Un rap per gli orti

Ebbene sì, anche gli alberi hanno una loro musica: canzoni, ritmi, sinfonie e concerti che, grazie a una serie di strumenti elettronici, cavi e microfoni, messi a punto da Laura Silingardi e Tiziano Franceschi, si trasformano in meravigliosi concerti. Una bella novità, attraverso il lavoro di questa coppia, musicologa lei, programmatore informatico lui, scopriamo che il mondo vegetale, non solo comunica, ma canta. E dire che di piante e fiori è pieno il firmamento musicale italiano e straniero, dalle “Rose Rosse” di Massimo Ranieri, ai “Fiori rosa fiori di pesco” di Battisti, passando per Papaveri, tuli-tuli-tuli-tulipann, fiorellini di lillà, fino a più poetici ganuffeni genovesi di De André in “Creuza de ma”. E se per Endrigo ci voleva un fiore e Branduardi coglieva la prima mela, Giorgia gira come un Girasole e Eros Ramazzotti celebra ”lo spirito degli alberi che si muove con le nuvole”. Un mondo verde di cui cantare, fra similitudini e testi accorati, come il “Lotus Flower” dei Radioheed, o i ciliegi sotto cui si sposa Nick Cave in “People Ain’t No Good”, un mondo verde cui dedicare una poetica simbolica come “The Joshua Tree” degli U2 e ancora un mondo verde per cui piangere, nel brano “Earth Song”, in cui Mickael Jackson, con un video, denuncia la selvaggia deforestazione.

Insomma, chi più ne ha più ne metta; certo è che questi silenziosi esseri viventi verdi e colorati, che allietano i nostri occhi e tanto hanno ispirato poesie e musica, da tempo lanciano un grido di allarme e ora cantano per serrare i ranghi di una rivoluzione silenziosa cui le persone lievi stanno sempre più rispondendo. Ecco quindi che sbocciano progetti per un’economia diversa, facile chiamarla green, che metta a frutto il nostro impegno nel valorizzare il verde nei posti più impensati: orti urbani, messe a coltura sui tetti o sui davanzali, piccoli grandi gesti per riavvicinare le persone a un progetto che leghi produzione e consumo domestico. Negli Stati Uniti lo fanno a tempo di rap con “Home Grown” di Keith Cross che, a modo suo, racconta il progetto degli orti urbani, lo facciamo anche noi in Italia con iniziative per coinvolgere il cittadino. E’ il caso di BioMa Urbano, una piattaforma libera, liquida e gratuita, ideata da un’ex guerrilla gardener torinese, Isabella Zanotti, in grado di essere copiata e replicata in ogni città, facendo un uso utile e intelligente della tecnologia. Giusto un promemoria, invece di raccogliere ortaggi virtuali in fattorie infilate in passatempi da telefonino, si può mappare il cosiddetto Terzo Paesaggio di Gilles Clément, quel verde urbano nascosto negli anfratti del cemento, che esplode all’improvviso come un ritornello meraviglioso.

Oggi, come ha già detto qualcuno, la rivoluzione si fa anche con gli orti, sporcandosi le mani nella terra, prendendosi cura giorno per giorno di piante in grado di nutrirci, alla faccia di qualunque Down Jones.

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Elena Miglietti

Giornalista, appassionata di Medioevo e pallavolo, scrive favole. Per Coop ha coordinato per diverso tempo la redazione piemontese del periodico Consumatori, essendo anche membro della redazione nazionale. Da anni racconta l'esperienza delle cooperative Libera Terra, che lavorano le terre confiscate alla malavita dell'entroterra corleonese. E' fra i promotori del S.U.S.A. Collabora con Radiocoop dal 2010.

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