Cibo che vibra a tempo di musica
Prendi la parola ROCK, mettila accanto a qualunque altra cosa ed ecco che qualsiasi concetto assume un aspetto di pseudoavangardia: mamme rock, vacanze rock, il mio cane è troppo rock, baby rock, nonni rock e adesso (poteva mai mancare?) cibo rock. Fioccano libri e rubriche con ricette dai titoli più improbabili, ecco quindi sbucare ricette per Alici alla Alice in Chains, Cheescake alla Ramones, Ricciola alla Slash e Strozzapreti Piccanti alla Judas Priest, il cui link è d’obbligo!
Fin qui tutto bene, un approccio ruffiano, ma simpatico che però non finisce qui. Decido quindi di assecondare questa deriva musical/culinaria, della quale, pare, se ne occupino fior di ricercatori tra Stati Uniti e Gran Bretagna, per cui, se lo dice lo scienziato… personalmente associo musica e cibo a qualcosa di estremamente fastidioso, come quei locali in cui la musica ti impedisce di conversare con i commensali, ma qui parliamo di qualcosa di ben diverso.
Ad esempio esiste il progetto E.M.S., acronimo per Esperienza Multisensoriale tra musica e Cibo, un laboratorio che mette in relazione il Primo Movimento della Sinfonia n. 6 “Patetica” in si min. op. 74 di Cajkovskij con delle “particolari” tartine; l’associazione Gust’ArTe, ideatrice del progetto, assicura che questa sinfonia va di pari passo con i principi della cucina macrobiotica e i suoi cinque sapori fondamentali: il Piccante, l’Acido, il Dolce, il Salato, l’Amaro, in modo da far emergere tutte le sintonie esistenti tra l’ascoltare la musica e il gustare un cibo. Il tema principale di grande intensità lirica è messo in relazione con una tartina dolce al cioccolato, in quanto la dolcezza della musica evoca sensazioni gustative simili del palato. Caspita! Tartine e Cajkovskij.
I consumi ci informano che, per quanto riguarda il cibo, i fan della musica classica, dell’opera e del jazz tendono a spendere più soldi per la spesa e preferiscono bere vino in misura maggiore dei fan degli altri stili musicali. Snobismo gastronomico! Quale musica associare quindi ad altri cibi, o viceversa? Non c’è da preoccuparsi, ci risponde Roy Paci con la Gastrofonia, un gioco tutto suo per cui abbinare, ad esempio alle orecchiette con cime di rapa, una musica bella potente con grandi percussioni. Detto così però non rende onore al progetto, che invece punta sul valore dell’armonizzazione, una particolare attenzione al mondo sonoro del cibo, che dona dignità anche alla frequenza di vibrazione della mozzarella. Eh bè! Tutto chiaro, no? Non guarderò mai più una mozzarella come prima, essa vibra.
Mille idee mi passano per la testa: il riso in bianco, re della tavola nei giorni di gastrite, suonerà come le campane a morto? I tortellini della mia collega Alida arriveranno sulla tavola al suon dei Carmina Burana? Il mussakà di mia nonna sarà più buono al suono di un sirtaki o posso legarlo anche a una carola natalizia? Ma soprattutto, a che musica dovrò associare il panino lurido, salsiccia e crauti, quello che potevo digerire solo a 20 anni, preso alle 3 del mattino dal camioncino tattico lungo la strada?
Vi lascio una canzone, per appetiti strani…
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