La canzone più incisa di sempre scende come polvere di stelle
Ottantasei anni fa, la notte di Halloween del 1927, a Richmond, negli studi della Gennett un giovane musicista di 28 anni eseguiva al pianoforte, probabilmente con l’inconfondibile sigaretta al lato sinistro della bocca, con tempo rapido, quasi un ragtime, la canzone più venduta, più celebrata, più incisa della storia della musica pop in occidente: se ne contano più di 1800 versioni, almeno 200 in più di quelle assegnate a “Yesterday” dei Beatles, che occupa erroneamente il primo posto del Guinness Book. Si tratta di “Star Dust” e il musicista era Hoagy Carmichael, compositore jazz che più jazz non si può, più di Porter, Kern e (ahi ahi qui la dico grossa!) di Gershwin. Il brano è nel repertorio di ogni orchestra e tutti i più grandi cantanti l’hanno prima o poi interpretata, da Ella Fitzgerald, Nat King Cole, Bing Crosby a Frank Sinatra: difficile scegliere la migliore e più riuscita; certo è che il successo, come spesso accade, non arriva subito, ma dopo quasi quindici anni, quando Louis Amstrong o Artie Shaw enfatizzano il lirismo della stupenda melodia, aggiungendo il testo, interpretandolo in modo più lento e trasformandolo in una sognante serenata d’amore.
Il tempo passa e il fascino di questa canzone non viene meno, esistono versioni di ogni tipo, anche un 78 giri italiano con arrangiamento curato dal maestro Enzo Ceragioli, oltre alla più recente interpretazione di Mina. Ad alcune versioni ci si affeziona proprio, come alla prima teneramente rock di Billy Ward And His Dominoes del 1956 o a quella americanissima di Doris Day, altre sono un po’ marpione come quella di Michael Bublé. In ogni caso la migliore in assoluto rimane quella di Carmichael stesso che, nel 1942, dopo già molti milioni di dischi venduti, sorpreso di tutta questa attenzione, la esegue nuovamente con il suo inconfondibile stile, di quell’uomo con una faccia un po’ così, il cui aspetto ispirò Ian Fleming per, niente po po di meno, il personaggio di James Bond, a cui basta fischiettare con le dita sul pianoforte per… silenzio, ascoltatela voi e inebriatevi della polvere di stelle!
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