Mare MAre Mare
E’ finita la scuola e la mia città, Torino, venerdì scorso, intorno all’ora di pranzo, si è riempita di ragazzi pronti per la consueta “mega lavata” di fine anno. Qui funziona così: i ragazzi si tuffano nelle fontane sparse nelle piazze e nei parchi cittadini, per un simbolico bagno/doccia che porti via la polvere dell’anno passato fra i banchi. E cantano, soprattutto le ragazze. Cantano a squarciagola, con striduli urli liberatori, per niente intonati, ma efficaci. Venerdì in tanti cantavano “Mare Mare” di Luca Carboni, fatto che mi ha incuriosita non poco, visto che si tratta di un pezzo del 1992, anche un po’ malinconico, ma tant’è…
Forse lo ascoltano a casa, da mamme e papà mai usciti dall’adolescenza, ancora affascinati dalla cavalcata in moto di un cantautore che un po’ (si dai, un po’) ha caratterizzato una generazione. “Mare Mare” fa parte di un album che pochi nati nei ’70 non hanno comprato, quello con “Ci vuole un fisico bestiale”, con “La mia città”, quello che ha venduto oltre un milione di copie, quello in cui Luca Carboni raccontava di vita in modo un po’ nuovo e originale e vinceva il Festivalbar, in piena era Mani Pulite. Quello con “Alzando gli occhi al cielo”, in cui l’autore scriveva “come fanno i capi della mafia a non pentirsi, come fanno certi potenti a non convertirsi “, nello stesso anno in cui la mafia ammazzava Falcone e Borsellino. E noi lì, a immaginare il tragitto Bologna – Riccione (che per i Torinesi è Torino – Alassio ndr), su quella moto “usata, ma tenuta bene”, cuori romantici a sperare in un incontro notturno, con la bella al mare in vacanza.
Invece quel viaggio, iniziato da Bologna con le prime luci della sera, porta a una riflessione interiore di un uomo che fa i conti con la sua solitudine, sul molo, davanti al mare, mentre prova a “stare a galla e non affogare” in un abisso di malinconia.
Chissà cosa vedono in questo brano i ragazzini che ho sentito cantare? Forse la parte leggera, “le ragazze che sghignazzano” e non il sentirsi solo dell’autore, forse hanno nelle orecchie le mille e mille versioni disco (ricordo ancora il successo in Grecia e la versione in lingua ellenica di Stephanos Korkolis), il duetto con Cremonini inserito nel nuovo album “Fisico & Politico”, o solo la voglia di godersi le meritate vacanze al mare.
Chissà, intanto cantano “Mare, Mare, Mare…” e sono belli da morire.
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