di attività nei suddetti ambiti artistici. Nel 2023 ha raccolto sessanta suoi brani in “Dear Tapes”, una selezione di materiale inedito, demotape, provini, incisi tra il 1981 ed il 1990. Ripete l’operazione con questo triplo Cd di cinquantotto composizioni relative al decennio successivo, dal 1990 al 1999. Il contesto sonoro spazia tra svariate influenze, con momenti swinganti (“Swinging London”), garage beat (“Volta per volta” o “L’eterno ritorno”), influenze psichedeliche, canzone d’autore (“Le occasioni perdute”). Tante idee, un materiale immenso, come sempre interessante e ricco di personalità.

LUCA SALMASO – Discoverdrive

Terzo album per il cantautore brianzolo (ex membro dei La Sindrome). Un lavoro che mischia un approccio post wave a canzone d’autore e folk rock. Le quattordici canzoni, dal taglio costantemente chitarristico (talvolta di sapore grunge, vedi “Viola 90”, il funk punk di “Immortali” o l’incedere hard di “Woodstock”) sono sempre intense, ricche di tensione emotiva, ben fatte, decise e dirette pur con una vena pop in filigrana che le rende particolarmente fruibili (con puntate dalle parti dei primi Negrita). Una gradita conferma della personalità dell’autore.

VALERIO SANZOTTA – Infinito vuoto attendere

Il quarto album del cantautore romano ne conferma la statura artistica, grazie a un approccio personale, austero, quasi solenne (vedi l’ottimo omaggio a Leonard Cohen in “Famous blue raincoat”, con testo in italiano scritto da Sanzotta), concedendosi una pausa rock nell’intensa “Parola sentinella libertà”) e un riuscito duetto con Andrea Chimenti nella title track. Un lavoro intriso di maturità e personalità, poesia e liricità. Ottimo.

SNÜFF – That’s amore

Primo album del trio padovano, subito ad alti livelli compositivi e qualitativi, in costante bilico tra punk rock, garage, power pop e riferimenti melodici ai Sixties. Sedici brani che raramente passano i tre minuti, compatti, diretti, mai sopra le righe, che coniugano molto bene una già raggiunta maturità artistica con l’urgenza e la spontaneità di un esordio più che ottimo.

SOULTREND ORCHESTRA – Now imagine

Terzo album per il brillante collettivo di eccellenti musicisti e cantanti, prodotto, come il precedente, insieme a Peter De Girolamo (alias P.A. Jeron). Funk, soul, disco music, all’insegna della raffinatezza ed eleganza, arrangiamenti sontuosi, un groove irresistibile. Ogni brano puoi riempire i dancefloor di ogni discoteca che si rispetti. Le due cover (“Lost in soul” delle Sister Sledge e ‘Summer Madness’ dei Kool & The Gang), magistralmente eseguite e rivisitate, completano un album con i fiocchi. Pura coolness.

START – Frequencies from nowhere

La rock band veronese non va per il sottile. Le influenze e i riferimenti sonori sono chiari, espliciti e diretti: hard rock, Guns ‘n’ Roses, Skid Row, chitarre pesanti e voce elegante e raffinata, allo stesso modo degli arrangiamenti. Esecuzione perfetta per il genere, con canzoni di eccellente fattura. Un ottimo disco in un ambito sonoro in cui è difficile riuscire ancora a distinguersi. Ma gli Start ci riescono benissimo.

SEBASTIAN STRAW – Electroloop

Un album e due ep alle spalle ma soprattutto tanta creatività, che si sublima in questo nuovo lavoro in cui l’autore abbandona le atmosfere a lui care del Britpop, a favore di un dozzina di canzoni che guardano ancora a un gusto psichedelico di marca britannica ma svoltando verso atmosfere più sinfoniche non di rado vicine al migliore pop prog. Ci sono echi di Procol Harum, Moody Blues e dei tardi Beatles. Originale, ben fatto, evocativo, dal forte taglio romantico.

TACET TACET TACET – Fickle

Il progetto di Francesco Zedde ci regala un nuovo lavoro, come sempre rigoroso, ieratico, solenne. Atmosfere sospese e misteriose in cui l’elettronica (strumentale) svolge il ruolo esclusivo, tra ambient, visioni “liquide”, sperimentazione. L’ispirazione da alcuni viaggi dell’autore in Islanda è stata fondamentale nella composizione, aspetto spesso molto evidente. I cultori dell’ambito ne rimarranno affascinati.

TAISTOI – Vibrisse

Brillante debutto del giovanissimo cantautore che guarda alla canzone d’autore italiana meno scontata e più oscura, mischiandola con un groove psichedelico, sperimentazioni armoniche, sonorità ricercate, ritmiche mai banali. Un approccio che lo avvicina idealmente al mood di Lucio Corsi, pur seguendo altre strade sonore. Un album che merita un ascolto ripetuto e approfondito per scoprirne tutte le sfaccettature. Eccellente.

TOMMASO TALARICO – Canzoni d’amore per un paese in guerra

Secondo album per il cantautore calabrese che mette in fila nove brani che attingono, con dovizia di particolari, dalla canzone d’autore italiana, guardando a Francesco De Gregori e Ivan Graziani, lasciando spazio a una fugace incursione nel rock (“Respira”), facendo attenzione anche a nomi della storia più recente (a tratti spuntano riferimenti alla poetica sonora di Andrea Chimenti o Paolo Benvegnù) della nostra musica. Talarico compone bene, si appoggia a una notevole sensibilità che esprime ottimamente in buoni testi e realizza un lavoro di tutto rispetto.

TORRE DELLA MUDA – Momento eterno

Per un album d’esordio scegliere un concept sull’esplorazione della complessità e della varietà dell’esperienza umana,  è un passo coraggioso. Ma il quartetto non ha nulla da temere, in virtù di una capacità compositiva e di una perfezione esecutiva che li mette al riparo da qualsiasi passo falso. Il contesto è decisamente affine al mondo del prog rock, pur se declinato in una chiave particolarmente aggressiva che non di rado si espande all’hard rock. Un lavoro maturo e solido che rende questa partenza validissima.

TRAGIC CARPET RIDE – Specchio riflesso

Il trio torinese confeziona un godibilissimo ep d’esordio in cui convergono un sapiente uso di melodie pop di sapore anni Sessanta, con forti influenze psichedeliche, che riporta alla mente la felice esperienza dei World Party, unendo umori Beatlesiani con atmosfere dream pop. Il cantato in italiano evidenzia anche un debito con la nuova canzone d’autore nostrana più “alternativa” (dai Verdena a Lucio Corsi). I quattro brani sono un perfetto antipasto per un intero album che, a questo punto, siamo impazienti di ascoltare al più presto.

VANARIN – Hazy Days

Terzo album per la band italo inglese un concept “dove ogni brano rappresenta una fotografia dell’attuale evoluzione umana”. Un album complesso, raffinato, sofisticato, in cui si fondono, in un mix originale, maturo e personale, modern soul, elettronica, pop, un groove funk, hip hop, un gusto ritmicamente molto easy e accattivante (talvolta ammiccante al Prince più rilassato). La band è perfettamente a suo agio con composizioni di alto livello qualitativo e un profilo immediatamente riconoscibile. A un passo dall’eccellenza.

VENUS SHIP – Underground foxes

Il collettivo bolognese firma un eccellente album che celebra chi ha lottato attivamente per i diritti umani e civili, attraverso nove brani ritmicamente torridi. Le fonti ispirative arrivano da soul, funk, blues ma anche klezmer e rap. Splendida la rivisitazione jazz funk di “Gunsling bird” di Charlie Mingus su tutto. Bravissimi, potenti, versatili, stimolanti, un gran bel disco.

ZUIN – Stanze

Dopo un primo album e una serie di singoli, torna con un nuovo lavoro il cantautore Zuin. Un ep di quattro brani, concept sui sentimenti e le emozioni che ci guidano. La composizione è figlia diretta della migliore canzone d’autore italiana, con un taglio (talvolta vocalmente) vicino al Rino Gaetano più drammatico e malinconico. Arrangiamenti minimali, voce convincente ed efficace, un’ottima produzione. Ben fatto.

VIDEO

MATTEO ALIENO – Per la nostra età, MARILENA ANZINI – Pace in terra, BABYSCREAMERS – Ogni volta, IVAN FRANCESCO BALLERINI – Linea d’ombra, JOE BALLUZZO – Non spegnere la notte, BALTO – Ragazzo fragile, ANGELA BARALDI – 3021, BEABALEARI – Io non amo la fine feat. Angela Baraldi, COSIMO BIANCIARDI & INTIMA PSICOTENSIONE -Stadi Evolutivi, THE BLUEBEATERS – Ora lo sai, BLU MAMUTH – Hunter, ROBERTA BONANNO & SIMONETTA SPIRI – Questa sera metto i tacchi, FRANCESCO CAMATTINI – Povera gente, CASTA – Out of sight, ALESSANDRA CELLETTI – Michelle, CHRISTIAN CHIRICO’ – Brividi invisibili, CINZIA CONSO – Tilt, CORDE OBLIQUE – The Nightingale and the Rose, COWARDS – 3020, GIUSEPPE CUCÈ – Cuore d’inverno, GIUSEPPE D’ALONZO – L’ora più dolce, GIORGIA D’ARTIZIO – Stramba4, DALÎLAH – Occhi neri, DEMAGO’ – Brucia il sogno sotto il velo, LE DISTANZE – Quelli come Me e mE, LUCA DI STEFANO – How stupid I am, DUO IMBESI ZANGARA’ – Whispers, DUO IMBESI ZANGARA’ – Rainy Sunset – Memories from a Picture, DUO IMBESI ZANGARA’ – Tears of war, ELECTRIC WIRES – Mastodontic pig, EXU NATHAN – Striscia di sole, EUTHYMIA – Something in the way, ANGELO FAMAO – Zoe, FANTASMI DAL FUTURO – Sono come te, VALENTINA FARCI – Non è colpa mia, FAST ANIMALS AND SLOW KIDS – Festa, ALICE FAVARO – Occhi aperti, FEARYTALES – LightBlind, FELLOW – Amarsi nel Frattempo, THE FIVE FACES – 9 gennaio, FOOLISH BUT NOT ALONE – Getting sick, FRANK SINUTRE – Propositi per il Nuovo Anno Galattico, FIREGROUND – Fake, FABRIZIO FRABETTI – I quiz insegnano, JAMES GALLAG – Tik Tok Girl, DINO SUPERDEE GEMMANO & KATIUSCIA RUIZ feat. Sandro Bigozzi – Up in the sky, ALBERTO GIOVINAZZO – Mastro Simone, GLAZYHAZE – Forgive me, GUIDO MARIA GRILLO – Veleno feat Cristiano Godano, HANEKE TWINS – No choice, IL VAGABONDO DETTO HOUSTON – Pensiero vivo, LAIOUNG – 2016, LEATHERETTE – Itchy, MARCO LIGABUE – Quello che c’é, LO STRANIERO – Pianura paura, MAB-D – Non so amare – Prod.FIRE&Mab-D, LUCA MACIACCHINI – …Ma la farmacia c’è, MADHOUSE – One way track, FEDERICA MARINARI – Medusa, MARTINICO – No mai, GIORDANA MAUGERI – Emozione d’Ali, MC DRAGO – Nel ring, MEGARIDE – 47, MELTY GROOVE – Proud, MOLLIER – Se l’amore, MONOLITE – Qualcosa cambierà, GIUSEPPE MORANA – Mi è scivolata la mano, MORETTI – In prima fila per lo show , NADA – Un giorno da regalare, NDRANGHESTAN – Macerie e lacrime, NEVIA – Il caso, N Ö C T Æ – Morningstar, NOINDEX – Lacrima, OCTOPUSS – She’s seventeen, PIKKOLOMINI – Mi spezzi le radici, JOE PISTO & FAUSTO BECCALOSSI – L’amante, RAFFAELE POGGIO – Grazie, GIORGIO PRIGIONIERO – Mi so rotto, RAESTA – Pop Corn, REESE – Post-It, RIDILLO feat Guido Catalano – Non ti ricordi più, GAIA ROLLO – Mountains, ROMANO BROS – Alla stazione, MARCO RUSSO – Mosche, SANANASCIARI – Senza identità, SANTANGELO – Solo una canzone, SLOKS – Viper, PAOLO SPADARO – Pacific nights, SILVIA TANCREDI – Life is art, ROBERTA TONDELLI – Canzone di Laura, ANGELO TRABACE – Abbash, UBE – Il vetro basso in autostrada, UDI – Completamente

Antonio Bacciocchi

Scrittore, musicista, blogger. Ha militato come batterista in una ventina di gruppi (tra cui Not Moving, Link Quartet, Lilith), incidendo una cinquantina di dischi e suonando in tutta Italia, Europa e USA e aprendo per Clash, Iggy and the Stooges, Johnny Thunders, Manu Chao etc. Ha scritto una decina di libri tra cui "Uscito vivo dagli anni 80", "Mod Generations", "Paul Weller, L’uomo cangiante", "Rock n Goal", "Rock n Spor"t, Gil Scott-Heron Il Bob Dylan Nero" e "Ray Charles- Il genio senza tempo". Collabora con i mensili “Classic Rock”, "Vinile" e i quotidiani “Il Manifesto” e “Libertà”. E' tra i giurati del Premio Tenco e del Rockol Awards. Da sedici anni aggiorna quotidianamente il suo blog www.tonyface.blogspot.it dove parla di musica, cinema, culture varie, sport e con cui ha vinto il Premio Mei Musicletter del 2016 come miglior blog italiano. Collabora con Radiocoop dal 2003.

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