Riccardo Pedrini – Ordigni
Pubblicato originariamente nel 1998 esce ora un’edizione aggiornata con nuova copertina a cura di Hellnation Libri.
Un testo essenziale per la comprensione del primo punk (bolognese in questo caso ma dalla storia affine a tutto quello che accadde in Italia a cavallo tra i 70 e gli 80).
Non la classica cronologia di nomi, eventi, date (che ovviamente non mancano) ma un’analisi approfondita di ciò che pulsò, in maniera caotica e approssimativa, in quei giorni.
” Si tentava un’altra forma di vita, a suo modo irriducibile, o non riconducibile, se avessimo letto Bataille avremmo detto che quella passione sorgeva dalla negatività senza utilizzo a cui ci sentivamo predestinati…i Ramones ti facevano sentire felice mentre calpestavi i sobborghi in cerca di una piccola gioia subito. I Pistols erano rabbia lucida e insegnavano l’attitudine al confronto. I Clash erano la voce della metropoli globale, comprensibili da Brixton alla Bolognina”.
Pedrini (ex bassista dei Nabat e tra i primi skinhead bolognesi e italiani, successivamente membro del collettivo Wu Ming) entra nell’anima e nel cuore della vicenda, ne ricuce attitudini, vicende e situazioni, con lucidità, talvolta spietata, altre volte amara o affettuosa.
“L’importanza di quella fase, per la storia del nostro paese è largamente sottovalutata.
TUTTA la storia recente del nostro paese è largamente sottovalutata, inesplorata, resa estranea a quegli stessi che l’hanno vissuta.
Perché in realtà si crede di ricordare e non si è in grado, generalmente, di tenere un discorso coerente né sugli anni Settanta, né, forse in maniera ancora maggiore, sugli anni Ottanta…è difficile oggi rendersi conto della portata rivoluzionaria all’epoca, insita nel semplice fatto di radersi i capelli, mettersi un paio di pantaloni a tubo, andarsene in giro con i vestiti trafitti da un bel po’ di spille da balia.
Significava rifiutare in blocco, incosapevolmente o meno, anni e anni di controcultura, rifiutare la liberazione del corpo come mille altre utopie, significava invertire scientemente un’immagine giovanile allora dominante.
Tutti avevano i capelli lunghi. Tutti portavano i jeans a campana. Tutti si occupavano di politica.”
Pedrini parte dai primi passi del punk bolognese (da cui esclude tutto il giro Skiantos etc), facendolo iniziare da quando Raf Punk e vari accoliti (tra cui anche i primi Nabat) incominciarono a farsi vedere e sentire, molto rumorosamente, analizza il passaggio di molti allo stile skinhead, per chiudere nel 1983, quando proprio questa scena collassa con il “famoso” raduno Oi! di Certaldo che distrugge definitivamente anni di convivenza con la divisione tra neofascisti, apolitici, “rossi”, punk etc etc.
Per chi vuole aggiungere un tassello in più alla conoscenza di questo (ancora) contorto ambito, questo libro servirà a dare un aiuto determinante.
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