SERENA – Streetlights

Una ricerca sonora che diventa ricerca di sé stessi, oscillante fra ciò che si desidera e il coraggio di volersi bene

“But you will never know, how it feels to be like one of those big bright supermarket’s window at night: empty inside, but shiny out front” – “Ma tu non saprai mai come ci si sente ad essere come le vetrine dei supermarket la notte, scintillanti sul davanti, ma vuote e buie dentro”.

Un amore tossico, un desiderio impossibile da realizzare e un groviglio di emozioni che ti tiene legato, senza concederti la persona amata nè darti la chance di volerti abbastanza bene da slegarti da quegli stessi lacci emotivi ed essere libera.

«Per un anno e mezzo sono stata follemente innamorata di qualcuno non disponibile. Era nel mio gruppo di amici quindi era inevitabile vederlo ogni giorno o ogni volta che si usciva. Molte notti sono tornata a casa da una festa da sola, piangendo per strada, sotto la luce dei lampioni, desiderando che fosse successo qualcosa tra di noi. Avevo così poco amore per me stessa che pensavo di meritare l’amore di qualcuno così annoiato della sua stessa relazione che voleva solo attenzioni da parte mia». Serena 

Il video di Streetlights rappresenta un viaggio di ritorno verso casa, dopo una notte fuori in un bar o ad una festa qualsiasi, in un quartiere qualsiasi della metropoli londinese. La colour palette ed il wide angle nella videocamera esaltano quell’atmosfera “offuscata e sognatrice” di quando si rientra la notte tardi, un po’ stanchi ed un po’ alticci. La stazione della metro, le vetrine illuminate dei supermercati chiusi, le botteghe nell’angolo, i bus notturni, quel pezzo di parco da attraversare prima di casa, tutti quegli elementi famililiari di un tragitto che sappiamo a memoria, ma con un’unica differenza: è il momento di smettere di essere succube degli eventi della serata e prendere in mano le redini della propria vita. Basta cercare conforto in qualcuno che non sarà mai capace di darcelo, è ora di lasciare la festa, saltare sul treno e tornare a casa da quella persona che sarà sempre li ad aspettarci, quella di cui dobbiamo prenderci cura: noi stessi.

Il brano è contenuto nell’Ep “Welcome to Wasteland” con quattro tracce in cui “Waste-Land”, è il mondo di opportunità perse in “Streetlights”, quel territorio in cui ci si maledice tornando a casa la sera, riversando lacrime su lacrime sul perché quella serata appena trascorsa non sia andata come immaginavamo.
“Waste-Land” è il pianeta inquinato in cui viviamo, con gli oceani coperti per metà dai nostri rifiuti come denunciato nella prima traccia “Wild Lavender”.
“Ophelia” è la rappresentazione della depressione, quando l’unica cosa che si può fare è sperare di essere portati via dalla tempesta di vento, volare alto nel cielo e non tornare mai più
“Mind the Gap” è nei fatti l’introduzione di Streetlights. Nata durante le performance live come momento di gioco e sperimentazione con i suoni campionati della metro di Londra è rimasta come traccia a parte nell’Ep, un sorta di intervallo strumentale prima del gran finale.
«Per molto tempo sentivo di aver scritto questo gruppo di brani inevitabilmente legati tra loro, ma non sapevo come sintetizzare questo rapporto. Poi un giorno capii, quelle canzoni così diverse tra loro, avevano come filo conduttore  la sperimentazione e la ricerca, di un suono ma anche di se stessi. Sono il dolore, la gioia, l’avventura, la paura di avere vent’anni e seguire i propri sogni mentre si cerca di diventare la persona che si è sempre voluto essere». Serena

Antonio Bacciocchi

Scrittore, musicista, blogger. Ha militato come batterista in una ventina di gruppi (tra cui Not Moving, Link Quartet, Lilith), incidendo una cinquantina di dischi e suonando in tutta Italia, Europa e USA e aprendo per Clash, Iggy and the Stooges, Johnny Thunders, Manu Chao etc. Ha scritto una decina di libri tra cui "Uscito vivo dagli anni 80", "Mod Generations", "Paul Weller, L’uomo cangiante", "Rock n Goal", "Rock n Spor"t, Gil Scott-Heron Il Bob Dylan Nero" e "Ray Charles- Il genio senza tempo". Collabora con i mensili “Classic Rock”, "Vinile" e i quotidiani “Il Manifesto” e “Libertà”. E' tra i giurati del Premio Tenco e del Rockol Awards. Da sedici anni aggiorna quotidianamente il suo blog www.tonyface.blogspot.it dove parla di musica, cinema, culture varie, sport e con cui ha vinto il Premio Mei Musicletter del 2016 come miglior blog italiano. Collabora con Radiocoop dal 2003.

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