I migliori album italiani 2021
La redazione di RADIOCOOP segnala 37 album italiani tra le centinaia di ascoltati e recensiti nel 2021.
AFRO SOUL PROPHECY – Heat in the city
Il progetto di Luciano Cantone, produttore e fondatore della mitica Schema Records, regala un pregevole album con le composizioni di Alex Puddu e la collaborazione di elementi provenienti da ogni angolo del globo: Abdissa “Mamba” Assefa (Ethiopia, drums and percussion), Antti Lötjönen (Finland, double bass), Georgios Kontrafouris (Greece, Wurlitzer and Hammond), Timo Lassy (Finland, saxophone), Gendrickson “Pucci” Mena (Cuba, trumpet), Massimo Martellotta (Italy, guitar) and Morten Grønvad (Denmark, vibraphone). Funk soul che pesca dal groove 70 di Curtis Mayfield, Blaxploitation, funk, tinte afrojazz, e il classico gusto da colonna sonora dei film dei 70.
A/LPACA – Make it better
Sorprendente esordio per la band mantovana che mette insieme il pulsare kraut dei primi Neu! con le nuove istanze neopsichedeliche prog dei favolosi King Gizzard and the Wizard Lizard, la rabbia iconoclasta e disperata dei Suicide e un’attitudine elettro punk (Screamers, Flipper, Tubeaway Army, Krisma, Devo)
AMBIGRAM – s/t
Esplosivo esordio per la super band piacentina composta da quattro eccellenti professionisti della musica nostrana, grandi autori ed esecutori: Francesco Rapaccioli alla voce, e che voce, Beppe Lombardo alle chitarre, Gigi Cavalli Cocchi alla batteria e Max Marchini al basso. A cui si aggiungono ospiti d’eccezione come la voce di Paola Folli, l’ex Area Paolo Tofani, e Camillo Mozzoni, oltre a un brano prodotto dal compianto Greg Lake. Le sonorità dell’album si dipanano all’interno dell’universo prog (dai primi Yes ai Pink Floyd, con sguardi ai King Crimson e sapori debitori al Canterbury Sound) ma con un’energia e una potenza che attingono dal miglior rock blues. Incredibile pulizia dei suoni, arrangiamenti superbi, resa finale sublime. Grande album.
AMORE PSICHE – Scoprire
Il trio milanese scrive un eccellente album, in cui vanno a braccetto dream pop, un approccio molto psichedelico, tinte folk, e composizioni talvolta vicine alle ballate della prima Cristina Donà. Qualità artistica a livelli molto alti e una personalità che spicca immediatamente e si fa largo nella marea di nuove uscite, uscendone alla grande, grazie a tanta originalità, freschezza, convinzione. Bravissimi.
BACHI DA PIETRA – Reset
Al settimo album, la rocciosa band, tra le più originali e rappresentative attualmente in circolazione in Italia, stempera il consueto aggressivo e abrasivo sound. In realtà solo in apparenza. L’approccio e l’attitudine rimangono ostici e i dieci brani concedono raramente scampo, collocandosi tra Jon Spencer Blues Explosion e Queens of the Stone Age e un costante sguardo accigliato verso una realtà cupa e spietata di cui “Reset” può essere un’ideale colonna sonora. Uno dei vertici delle proposte discografiche del nuovo anno.
BARMUDAS – Everyday is saturday night
La band fiorentina, attiva da quattro anni, approda al primo album, un grande concept di otto brani che si riallaccia alla tradizione glam rock dei Settanta, tra Sweet Slade, pub rock, puro e semplice rock ‘n’ roll. Il tutto eseguito con grande energia, competenza e capacità compositiva di primo livello. Imperdibile per gli amanti di un sound riportato in auge dalle nostre arti dai Giuda.
ARLO BIGAZZI & CHIARA CAPPELLI – Io canto il corpo elettrico
Sferzati dai rigori della pandemia gli artisti hanno cercato in tutti i modi di uscire dal forzato silenzio. Anche la frenetica attività di Arlo Bigazzi e Chiara Cappelli ha subito il logico stop. “Refrattari, ma non contrari aprioristicamente agli streaming”, hanno però accettato l’invito dell’Assessorato alla Cultura di Loro Ciuffenna e della Materiali Sonori di realizzare uno spettacolo nell’affascinante scenario del Museo dedicato a Venturino Venturi, decidendo di proporre una serie di brani che, prendendo spunto da tre poesie di Majakovskij, sono intervallati da altri testi di Walt Whitman, poeta molto amato e punto di riferimento dell’artista russo. Affiancati dalla“Cellula Majakovskij” ovvero il collettivo di lavoro formato da Lorenzo Boscucci (synth, electronics), Mirio Cosottini (tromba, flicorno, flauto tenore), Lorenzo Tommasini (keyboards ed electronics) hanno trasmesso in streaming il concerto (disponibile anche su Youtube e ora su CD). Un lavoro rigoroso e solenne, affascinante e avvolgente, tra ambient, jazz, new wave, atmosfere liquide. Come sempre, musica colta, profonda, “avant”.
THE BREAKBEAST – Monkey riding God
Sergio Pomante (Sudoku Killer, String Theory, ex-Ulan Bator) al sax, Alessandro Vagnoni (Bologna Violenta, Ronin, Drovag) alla batteria e Mario di Battista (La Mala Sementa, Ulan Bator) al basso e alla voce sono i protagonisti di questo nuovo progetto molto stimolante, aperto, sperimentale, in cui confluiscono funk, rock, jazz,hip hop, sperimentazione, Morphine, James Chance, Beastie Boys, un approccio cinematografico, un pizzico di Calibro 35. Originali, personalità enorme, tanto groove.
CASINO ROYALE – Polaris
Mai banali, sempre imprevedibili, costantemente un passo avanti, tornano i Casino Royale con un album complesso, variegato, cupo, da cui emerge l’atmosfera plumbea e incerta del periodo che stiamo vivendo. Gli otto brani hanno un frequente groove drum ‘n’ bass ma che attinge dalle nuove direzioni che ha preso la black music, in cui si mischiano hip hop, elettronica, basi e melodie nu-soul. Sorprende l’atmosfera sinfonica cinematografica di “Contro me stesso al mio fianco” mentre ritroviamo i Casino più tradizionali in “Ho combattuto” e in “Fermi alla velocità della luce”. Ma tutto l’album é denso di stimoli, idee, freschezza.
ANDREA CHIMENTI – Il deserto, la notte, il mare
Decimo album in studio per l’ex voce dei Moda. Undici inediti dal portamento solenne, autorevole, romantico, con l’aiuto di alcuni ospiti prestigiosi come David Jackson dei Van Der Graaf Generator, Ginevra di Marco, Antonio Aiazzi (Litfiba) Fabio Galavotti (Moda), Francesco Magnelli (CSI e CCCP). Elegante e poetica canzone d’autore che va a braccetto con retaggi new wave, echi di Bowie e l’influenza della scrittura di Nick Cave. Come sempre il livello è altissimo.
NICOLA CONTE / GIANLUCA PETRELLA – People need people
Nicola Conte infila un altro gioiello nella sua preziosa collana dischi sempre ad altissimo livello. In “People need people” ritrova Gianluca Petrella con cui compone e scambia suoni, suggestioni, ritmi, samples. Ne esce un grande lavoro in cui afro, jazz, lounge, disco, modern grooves, spiritual jazz, nu soul si intrecciano in continuazione creando un sound futurista, modernissimo, avvolgente e travolgente. A collaborare un lungo stuolo di ospiti da ogni angolo del mondo in un disco che rappresenta in musica il concetto di multietnicità che permea il nostro nuovo mondo: Raashan Ahmad (USA), Nduduzo Makhathini (South Africa), Magnus Lindgren (Sweden), Débo Ray (USA), Bridgette Amofah (England), Abdissa Assefa (Finland/Ethiopia), Teppo Makynen (Finland), Davide Shorty, Carolina Bubbico, Tommaso Cappellato, Seby Burgio, Marco Rubegni, Pasquale Calò, Pasquale Mirrae Simone Padovani.
MARIANNA D’AMA – Where will you go, Nina?
Nuovo approdo per la cantautrice abruzzese con un ep denso e intenso, in cui si accoppiano sensualmente influenze blues, folk, decadenti, abrasive, suadenti, sorta di connubio tra Portishead, Pj Harvey, Nick Cave, Billie Holiday, Anna Calvi. L’incedere è dolente e solenne ma nasconde una rabbia di fondo che emerge dalle chitarre crude e scabre e una voce immediatamente riconoscibile.
ELLI DE MON – Countin’ the blues
Elli De Mon é una delle più apprezzate blues women italiane e non solo. Ha recentemente pubblicato un bellissimo libro/saggio, “Countin’ the blues” sulle donne blues degli anni 20 che aprirono le porte a un nuovo modo di suonare ma, soprattutto, di essere donne (e nere), negli States razzisti e maschilisti dei tempi. Il nuovo album é l’ideale colonna sonora di quel libro, in cui riprende brani delle eroine di cui ha scritto: Ma Rainey, Bessie Smith, Alberta Hunter, Lottie Kimbrough, Memphis Minnie etc. Puro blues, crudo, profondo, riproposto in chiave attuale, reso moderno da nuovi arrangiamenti e da una verve punk. Album di altissimo livello.
DUST & THE DUKES – s/t
Ottimo esordio, tra blues, country punk, un approccio “pesante”, grazie a suoni che occhieggiano a tonalità hard. Suggestioni 70 che vanno a braccetto con la lezione di Jack White (da Dead Weather ai Raconteurs) e assimilano qualche umore stoner. Dieci brani brevi ed essenziali, grezzi ma sempre arrangiati con cura e attenzione. Più che riuscito.
GIANCARLO FRIGIERI – Sant’Elena
Il cantautore emiliano ha una lunga carriera all’attivo, tanto che firma ora l’undicesimo album, ancora una volta caratterizzato da una scrittura di primissima qualità. Frutto di un’ampissima gamma di ascolti e frequentazioni musicali che ci fa trovare nei brani tracce di blues, country, Francesco Guccini (spesso), Billy Bragg, Neil Young, l’anima di certe composizioni dell’Equipe 84 o caustiche canzoni di pesante estrazione “popolare”(“Cagiva”). Il tutto in una minimale versione chitarra acustica e voce. Davvero bello, triste, divertente, ironico, nostalgico, rabbioso.
GANG – Ritorno al fuoco
I fratelli Severini sono un’istituzione della musica italiana, poeti militanti, mai arresi, sempre pronti all’ennesimo assalto al cielo. RITORNO AL FUOCO é ancora realizzato con il crowdfunding, grazie a migliaia di amici. Dieci brani autografi e una cover di una delle più belle canzoni italiane di sempre, A Pà di De Gregori, dedicata a Pasolini. La musica è lirica e possente (produce ancora Jono Manson), tra canzone d’autore, rock dalle tinte soul, struggenti ballate, combat folk. Sempre grandi!
G.U.N. Inc – Grim up north inc.
Poderoso e spettacolare esordio di una super band che raccoglie nomi noti della scena italiana (da Hormonauts a Upset Noise e Eu’s Arse), alle prese con un’originalissima miscela di punk e hardcore (tra TSOL e il meglio della scena californiana degli 80). Violentissimi, esecuzioni impeccabili, uno degli album dell’anno nell’ambito.
IMPOSSIBILI – Tra sogno e realtà
Un quarto di secolo di attività, il settimo album in carniere, con immutate energia e attitudine. Punk rock semplice e diretto tra Ramones, Screeching Weasel, Social Distortion, Peawees, Manges. Brani compatti, linee melodiche perfette, grande impatto ritmico.
KINA – Questi anni
Il suono dei Kina era sferragliante e veloce si ma aveva addosso un che di fresco: era pulsante senza essere sporco, era ricco di energia e vitalità…non assomigliavano a nessun altro gruppo punk italiano…dentro ai testi i tre spremevano la frustrazione e il peso di ritrovarsi a vivere in provincia, lontano da tutto e da tutti…raccontavano le difficoltà della vita come fossero salite in montagna con le speranze ficcate come chiodi nelle pareti verticali.
(Marco Pandin)
Un prezioso documento che sublima la storia dei KINA, una delle più importanti (hardcore punk) band italiane di sempre.
Il box contiene lo splendido docufilm “Se ho vinto se ho perso” di Gianluca Rossi a cui si aggiunge un elegante libretto a cura di Marco Pandin con foto, testi e interviste ai protagonisti, relativamente al tour di reunion del 2019.
Documentato da un CD di un’ora registrato nelle 12 date tra Italia, Germania, Olanda in cui la band suona alla perfezione, potentissima e con una registrazione di primissima qualità.
In aggiunta cartoline e reperti vari.
Per chi reputa che Quegli anni siano stati importanti, un documento imperdibile.
Ecco cosa hanno fatto i Kina: hanno fatto come i tedeschi gli inglesi e gli americani, anzi no, hanno fatto di più e di meglio. Si sono chiamati fuori dai giri eppure hanno condiviso, hanno saputo parlare ma hanno saputo soprattutto ascoltare, si sono fatti i cazzi loro riuscendo però a coinvolgere parecchi altri ragazzi e gruppi, hanno sognato a voce alto e fatto i conti puntualmente ogni fine mese, hanno sbagliato e hanno avuto ragione.
I Kina sono andati avanti e ogni tanto si sono dovuti fermare. oh cazzo a me è successo uguale. E anche a voi, mi sa.
(Marco Pandin)
JOE PERRINO – Canzoni di malavita vol.3 Pergrazianonricevuta
Joe Perrino ha una carriera così lunga e interessante che non basterebbero pagine e pagine per spiegarla con cura. Di sicuro é un personaggio che ha vissuto (pericolosamente) per la musica e con la musica, regalandoci momengti indimenticabili. Come questo progetto, che giunge al terzo capitolo. In cui raccoglie racconti dal carcere, veri, disperatamente sinceri, drammatici, struggenti, violenti. E li mette in musica in brani che mischiano folk, rock, blues, la consueta attitudine punk e “libera” che lo ha sempre contraddistinto. Bellissimo, unico e indispensabile.
LES FLANEURS – A long season
Esaltante nuovo progetto per il produttore e compositore Alessandro Marchetti (parallelamente impegnato con Il Disordine delle Cose) che ha raccolto intorno a sé una serie di collaboratori/collaboratrici da varie nazioni e continenti. Un tessuto elettronico che assorbe elementi ambient, new wave, trip hop e dream pop (con un passo che a tratti sembra in grado di mettere insieme Charlotte Gainsbourg, Cocteau Twins e Everything But The Girl). Canzoni di ampio respiro, avvolgenti, piene di “soul”, arrangiamenti e suoni di gran calsse. Album di altissimo livello.
LOVESICK DUO – All over again
Il duo composto da Paolo Roberto Pianezza e Francesca Alinovi taglia il traguardo del quarto album e di un numero vastissimo di concerti in giro per il mondo. Grazie a un sound perfettamente eseguito e reinterpretato, che guarda a country, hillbilly, swing, rockabilly. Grande padronanza della materia, brani di superba composizione, divertimento diffuso e un gusto competente e sempre azzeccato per i suoni necessari al genere. Un vero gioiello.
MALACARNA – s/t
Progetto audio/visivo formato dal cantante Tony Farina, dal produttore e chitarrista Vince Pastano e dall’artista Dorothy Bhawl (che firma una strepitosa quanto conturbante copertina). Sei brani che uniscono un approccio alt wave di frequente impronta noise con la tradizione folk rock napoletana (tra Napoli Centrale, James Senese, Alma Megretta – non a caso in “Oh Signore” c’é Raiz alla voce) e un tocco del Nick Cave tra Birthday Party e Grindermen. Un lavoro di particolare originalità, molto maturo, personale, intensissimo.
MARK & THE CLOUDS – Waves
Terzo album per la band italo/inglese guidata dall’ex membro degli Avvoltoi Marco Magnani. Uno splendido viaggio nei migliori sapori 60’s, tra garage, psichedelia, Beatles, freakbeat. Grandi canzoni, cura minuziosa per i giusti suoni, quindici brani di caratura eccelsa. Un gioiello!
MOONBREW + PAOLO APOLLO NEGRI – Lem Tales Chapter Two
Secondo capitolo per il fortunato viaggio spaziale del duo lodigiano, alle prese con sei brani (tre dei quali riuniti in una breve suite) che volano a razzo tra lounge, jazz, funk, kraut rock, elettronica. Colpisce lo spessore della proposta, variegata, cinematografica, realizzata con estrema cura dei suoni e degli arrangiamenti.
PIAGGIO SOUL COMBINATION & LAKEETRA KNOWLES – Soultimate
Ancora un gioiello di soul, latin, boogaloo, northern soul in arrivo dalla band toscana che padroneggia la materia con una capacità unica. Soprattutto nella scelta dei suoni e nella capacità di riprodurre alla perfezione quelle atmosfere. Le canzoni sono di livello eccelso, il groove abbonda, album superlativo.
RADIO DAYS – Rave On!
E’ prassi nostrana guardare ossessivamente e spesso esaltarci solo per ciò che arriva dall’estero, trascurando, molte volte semplicemente ignorando, le eccellenze di casa nostra, che regalano invece non di rado motivi di grande interesse e soddisfazione. I Radio Days ad esempio si stanno felicemente avviando verso i 20 anni di attività con parecchi album e un’infinità di 45 giri, collaborazioni, partecipazioni alle spalle. Suonano un perfetto power pop, in esaltante equilibrio tra il punk rock arrembante dei Ramones, il pulsante beat del primo Elvis Costello e quella galassia di gruppi che hanno sempre mischiato il beat degli anni 60 con un sound più aggressivo ed elettrico, dai Knack ai Rubinoos, Paul Collins Beat, Weezer, Jam. Nel nuovo lavoro abbracciano al meglio tutto il loro mondo artistico, condensandolo in dieci brani da, rigorosamente, tre minuti al massimo. I brani sono curatissimi, dalle melodie beatlesiane ai suoni vintage ma che sanno essere modernissimi e irresistibili. In un mondo più giusto sarebberro in testa alle classifiche.
SAVANA FUNK – Tindouf
Travolgente nuovo album per la band bolognese che assembla ampie dosi di funk, forti tinte afro, latin sound (il primo Santana), groove cinematici, jazz, il tutto shakerato con una visione psichedelica. I titoli richiamano direttamente i temi di multiculturalismo e immigrazione, a cui la band é particolarmente attenta. Eccellente.
JAMES SENESE – James is back
Uno dei pochi veri soul men italiani, James Senese ha attraversato la storia della musica nostrana, dagli anni 60 ad oggi. Quasi mai ai vertici delle classifiche ma sempre protagonista della qualità, da Napoli Centrale alla carriera solista e mille collaborazioni. Il nuovo album é un riuscitissimo concentrato di funk, soul, musica mediterranea, tradizione popolare napoletana, pop colto, black music, jazz. Testi profondi, intensi, poetici, spesso a sfondo sociale. Un grande lavoro, semplicemente.
GIACOMO SFERLAZZO – Marinmenzu
Non é un album facile, anzi…per fortuna! Di musica “leggerissima” ne abbiamo a sufficienza (e anche abbastanza!). Giacomo Sferlazzo é un militante politico (fieramente comunista), agitatore culturale e artista di Lampedusa. “Marinmenzu” é un album in cui entrano folk, suoni mediterranei (soprattutto quando sentiamo le voci dei migranti prigioniei in Libia in “Give me the oil and take the slaves”, anche questi sono purtroppo suoni del Mediterraneo), la tradizione dello spoken word militante e tanto altro. E’ un lavoro intenso, crudo e potente. Un urlo dalla prima linea. Da ascoltare con mille attenzioni.
SLWJM – Mega
Meraviglioso addentrarsi nel magico mondo del quartetto astigiano. Dove, con una perizia rara, ci portano nei meandri di una moderna rielaborazione di varie componenti della black music (da Prince – vedi “Purple in the sky” – a hip hop, elettrofunk, nu jazz, nu soul), non disdegnando cavalcate di gusto prog e vicine ai King Crimson di “Discipline” o al math rock dei Battles (“Story of my life”). Tanto groove e una capacità di maneggiare una materia così difficile insidiosa. Originali e futuristi!
SMALL JACKETS – Just like this!
Spacca come sempre la band romagnola, che se ne esce con un album d torrido rock blues, rock ‘n’ roll, i 70’s nell’anima, un groove funk soul e un favoloso tiro che li ha sempre contraddistinti. I nove brani sono sempre di altissimo livello e rendono l’album pulsante e arrembante, tra i migliori italiani del 2021.
SOUL BASEMENT – The possibility of happiness
Torna con un nuovo lavoro la creatura visionaria di Fabio Puglisi. Nu soul, groove funk, elettronica e pulsioni hip hop convergono in un album di consueta eleganza, raffinatezza, in cui risalta la cura per i suoni e gli arrangiamenti. Merce rara di questi tempi. Eccellente.
RITA TEKEYAN – Green line
Prosegue l’interessante, originale e particolare (quanto indispensabile) lavoro della cantante, compositrice e performer Tekeyan, nata in Libano ma di origine armena, terre devastate da lunghe guerre e tragedie. Anche il suo secondo album verte sull’assurdità della guerra e della sofferenza che porta con sé, senza mai vinti né vincitori. A partire dal significativo titolo, che prende spunto dalla “linea verde” che separava cristiani e mussulmani durante la guerra civile in Libano. Le canzoni, caratterizzate da un conseguente tratto drammatico e solenne, si muovono in un contesto elettronico e pianistico, dalle tinte goth dark ma ammantate anche da un carattere psichedelico e similitudini con Kate Bush, Lene Lovich, Diamanda Galas. Un album da ascoltare con attenzione e che cresce progressivamente.
TUPAMAROS – Senza paura
Torna dopo 19 anni di silenzio la mitica band carpigiana con un nuovo album che trasuda, come sempre, passione, freschezza, audacia verbale. Tra combat folk, folk rock, incursioni nel reggae (“Da qui”), canzone d’autore, un’anima pop, ritroviamo il consueto piglio, sincero e urgente, che li ha sempre caratterizzati.
GLI ULTIMI – Sine metu
Quinto album per la band romana e centro perfetto. Dodici canzoni scritte con il cuore, l’anima, il sudore di una vita di strada. Punk rock che attinge dal sacro verbo dei primi Clash (“Pane e rose” potevamo tranquillamente trovarlo sul loro secondo album), dai loro epigoni Rancid, dai Social Distortion e dalla prima scena Oi! inglese (dai 4Skins agli Infa Riot), oltre che dai consanguinei Banda Bassotti. Semplicemente eccellente.
AMERIGO VERARDI – Un sogno di Maila
Uno degli autori più importanti nella scena alt italiana, dagli Allison Run ai Lula alle esperienze soliste. Una scrittura unica, articolata, profondamente psichedelica e visionaria. In questo lungo concept Syd Barrett é sempre dietro l’angolo ma ci sono anche Flaming Lips, il folk inglese di fine 60, “Pet sounds” dei Beach Boys, sperimentazioni, sonorità penetranti e avvolgenti. Un’ora e un quarto di fluttuazione lisergica, un gioiello lirico di rara fattura. Come sempre.
VIEWS – Homo dust and bust
Ritornano dagli anni 80 i grandissimi Views, guidato dalla sapiente chitarra, voce e firma di Giovanni Ferrario (alle spalle esperienze con PJ Harvey, Morgan e tanto altro). E i sette brani confermano la qualità del loro classico psych rock che attinge da Dream Syndicate, Lou Reed, Modern Lovers, Television, Velvet Underground. Sound chitarristico scarno e ruvido, voce perfetta per il mood, grandi canzoni.
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