«We can be heroes, just for one day»
Esistono canzoni capaci di sopravvivere all’ascolto plurimo, quello sfinente del replay continuo, puoi capitare abbandonarle temporaneamente, per poi tornare a sentirle e risentirle. Al di là dei gusti personali, è ciò che capita con brani come “Starway to heaven” dei Led Zeppeling o a “Like a Hurricane” di Neil Young, ma solo per dirne due a caso. Sicuramente succede con “Heroes” di David Bowie.
Siamo nel 1977 e il Duca Bianco sta attraversando il periodo più deleterio della propria vita, vive a Los Angeles, si distrugge di cocaina e alcool e i suoi amici (mica un Claudio o un Francesco qualunque, i suoi amici sono John Lennon e Elton John…) sono convinti che ormai sia prossimo a lasciare questo mondo. Poi qualcosa scatta e Bowie si trasferisce a Berlino città non facile in quegli anni, che tuttavia lo indirizza verso una risalita professionale e umana. In questo contesto nasce l’album “Heroes” e la canzone omonima che, leggenda vuole sia ispirata dall’aver visto due collaboratori che si baciavano davanti al muro di Berlino, proprio sotto le finestre degli Hansa Studio dove Bowie stava registrando. Per amor di gossip i due erano la corista Antonia Maaß e il produttore Tony Visconti, che diventano così i protagonisti di quel grido disperato dell’ultimo romantico sulla terra, il momento topico in cui un uomo implora la sua ragazza di non andarsene, di non scegliere la strada più facile. Il muro di Berlino, archetipo atroce e violento di divisione, è l’ostacolo fra i due amanti, oltre a essere il simbolo della guerra fredda. Poi Robert Fripp ci mette la chitarra e Brian Eno fa il resto.
Di “Heroes”, scritto rigorosamente con le virgolette per dare un tono ironico al concetto di eroe e non scadere nel melenso, esistono una versione tedesca “Helden” e una francese “Héros”, entrambe cantate da David Bowie. Qualunque sia la lingua, il messaggio di ribellione e ambizione personale è sempre lo stesso: “spacchiamo il mondo baby”, che poi sia solo per un giorno è un dettaglio che non va neanche considerato, sarà per quella carica suonata dalle chitarre di Fripp che, sostenute dal sintetizzatore di Eno, erigono un muro del suono indimenticabile e sembrano rendere tutto possibile.
Poi qualcuno ha voluto vederci anche altri significati, ma questa è un’altra storia.
«We can be heroes, just for one day».
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