LORENZO BRIOTTI – Viva i pirati!
Fenomeno ormai dimenticato e a molti oscuro, quello delle radio “pirata” fu invece di fondamentale importanza per lo sviluppo della Pop Culture degli anni Sessanta, in Inghilterra in particolare, ma che divenne basilare anche per lo sviluppo della nuova musica in tutta Europa.
“Le radio pirata offshore accompagnano lo sviluppo di questa pop culture che mette in discussione i valori della generazione dei genitori che hanno combattuto e sofferto le conseguenza della guerra.
Le radio pirata con il loro desiderio di libertà diventeranno uno dei simboli che accompagneranno questa rottura generazionale.”
Radio Lussemburgo (in particolare per i giovani italiani), Radio London, Radio Caroline e decine di altre dalla vita breve, pericolosa e tribolata, che trasmettevano da navi e da piattaforme, ruppero il monopolio della paludata BBC, refrattaria all’introduzione di nuovi suoni e tendenze.
E formarono oltre che una generazione di musicisti, un ampio numero di DJ radiofonici (John Peel su tutti).
“La radio pirata è la prima format radio intesa come sistema concettuale e operativo che procede a individuare un segmento di pubblico e a formulare una programmazione adatta. Il segmento di pubblico è quello giovane”.
Il libro analizza le origini del fenomeno la sua esplosione e decadenza fino ad analizzare il sorgere delle radio libere/private italiane (anticipate da Radio Montecarlo), con abbondanza di dettagli antropologici, tecnici, culturali.
“Non capisco l’attitudine governativa contro le radio pirata.
Perché non rendono illegale la BBC stessa che non dà al pubblico il servizio che vuole? I pirati non ci sarebbero a rimediare a questa mancanza se la BBC avesse trasmesso quello che la gente vuole sentire. Questo sta diventando uno stato di polizia.
Dovrebbero lasciare trasmettere i pirati. Hanno dato il via a un nuovo modo di fare radio.”
(George Harrison – 1967)
Lorenzo Briotti
Viva i pirati! La storia delle radio pirata offshore
Arcana
231 pagine
euro 16.50
Commenti recenti