UJIG – Deedoo (ANTEPRIVA VIDEO ESCLUSIVA)
Venerdì 6 giugno 2025 Luminol Records pubblicherà Delta, il nuovo e atteso album degli Ujig.
Per presentare il quarto disco della sua storia, la formidabile prog-fusion band milanese ha pensato a quattro video – di cui l’ultimo dal vivo – che anticipano l’album e raccontano una storia in musica. Un trip avventuroso e visionario, nel quale l’audace formula strumentale di Konstantin Kräutler (batteria), Edoardo Maggioni (tastiere), Marco Leo (chitarre) e Cesare Pizzetti (basso) rivela tutta la sua potenza melodica e il fascino di una seducente complessità.
Dichiara Marco Leo:
«Deedoo è stata scritta in diversi anni, essendo prima nata l’idea della armonia (un unico giro armonico di quattro accordi che si ripetono fino al solo di batteria), poi è nata la melodia negli ultimi mesi prima della produzione di Delta, luglio o agosto 2024. Alla scaletta di Delta erano destinati altri brani che in realtà sono ancora fermi e saranno inseriti nel nostro prossimo disco, ma una sera studiando è nata questa melodia che lo ha spinto nel novero dei brani da pubblicare assolutamente.
Deedoo ha una radice mediterranea, il tema è scritto su una pentatonica con qualche abbellimento ma la natura e la profondità della melodia sono nate cantando e suonando insieme, come mi ha insegnato Umberto Fiorentino, di cui sono stato allievo. Mi sono stupito anche io mentre la stavo scrivendo perché l’armonia è defunzionalizzata e modale ma la melodia le ridona un aspetto più morbido e meno cervellotico, e descrive le due fasi del tema A e B.
L’idea è quella di una preghiera perché la voce come strumento ricorda un po’ il senso ancestrale del canto, dove non sono le parole a chiedere qualche grazia ma è il suono della voce a celebrare la bellezza dell’esistenza, per il respiro donato che crea il suono e che è simbolo di vita. Deedoo è un anche un auspicio per la vita di questo periodo storico, che sia più leggera ma anche mossa dalla ricerca delle cose vere e importanti. La coda del pezzo, cambiando l’armonia ,vuole evocare proprio questo senso di tensione nella ricerca».
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