ARBOS – Sogno di luce
L’Arbos era una fabbrica di mietitrebbie di Piacenza, rinomata in Italia e nel mondo, che, in vista della chiusura divenne per breve tempo, nel 1975, “proprietà” dei lavoratori in una sorta di autogestione (il tutto è ben spiegato in “L’Arbos”). Finì male ma resta un’esperienza unica e iconica. Da quel momento irripetibile prende il nome la band genovese/piacentina che propone nell’album d’esordio un riuscito e arrembante mix di musica dura e ipnotica che accompagna le parole spietate di Lorenzo Calza che canta e declama testi che parlano, senza mezzi termini del dramma dei migranti (“Idomeni”), del dramma dei lavoratori e del sistema lavoro attuale (“Roma”), della crisi esistenziale di chi ancora crede in certi valori (“L’uomo in rivolta”), storie operaie. L’album è una sorta di concept, di corpo unico, solido e compatto, che riporta alle sonorità di Massimo Volume, Spartiti, Offlaga Disco Pax o al bellissimo “La vita quotidiana” di Enrico Brizzi e Yu Guerra (con un pizzico degli ultimi Area). Da avere.
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