ALESSANDRO SIPOLO – Comunhão Liberação
Il secondo estratto da “Eresie” viene accompagnato da un videoclip che “fa la festa” a una potente associazione politico-religiosa protagonista delle cronache giudiziarie degli ultimi anni. Il tutto a ritmo di samba.
“Rimini, Rimini, Rimini, Rimini, Rimini / tierra de sabbia fina / de tesori in cantina / de animali strani / Formiconi e pescecani”: inizia così il nuovo singolo di Alessandro Sipolo “Comunhão Liberação” accompagnato da un video per la regia di Stefano Malosso e Silvano Richini .
In “Comunhão Liberação” il cantautore bresciano rivolge il suo sberleffo satirico a una potente associazione politico-religiosa che tanto ha animato le cronache giudiziarie degli ultimi anni. Una realtà fatta di voti e devozioni, di meeting ecumenico-finanziari, di ministri tentacolari, di monopoli sanitari ed amicizie discutibili. E anche di festini faraonici, come quello che si svolge nel clip, dove il ritmo carioca di una samba anima una bella festa popolata da “sentinelle in piedi / e amichetti in ginocchio”, che consumano “la particula / con un velo di caviale”, intenti a “pregare o bianconiglio / de tornare balena“.
“Comunhão Liberação” è il secondo singolo estratto – dopo “Le mani sulla città”, brano che racconta il silenzio dei media e della politica difronte alla colonizzazione del Nord Italia da parte della mafia – da “Eresie”, il disco che Alessandro Sipolo ha pubblicato lo scorso novembre con la produzione di Giorgio Cordini (già chitarrista di Fabrizio De André) e la collaborazione di Taketo Gohara (Vinicio Capossela, Mauro Pagani, Negramaro, Brunori SAS, Edda).
“Eresie” è un lavoro nel quale Alessandro Sipolo descrive eretici antichi e contemporanei, noti e sconosciuti, attraverso una serie di brani che formano, come spiega lui, “un crogiolo di mondi musicali, un affresco d’esistenze controcorrente. Muovendo dall’etimologia della parola “eresia” (dal greco “scelta”) ho provato a ragionare sulla necessità di approfondimento e disobbedienza, in un periodo storico, il nostro, nel quale l’esigenza di velocità e sintesi tende a rendere ogni riflessione estremamente superficiale”.
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