JOE BARBIERI – Poco mossi gli altri mari
“Poco mossi gli altri mari” è il terzo singolo estratto da Big Bang, il nuovo album di Joe Barbieri, ispirato dalla passione del musicista napoletano per l’astronomia e, in senso più ampio, per il viaggio.
In amore, come in ogni altra “stanza” della vita, non esistono porti sicuri. Le secche, i venti contrari o l’improvvisa furia degli elementi sono gli scenari con cui, talvolta, ciascuno di noi – ai remi della propria fragile imbarcazione – è chiamato a confrontarsi.
Ma abbandonare l’equilibrio che si è con fatica conquistato è una condizione necessaria per intraprendere qualsiasi viaggio, affrontando correnti avverse, tempeste o possibili naufragi. Essere funamboli sulla corda tesa della vita è la cruna attraverso la quale inevitabilmente bisogna passare per porsi davvero in cammino, magari facendosi guidare dalle stelle.
Spiega l’artista a proposito del brano: “Nella mia vita ciclicamente ritorna la poesia di Kavafis ‘Itaca’, i cui versi sono una vera e propria mappa del tesoro, le cui perfette coordinate sanno indicare quanto sia prezioso il viaggio, al lordo dei suoi momenti di smarrirmento, per poter restare connessi intimamente con la propria essenza. Come camminando a piedi nudi ho amato scrivere questa canzone concedendomi di usare sostanzialmente solo due accordi, per provare a mettere in piedi una ricetta essenziale avendo a disposizione pochissimi ingredienti. Volevo una canzone che non mentisse, né dento né fuori. Una canzone che ciascuno potesse comprendere senza sovrastrutture, con un solo sguardo.”
Il videoclip di “Poco Mossi Gli Altri Mari” di Joe Barbieri esplora l’idea che, in amore come in ogni altra “stanza” della vita, non esistono porti sicuri. Le secche, i venti contrari e l’improvvisa furia degli elementi sono gli scenari con cui ciascuno di noi, alla guida della propria fragile lancia, è talvolta chiamato a fare i conti. Abbandonare l’equilibrio conquistato con fatica diventa condizione necessaria per intraprendere un viaggio, affrontando le correnti avverse, le tempeste e i naufragi che si presentano. Essere funamboli sul filo della vita è la sfida inevitabile per mettersi veramente in cammino, magari lasciandosi guidare dalle stelle.
A distanza di quasi cinque anni dal suo ultimo album di inediti – e dopo aver celebrato sui palchi di tutto il Paese i suoi trent’anni di carriera e dedicato un disco e un tour alla tradizione musicale con cui è cresciuto, ovvero la Grande Canzone Napoletana (un album che gli è valso la sua seconda nomination alle Targhe Tenco) – Joe Barbieri si prepara a tornare con le sue canzoni. Il prossimo 11 aprile, infatti, uscirà “Big Bang”, il dodicesimo disco in studio (il settimo di inediti) del musicista partenopeo.
L’album ruota attorno a un’antica passione di Barbieri: l’astronomia, e al concetto che l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo si sfiorano, fino a sovrapporsi. “All’inizio degli anni 2000,” racconta Joe, “ho scritto una canzone che è poi diventata anche il nome della mia etichetta indipendente, con la quale continuo a pubblicare: ‘Microcosmo’. In quella scelta c’era già la percezione che, prendendo in prestito le parole di Kant, il cielo stellato sopra di noi sia in qualche modo intimamente connesso alla costellazione di sentimenti che ci portiamo dentro. ‘Big Bang’ è il racconto, sviluppato attraverso dieci nuove canzoni, di questa convinzione. Ma non solo. Il cielo mi ha sempre insegnato che tutto è in movimento, che nulla, a dispetto delle apparenze, è mai fermo. Così, in ‘Big Bang’ ho voluto seguire quella scintilla capace di dar vita a un nuovo inizio, abbandonandomi a una scrittura e a un suono dal tocco diverso, pur mantenendo il mio stile. Il risultato è che questo album mi sembra il più liberatorio che abbia mai fatto: un album luminoso, da cantare… persino da ballare, da ascoltare con gli occhi chiusi, ma con il quale viaggiare a occhi ben spalancati.”
Dal punto di vista produttivo, “Big Bang” è stato concepito in quartetto: chitarre, rhodes, basso elettrico e batteria (a cui si sono poi aggiunti altri strumenti per completare il bouquet sonoro del progetto) ed è stato registrato in studio suonando insieme, come fosse una performance dal vivo. Il risultato è una voce sola, le cui sfumature si declinano nei dieci episodi che compongono il concept.
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