MASSIMO ZAMBONI – La trionferà
Un suggestivo, a tratti (solo apparentemente) nostalgico, viaggio nel comunismo emiliano, con la natìa Cavriago protagonista, il cui nome arrivò perfino a Lenin (il cui busto campeggia ancora orgogliosamente nell’omonima piazza), da pionieristici sostenitori della Rivoluzione Sovietica.
Zamboni, che scrive non bene ma benissimo, come un consumato cronista storico, cita nomi, fatti, dati e date e ci immerge in un “amarcord” a tratti veramente felliniano, che rende alla perfezione il concetto del comunismo da certe parti.
“Essere comunisti era prima di tutto un sentimento: sapere di essere dalla parte giusta del mondo”.
“Facevamo colazione poi passavamo in sezione a vedere cosa c’era da fare”
A metà libro lui stesso diventa protagonista, dall’infanzia, all’adolescenza, all’iscrizione alla FGCI, le Feste dell’Unità (quelle Feste dell’Unità emiliane!!!) e poi il rumore delle armi, la crisi (“…il PCI si è ribaltato in conservazione, partito d’ordine, potere, apparato, regime”), il distacco (“Affamato come ero di alterità il Prtito mi appariva allora ibernato nel suo ruolo di conservazione di un ordine non più condivisibile“), la progressiva triste decadenza e caduta mentre impazza il successo artistico e mediatico dei suoi CCCP-Fedeli alla Linea.
“Arriva il momento di smobilitare e prende forme pratiche che fanno ancora più male di quelle politiche…pezzo dopo pezzo se ne vanno i gioielli di famiglia, acquistati grazie alla dedizione e ai sacrifici di migliaia di militanti.
Non si tratta solo di una compravendita immobiliare.
E’ un mondo che si sgretola all’incanto.“
Rimane l’ideale che si perde nel vento e nel tempo ma che, prima o poi, trionferà:
“La trionferà, certo che trionferà.
E se non saremo noi a vederla trionfare e se non sarà nei tempi a venire o non sarà da noi e avrà altri nomi forse, altri modi, chissà dove, decento, trecento, mille anni, vedrete: la trionferà“.
Il libro è stupendo, (ri)apre ferite nel cuore di chi ci ha creduto e rimane tutt’ora affascinato e ancorato a quell’idea, traballante, mal applicata ma potenzialmente perfetta.
“Quella parola, COMUNISTA, che altrove evoca scenari di grigiore e vessazione (in Emilia) si è andata a coniugare a una capacità pratica di sogno e fantasia che altrettanto ha avuto pochi eguali.
Nessuna dittatura del proletariato, nessuna minaccia alle proprietà, nessuna incompatibilità con le classi medie.
Tentata egemonia di pensiero, non totalitarismo. Condiscendenza verso l’iniziativa privata, non statalismo. Transito e apertura culturale, non reticolati.
Questa attitudine ha formato il carattere umano di un’estesa area geografica, distinguendola dalle altre, dandole un volto e un noime proprio riconosciuti e riconocibili.
Siamo stati comunisti nel non avere attuato il comunismo”.
Massimo Zamboni
La trionferà
Einaudi
Pagine 227
euro 19.50
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