L’abito dei dischi (3/3)
Il genio trova accoglimento nelle situazioni più impensate. E’ così che forme di genialità assoluta si possono incontrare non necessariamente nei corridoi accademici, ma nel mondo del design. Se poi il design si applica al marketing musicale e trova realizzazione nelle cover dei dischi, sicuramente stiamo per incontrare Peter Saville, desiner della Factory Records, creatore di cover notissime, oltre che del logo dell’agenzia.
Seville è creativo di razza, non approccia mai un lavoro senza prima assorbire l’ispirazione iniziale del committente, soprattutto se promotori di idee singolari come i Joy Division. Come quasi tutti i gruppi alla prima uscita, la band inglese avevano ben chiaro cosa inserire in copertina, per questo si recarono da Seville con l’Enciclopedia di Astronomia di Cambridge e gli mostrarono la pagina con la rappresentazione della frequenza del segnale della prima pulsar, o stella pulsante, mai registrato. Questa pagina.
Il genio talvolta non ha bisogno di grandi gesti, bastano spettacolari intuizioni, quindi Saville, dopo averne semplicemente invertito i colori, crea l’emblematica immagine del primo album della band, Unknown Pleasures. Era il 1979.
Blue Monday
La BBC inserisce nel suo palinsesto una serie dedicata ai Borgia e il buon Saville si appassiona, affascinato da un crudele Rodrigo Borgia impersonato da Adolfo Celi, alle gesta della famiglia tra delitti, adulteri, veleni e Chiesa. Di qui si innamora del Rinascimento italiano e con questo nuovo bagaglio va a incontrare il New Order ed entrando nello studio rimane quasi ipnotizzato
da un campionatore, un Emulator sampler, che utilizzava floppy disk da quattro pollici, sui quali la band registrava le linee guida della canzone. I floppy disk folgorano Seville.
Con un floppy, una cassetta del nuovo album, “Power, Corruption And Lies”, e i Borgia in testa il desiner affronta il suo rientro a casa: la sintesi del suo rimuginare diventa la cover del singolo.
Saville veste Blue Monday come se fosse un grande floppy disk, riproducendo tutti i minimi particolari e nel progettare si diverte da morire, vuole assemblare due facce, Rinascimento e tecnologia. Si immagina addirittura nelle vesti di un archivista rinascimentale alle prese con un codice segreto la cui chiave di lettura è svelata, guarda guarda, nella black cover dell’album: magheggi da strateghi del marketing, sotterfugi degni di un Borgia!
La copertina è comunque un’intuizione geniale, per un singolo le cui richieste sono talmente tante, tanto da non permettere alla Factory di ricevere in tempo le varie parti per assemblare la copertina: nei negozi si potevano trovare copie senza la busta interna di colore nero, ma con semplicemente una busta bianca, altre senza i tagli che simulavano i floppy, altre ancora erano senza la banda colorata su un lato della copertina. Saville stesso definisce la copertina, senza quei dettagli, “pura spazzatura grafica”.
Ormai un floppy disk fa parte di un’archeologia tecnologica, sconosciuta a un ventenne. Rimane il fascino di immaginare la mente di un creativo stimolata da passato e presente, con l’accompagnamento di una musica straordinaria.
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