Heartbreak – The real thing di Tom Stoppard a Milano

Non è sempre facile incappare in un teatro vivace, non blasonato, che sa regalare un pizzico di ilarità e mantenere alta l’attenzione degli spettatori per un’ottantina di minuti. Però non è impossibile, soprattutto se si pesca dalla Letteratura Inglese contemporanea (che, intendiamoci bene, tratta anche argomenti serissimi) e se la firma è quella di Tom Stoppard, uno dei commediografi più brillanti e stimati al mondo (premiato anche con l’Oscar per la sceneggiatura del film “Shakespeare in Love”, che qui citiamo per riprendere le fila del discorso di “The Real Thing”: l’amore, appunto).
Carolina Miglia Bateson, di recente impegnata in uno stage al Globe Theatre di Londra e a un Summit per l’ambiente a Chicago, dove ha presentato con successo un suo monologo sul fiume Trebbia, oltre ad essere un’apprezzata attrice è anche una regista e ha preso a cuore, grazie alla condivisione dell’amore per la cultura anglosassone, la traduzione di “The Real Thing” di Eleonora Bagarotti, giornalista piacentina ma che ha calcato le scene, al fianco e suonando l’arpa, in alcune edizioni sinfoniche di “Tommy” e “Quadrophenia” mitiche opere rock della storica band inglese degli Who, con la quale ha spesso collaborato anche in veste di assistente.
Al suo debutto come attrice, soprattutto per allegria e gioia nell’avventurarsi in una nuova esperienza, la Bagarotti ha ricevuto molti consensi: risate a scena aperta e applausi al teatro studio Frigia 5 di Milano, dove “La cosa vera” ha richiamato un crescendo di spettatori nell’arco di tre serate. La miccia che ha riscaldato gli spettatori, inclusi alcuni giornalisti presenti nella serata di venerdì (con ospite un assistente di Tom Stoppard, invitato ma impossibilitato a presenziare), è stata soprattutto la palese complicità tra la Bagarotti / Annie e il grandissimo Nando Rabaglia / Henry, interprete che ha ricevuto – meritatamente – le ovazioni più lunghe durante i saluti finali. Rabaglia è Henry, un commediografo che, per stessa ammissione di Stoppard, incarna il vero autore di “The Real Thing”, alle prese con alcuni dilemmi: chiudere il suo primo matrimonio con la sua prima moglie (Maria Paola Biasotti, un’attrice il cui background classico è decisamente emerso) e impalmare in seconde nozze Annie, che all’inizio è la sua amante in quanto ancora sposata con Max (l’eccellente Giovanni Rosa). Convincente e davvero simpatica la prova attoriale e danzante di Liliana Palumbo, che è la 17enne Debbie, figlia di Henry e della sua prima moglie.
Anche Sting e i suoi Police ci hanno messo dentro lo zampino. Risate sonore, infatti, arrivano proprio quando Henry lascia trapelare il suo disinteresse nei confronti della musica classica e si accende di entusiasmo per “De Do Do Do De Da Da Da”. Ed è sempre grazie ai Police che, nel finale della commedia, apprende che Annie, divenuta la sua seconda moglie, lo tradisce. Del resto, lui l’ha già tradita in precedenza con un’attrice slava. Ma decide di perdonarla, in nome di una passione che, con tutta probabilità, è destinata, ancora una volta, a sfumare.
Gli inglesi, dal teatro al cinema, sanno riderci sopra. E a far ridere e sussultare gli spettatori c’è stato un gruppo di attori piacentini – ad eccezione della Biasotti, che è cremonese -, già noti e apprezzati in varie occasioni. Rabaglia, dall’alto di una lunghissima esperienza, in volo sopra tutti: un Henry perfetto.

Redazione

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