Tupac fantasma sul palco

Ti capita di nascere a New York nel 1971 da una madre bella tosta, membro delle Pantere nere, detenuta in carcere per gran parte della gravidanza. Ti capita di essere battezzato ben due volte, la prima come Lesane Parish Crooks, la seconda, a sei anni, come Tupac Amaru Shakur, in onore di Tupac Amaru II, rivoluzionario peruviano, contro i colonizzatori spagnoli. Ti capita di girare per diverse città con la tua famiglia e di avvicinarti alla musica per dire, tanti anni fa, che negli Stati Uniti le armi da fuoco sono un flagello. Ti capita di essere uno spacciatore, di andare in prigione, ma anche di diventare un genio dell’Hip Hop, tanto da essere considerato uno dei profeti del Gangsta Rap e del G-funk, tanto da vincere un disco di platino e uno d’oro in due anni. Ti capita di morire a Las Vegas, ucciso da cinque proiettili, dopo aver assistito a un incontro di boxe tra Mike Tyson e Bruce Seldon e per questo entri nella leggenda perché, pare, che a ucciderti siano stati Notorius B.I.G. e Puff Daddy, cui forse non bastava più di colpirti a suon di rap. E così entri nella leggenda, santificano te e la tua musica, ti capita una cosa di quelle che sanno di glorificazione: la tua faccia sui murales sparsi nei ghetti americani, belli ed evocativi da diventare meta di pellegrinaggio. I giovani si ispirano, questo fanno i profeti, parlano prima, vengono seguiti dopo. Ma a te, icona simbolo di tante cose, capita qualcosa di più: ti capita di risorgere!

Ci pensano due tuoi amici, Snoop Dogg e Dr. Dree che salgono con te sul palco del Coachella Festival e cantate, fra il delirio stupito di tutti, Hail Mary e 2 of Amerikaz Most Wanted. Non ci sei più dal 1996, ma sei lì, potenza della tecnica! Ti aggiri per il palco con tutti i tuoi muscoli e i tuoi tatuaggi, sei un ologramma, un’amata presenza, il fantasma sul palco: ci sei di nuovo.Come questo sia possibile è presto detto. Non sei un ologramma, sei un Fantasma di Pepper, cioè un’illusione resa possibile da un filosofo e alchimista italiano del 1500, Giovanni Battista Della Porta, che era anche uomo di teatro e quindi sempre alla ricerca di effetti scenici. I suoi studi furono ripresi nel XIX secolo dall’inglese John Pepper, da cui il nome. Niente di strano, è un gioco di specchi che crea l’illusione della presenza. Tu sei lì, Tupac, canti, duetti, con un impatto emotivo che lascia senza fiato e scatena di tutto, dalla gioia alla rabbia, chi polemizza, chi si gode ancora una volta una performance inaspettata, ma ciò che noi vediamo è la tua immagine riflessa su un foglio di poliestere posto fuori scena, che ti catapulta sul palco. Sei un trucco. Meno male perché l’idea di tornare, reincarnarsi, ti piaceva poco, tanto da tatuartelo sul braccio, come promemoria “My only fear of death is coming back reincarnated”. Sei tornato solo per un attimo, pantaloni bianchi e senza maglia, chissà forse il tuo fantasma si è girato per mostrare al pubblico ancora una volta la tua schiena con impresso “Fuck the world”.

E così sia!

 

Elena Miglietti

Giornalista, appassionata di Medioevo e pallavolo, scrive favole. Per Coop ha coordinato per diverso tempo la redazione piemontese del periodico Consumatori, essendo anche membro della redazione nazionale. Da anni racconta l'esperienza delle cooperative Libera Terra, che lavorano le terre confiscate alla malavita dell'entroterra corleonese. E' fra i promotori del S.U.S.A. Collabora con Radiocoop dal 2010.

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