Settembre Nero, che cosa dire di noi?
E’ una festa il 18 gennaio quando Settembre Nero, la band torinese formata da Nino “Tosh” Azzarà, Franco “Tek” Gazzola e Andrea “Cil1” Cilano, presenta al pubblico il video il brano “Che cosa dire di noi”. Estratto dall’album “La Dittatura del Piano B” , prodotto da DEWREC, con la regia di Ortiche, il video è montato da Baldassarre Moretto e del trucco si è occupata Martina Comba: una produzione molto torinese, che affida ad alcuni luoghi della città, molte delle atmosfere in cui i personaggi si muovono. Il video è livido e accompagna lungo sentieri vischiosi, come il miele che ricorre in molte scene, intrappolando l’ascoltatore (in questo caso spettatore) in un’atmosfera intrigante e a tratti ipnotica, sorretta dal ritornello che torna e ritorna e ritorna. La scena è affidata ai tre membri della band e nel video si riconoscono l’attrice Virginia Cerqua e il DJ Marcelo Tag.
Dell’album avevamo già detto, e bene. Abbiamo quindi chiesto ai Settembre Nero, in particolare a Nino “Tosh” Azzarà, di raccontare la storia di questo video.
“Che cosa dire di noi” è il nostro terzo video, dopo “Sexy Kitten” nel 2010, diretto anch’esso da Ortiche, e “Fiore Nero” del 2012, auto prodotto da noi.
Il primo dei due era stata una gioiosa convention di amici con tanta improvvisazione, il secondo è stato un tunnel che abbiamo percorso da soli attraverso il testo della nostra canzone; quest’ultimo è stato il nostro primo vero video con una produzione al fianco, che ci ha seguito sin da quando abbiamo sottoposto il soggetto del clip, elaborandolo e sviluppandolo con noi, attraverso l’individuazione e l’allestimento delle location.
Com’è stata l’esperienza di lavorare con una direzione artistica?
E’ stato per noi un salto di qualità sotto diversi aspetti, da quello di abbandonare il nostro playback con gli strumenti, presente nei primi due video e cliché stantio dei video delle rock band, a quello di affidarci totalmente, come attori, al regista, dimenticandoci di essere dei musicisti… il risultato, grazie all’immaginifica fotografia di Ortiche, rende perfettamente l’atmosfera claustrofobica della canzone e delle sue liriche: pensiamo di avere a disposizione, finalmente, un veicolo di promozione all’altezza dei nostri obiettivi. La vita delle band come la nostra, tra un concerto e una registrazione, si svolge ormai principalmente sui social network e i contenuti con cui ci promuoviamo su di essi sono fondamentali nella loro qualità e originalità, e tra di essi il videoclip ne è sicuramente il principale.
Il video ha un bellissimo gioco di luci, dal livido ad alcuni tratti più caldi; è materico, quasi si percepiscono temperature e consistenze. Come avete vissuto tutto questo?
I giorni delle riprese sono stati caratterizzati da una continua e stimolante tensione dettata dal fatto di avere in mente cosa volevamo, ma di scoprire minuto dopo minuto come realizzarlo insieme alla produzione e, location dopo location, ripresa dopo ripresa, senza neanche accorgercene, ci siamo trovati con tutto il materiale che ci serviva. L’esperienza nella fontana, per esempio, è stata fatta con l’incoscienza tipica di chi non considera ostacoli mentre crea la sua arte e il freddo è passato in fretta.
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