VALERIO PICCOLO – Hourglass

Il pezzo dal respiro sonoro internazionale che celebra il concetto di rinascita, è il primo tassello di un nuovo progetto musicale che vedrà la luce in America nel prossimo autunno.

Hourglass – ovvero La Clessidra – parla di quel momento in cui decidi che tutto (una storia d’amore, un percorso, la vita) può ricominciare daccapo con un semplice “flip”, una rapida giravolta, un’inversione a U. Giri la clessidra, e la sabbia ricomincia a scendere. Sempre la stessa sabbia, sempre la stessa storia, si potrebbe pensare. Invece ogni volta è nuova, e fresca, come il tempo che segna, che è sempre nuovo e sempre si rinnova.

E quindi tutto è uguale, ma tutto è nuovo, e diverso. Come la successione dei granelli di sabbia che cadono, una sequenza mai uguale a quella precedente.

Hourglass è questo: è una storia d’amore e di vita che da splendore si è fatta tenebra, e allora riuscire a tornare a quel sole sembra uno sforzo improponibile, sovrumano. Forse è più facile abbandonarsi al dolore e al rimpianto. E invece la soluzione, a volte, è più semplice di quello che sembra.

Hourglass è, musicalmente, un viaggio continuo tra Italia e USA. Come il percorso artistico di Valerio Piccolo, un filo sempre teso attraverso l’oceano (alimentato anche dal suo essere traduttore di grandissimi film americani). Una musica non sempre etichettabile, una fusione personale e originale di mondi distanti. Non è un caso che in questo viaggio ci siano musicisti dai passati differenti, ma tutti con un grande respiro (musicale) internazionale. Nonché già presenti in quasi tutti i lavori di Valerio Piccolo. Dagli arrangiamenti e le chitarre di Massimo Roccaforte (produttore artistico e chitarrista storico di Carmen Consoli, e da sempre produttore artistico di Valerio Piccolo) al basso di Mike Visceglia (newyorkese DOC, musical director e bassista di Suzanne Vega per quasi 30 anni), al violoncello di Gionata Costa (Quintorigo), alla batteria di Simone Prattico (grande esperto di contaminazioni, oscilla tra il jazz del suo trio – acclamato in USA e Canada – alle sonorità trasversali di un cantautore come Piers Faccini). Non è un caso che questo pezzo sia cantato in inglese, una lingua ritenuta il collante ideale di questo collage musicale.

Antonio Bacciocchi

Scrittore, musicista, blogger. Ha militato come batterista in una ventina di gruppi (tra cui Not Moving, Link Quartet, Lilith), incidendo una cinquantina di dischi e suonando in tutta Italia, Europa e USA e aprendo per Clash, Iggy and the Stooges, Johnny Thunders, Manu Chao etc. Ha scritto una decina di libri tra cui "Uscito vivo dagli anni 80", "Mod Generations", "Paul Weller, L’uomo cangiante", "Rock n Goal", "Rock n Spor"t, Gil Scott-Heron Il Bob Dylan Nero" e "Ray Charles- Il genio senza tempo". Collabora con i mensili “Classic Rock”, "Vinile" e i quotidiani “Il Manifesto” e “Libertà”. E' tra i giurati del Premio Tenco e del Rockol Awards. Da sedici anni aggiorna quotidianamente il suo blog www.tonyface.blogspot.it dove parla di musica, cinema, culture varie, sport e con cui ha vinto il Premio Mei Musicletter del 2016 come miglior blog italiano. Collabora con Radiocoop dal 2003.

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