KENNEY JONES – Let the good times roll
Una storia lunga, intensa, ricchissima.
Anche se il più delle volte il nome di KENNEY JONES non rientra nel novero dei migliori batteristi o comunque quelli che ricordi in particolar modo.
Uno che ha suonato con SMALL FACES, FACES, WHO, ne ha viste (e fatte) di tutti colori, ha combattuto e vinto due volte sul cancro, si è dedicato al Polo con grande successo, è passato dalla povertà alla ricchezza, è stato ripetutamente fregato da manager senza scrupoli, spesso non vedendo neanche un soldo da dischi e tour milionari.
In mezzo tragedie familiari, incidenti stradali, matrimoni falliti e tanto altro.
E ovviamente una valanga di aneddoti, dall’inimicizia con Roger Daltrey a episodi gustosi come durante la prima data a Berlino con gli Small Faces quando Steve Marriott, sul taxi con gli altri, ad ogni edificio bombardato (dagli alleati durante la Seconda Guerra Mondiale) commentava “Questo è un buon lavoro”, “Questo invece ce lo siamo dimenticati” etc.
Il taxista purtroppo conosceva l’inglese e li mollò in mezzo a un’autostrada.
L’abitudine dei Faces di versare burro sui capelli e altre schifezze a chi si addormentava durante i trasferimenti, le follie dell’amico Keith Moon, i brani registrati con Paul McCartney per un suo album solista mai uscito e decine di altri.
E infine i particolari sul suo drumming, che ha saputo adattarsi a sonorità, generi, modalità piuttosto diverse e complesse (avendo anche suonato con tanti altri gruppi e brani (sua la ritmica di “It’s only rock n roll” degli Stones!…ps: david Bowie ai cori).
Ovunque il commovente ricordo dei tre Small Faces scomparsi.
Un libro divertente, interessante, godibile (seppure solo in versione inglese).
WHICH IS THE BEST BAND I’VE BEEN IN?
THE SMALL FACES WERE THE MOST CREATIVE
THE FACES WERE THE MOST FUN
THE WHO WERE THE MOST EXCITING
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