Sly Stone – Thank You (Falettinme Be Mice Elf Agin)
“Sly and the Family Stone avevano un concept. Bianchi e neri insieme, donne e uomini e le donne non erano solo cantanti ma suonavano gli strumenti”.
“Sly and the Family Stone avevano un concept. Bianchi e neri insieme, donne e uomini e le donne non erano solo cantanti ma suonavano gli strumenti”.
Essere punk (o da quelle parti) in Italia a fine anni Settanta e per buona parte degli anni Ottanta era un bel problema.Che si amplificava esponenzialmente vivendo in provincia. Edi Kermit Toffoli fu uno dei...
Sono storie spesso amare, crudeli, caratterizzate da maschilismo, violenza (pubblica e privata) ma anche di rivalse, vittorie, autodeterminazione, coraggio.
Affascinante graphic novel, molto bene illustrata (in bianco e nero da Paolo Massagli) e sceneggiata (da Francesco Massaccesi) in cui si intrecciano i ricordi di alcuni soldati feriti in un ospedale del Vietnam in guerra e la vita di JANIS JOPLIN.
Musicista con band a loro modo seminali, pur nella totale iconoclastia, provocatoria fino all’eccesso, fonico geniale (guai a indicarlo come produttore), umanamente controverso (eufemismo), difficilmente inquadrabile ma sempre lucido e spiazzante
Si parla di “Nebraska” l’album inciso in solitudine nel 1982, dopo il successo di “The river” e poco prima della consacrazione di “Born in the Usa”.
Storie spesso tragiche e tristi che fanno dimenticare l’enfasi della patina “rock ‘n’ roll” tanto amata dalla narrazione abituale.
Il libro di Valentini riesce ad andare oltre.
Con maniacale (doverosa e benvenuta) precisione elenca, date, dati, nomi, concerti, interpella protagonisti, fan, spettatori, scova dichiarazioni, interviste, foto, flyer.
Aggiunge sostanzialmente ancora tanto e scrive il libro definitivo sul grande e mai dimenticato Johnny.
Un breve (quanto colto, approfondito e illuminante) saggio su come l’introduzione (rivoluzionaria) del walkman negli anni Ottanta sia stato il simbolo del passaggio da un concetto di fruizione musicale (culturale e sociale) condivisa e collettiva a una modalità individualistica e consumistica.
Dalle nostre parti ERIC ANDERSEN ha sempre avuto poca risonanza, se non in un agguerrito e fedele nucleo di fan, che lo ha spesso portato in tour, ci ha lavorato (il violinista Michele Gazich in particolare), lo ha seguito lungo tutta la lunga e gloriosa carriera.
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