Dopo essersi aggiudicata il Premio Bindi nel 2014, la “rockeuse” propone ora un brano che disegna il labile confine fra il desiderio di solitudine e quello di appartenenza.
“L’eremita” in questione è qualcuno che in maniera quasi patologica passa dal bisogno disperato di cercare vie di connessione e comunicazione con gli altri al desiderio di allontanarsi da tutto, di isolamento totale. Del resto il bisogno di partecipare e quello di isolarsi – tema che fu caro anche a Giorgio Gaber – è un connubio composto da elementi che viaggiano assieme e in un certo senso si alimentano reciprocamente. Ubriachi di comunicazione come siamo ai nostri giorni, si può in effetti arrivare a volersi chiamare fuori, a non voler provare più bisogni, emozioni, desideri.
L’album “L’Eremita” è coprodotto con Raffaele Abbate. Canzoni per chi non si sente del tutto a posto nel mondo, per chi si sente sempre un po’strano e straniero, per chi oscilla tra il desiderio di partecipare, di esserci e quello di chiamarsi fuori da tutto ma alla fine cerca di costruire il suo posto nel mondo.
Musicalmente, si potrebbe dire che con “L’Eremita” la Nico ritrova la via per quel “gotico mediterraneo” che qualcuno aveva intravisto nei suoi esordi, aggiornandolo in un rock viscerale che si tinge di echi di blues, di psichedelia e di world music. Del resto nel background dell’artista c’è un po’tutto questo ma anche altro, c’è un’insopprimibile attitudine punk-noise che, seppure ormai notevolmente educata e dosata, a tratti riemerge, c’è l’amore per la parola cantata in modo visionario, in una linea ideale che va da Lucio Dalla ai CSI, c’è l’ossessione per l’abisso e l’elevazione in cui artisti come Nick Cave, Pj Harvey e Patti Smith sono maestri. E poi c’è il fascino per le radici, una suggestione che qualcuno definirebbe “popular” ma per lei è espressione di qualcosa di viscerale, legata alla memoria e forse a quello che si potrebbe junghianamente definire un “immaginario musicale collettivo”.
Scrittore, musicista, blogger. Ha militato come batterista in una ventina di gruppi (tra cui Not Moving, Link Quartet, Lilith), incidendo una cinquantina di dischi e suonando in tutta Italia, Europa e USA e aprendo per Clash, Iggy and the Stooges, Johnny Thunders, Manu Chao etc. Ha scritto una decina di libri tra cui "Uscito vivo dagli anni 80", "Mod Generations", "Paul Weller, L’uomo cangiante", "Rock n Goal", "Rock n Spor"t, Gil Scott-Heron Il Bob Dylan Nero" e "Ray Charles- Il genio senza tempo". Collabora con i mensili “Classic Rock”, "Vinile" e i quotidiani “Il Manifesto” e “Libertà”. E' tra i giurati del Premio Tenco e del Rockol Awards. Da sedici anni aggiorna quotidianamente il suo blog www.tonyface.blogspot.it dove parla di musica, cinema, culture varie, sport e con cui ha vinto il Premio Mei Musicletter del 2016 come miglior blog italiano. Collabora con Radiocoop dal 2003.
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