Primo Maggio e la rivincita del baccalà
Ci sono momenti in cui vorresti imporre a te stesso l’allegria, affrontare la pagina bianca con il buonumore che merita chi leggerà le tue righe, insomma la speranza è sempre quella di essere spassosi, in un rapporto leggero di dare e avere. Ma oggi proprio questa volontà non si accende: complice la pioggia che non dà requie, è da quando ho aperto gli occhi che la mia testa ospita sempre lo stesso brano “è una canzone triste, triste, triste…”. Ho preso il caffè con Ivan Graziani, l’ho salutato sorridendo per questa visita inaspettata, ma a distanza di ore lui continua a martellarmi il cervello: “è una canzone triste, triste, triste…”. E’ così, c’è una grande tristezza nell’aria, abbiamo archiviato un 1 maggio che lascia dietro di sé lo sconforto della festa che non c’è stata, perché, pare, non sia più una festa, ma il tentativo di tante feste, tutte in musica perché è alla nostra amata amica che chiediamo aiuto nel momento in cui vogliamo dare segnali forti, unire le anime, stare vicini. La povera musica ci ha provato, ieri più che in altri giorni, dal concertone di Roma, quest’anno meno amato e quindi meno seguito, al concerto di Taranto per l‘Ilva, dove i contenuti sociali sono tornati fortemente in auge, al suono degli Aftehours, Fiorella Mannoia, Roy Paci (nella direzione artistica), Caparezza e molti altri, passando per il concerto di Napoli per la Città della Scienza e il finale bagnato del Torino Jazz Festival con Elio e le Storie Tese.
In tutta Italia abbiamo cantato, ballato, abbiamo provato, armati di musica a essere migliori, ma l’attualità triste e violenta di come si sono svolti i cortei riporta a una dimensione greve che sembra lasciarci un po’, per dirla come Ivan Graziani, rigorosamente virgolettato, “fottuti di malinconia”.
Così non se ne esce, però, quindi chiedo aiuto alla donna più ironica e rivoluzionaria che conosca, per risollevare gli animi, Mafalda, la bimbetta terribile di Quino. Mi torna in mente la vignetta su Norvegia, violenza e baccalà, questa qui:
Geniale! Viro bruscamente, cerco una deriva cialtrona (sapete già che lo faccio spesso), il baccalà mi ispira e ricordo che ieri Torino ha ospitato, oltre alle mille iniziative del TJF, il concerto di Robbie Williams, che ha scelto il capoluogo piemontese come unica tappa italiana del suo The Swing Tour Live. Penso all’ex ragazzotto con la sua faccetta dispettosa, impermeabile al delirio triste fra pioggia e manganelli, che fra atmosfere da Cotton Club e maccaroniche “That’s Amore”, inscena sul palco un matrimonio con una spettatrice. Desidero dare spazio e risalto al baccalà, desidero la sua rivincita sulla violenza, per cui va bene anche l’ex Take That come alleato, anche solo momentaneo, in questa terra dei cachi.
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