GIUSEPPE RIGHINI – Monge Motel
Secondo estratto dal disco “Houdini” uscito lo scorso maggio su etichetta Ribéss Records. Il videoclip, girato da Daniele Quadrelli, narra la vita di un uomo sospesa in una camera d’albergo, fra pusher di sogni e ricordi e nazi-badanti che si prendono cura di lui.
“Una stanza d’albergo. Simile a una sala d’attesa. Domicilio provvisorio. Di passaggio. Che, negli anni, ha accumulato segni. Oggetti. Gesti di routine. Come accade in una cella. Il protagonista vive così. Ormai da tempo. Sulla soglia di un’eterna dipartita. Anche oggi rinviata.” “Monge Motel” è il videoclip che accompagna il secondo estratto da “Houdini” di Giuseppe Righini, il disco uscito lo scorso maggio su etichetta Ribéss Records che ha consacrato il cantautore riminese come una delle voci più intense e interessanti della scena cantautorale italiana.
Girato dal videomaker Daniele Quadrelli, che ha curato anche la regia, “Monge Motel” vede la partecipazione dello stesso Righini, degli attori Tamara Balducci, Lucrezia Frenquellucci e Francesco Montanari e del cantautore e attore Dany Greggio, coinvolti nella narrazione di un tempo e di una vita sospesi dentro una stanza, un luogo nel quale si muovono personaggi enigmatici.
“Due figure – racconta Giuseppe Righini – del tutto simili al gatto e la volpe, gli fanno regolare visita. Sono pusher di sogni e ricordi. Compari di bisboccia e solitudine. Gente con cui si può far comunella. Ma senza ghignare troppo. E mantenendo le dovute distanze. Perchè loro, in quella stanza, arrivano e se ne vanno. Quando vogliono. Il nostro inquilino, no. Lui resta. E aspetta. Due donne. Che gli rifanno il letto. Gli lavano i denti. Gli spazzolano la giacca. Quotidianamente. Con la stessa attenzione che dedicherebbero a un paralume. Una tenda. Un comodino. Sono le infermiere del suo destino. Le guardie del suo tempo. Le nazibadanti della sua resa. Domani torneranno. Forse, domani, lui non sarà qui“.
“Monge Motel” è l’incipit di “Houdini”, ultimo lavoro di Giuseppe Righini prodotto artisticamente da Fulvio Mennella per La stanza 107. Un disco che raccoglie dieci brani di cantautorato elettronico – o “electrorato”, come lo chiama Giuseppe – scritti fra Rimini e Berlino. Tracce che formano un gioco escapologico di illusioni, simboli, porte, chiavistelli, grimaldelli, soglie, liberazioni. Canzoni a volte rotonde, a volte dagli sviluppi imprevedibili, e soprattutto livide, scure, pop noir, a disegnare un paesaggio di sabbia e cemento dalle seducenti cicatrici, un viaggio di elettrica salsedine. A bordo di una nave di parole che solca un mare profondo e fecondo di synths e plugins.
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