ERIC MORMILE – Figlie d’ ‘a Fonte d’ ‘e Suone
In un’era dominata da ritmi frenetici, in cui il breve e l’effimero regnano sovrani, il tempo scorre veloce e la musica tende ad inseguirlo con brani sempre più brevi e consumati in fretta, Eric Mormile si distacca audacemente dalla norma presentando “Figlie d’ ‘a Fonte d’ ‘e Suone”, il suo nuovo singolo. Il brano, superando la soglia dei 5 minuti, si rivela non solo atipico per la sua durata, ma anche emblematico di un messaggio profondo e universale: la musica come faro lucente, capace di unire al di là di ogni confine.
La traccia, con la sua estensione, appare quasi una sfida al mercato “mordi e fuggi”, ma per Eric rappresenta la dimensione naturale dell’espressione artistica: ampia, profonda, e inesauribilmente ricca.
Scritto nel 2020 dalla penna innovativa e al contempo intensamente radicata alla tradizione dell’artista napoletano, “Figlie d’ ‘a Fonte d’ ‘e Suone” nasce sotto l’ala protettiva dell’isola di Ischia, una musa che continua a donare ispirazione e rifugio creativo a Mormile.
Dal suo debutto ufficiale con “Quanta Luce“, Eric si è distinto per la sua capacità di combinare sonorità moderne con tematiche di rilevanza sociale, esortando l’ascoltatore a riconoscere e coltivare il proprio “bagliore interiore”. Con le successive release, “Nun Pozzo Cchiù Guarì“, “Anema ‘e Lione“, e con l’album d’esordio “Quanta Luce“, l’artista ha sempre mostrato la sua dedizione a sonorità che abbracciano le influenze di Peter Gabriel, Phil Collins, e i Mr. Mister. Attraverso l’utilizzo di strumenti iconici quali la Drum Machine Roland CR-78 e lo Stage Piano Yamaha CP-80, anche in questo preludio del suo nuovo disco Mormile non solo rende omaggio a queste influenze, ma plasma un’identità musicale che è intimamente sua, come un abito su misura indossato con orgoglio e naturalezza.
«“Figlie d’ ‘a Fonte d’ ‘e Suone” – dichiara – è uno di quei brani che porto nel cuore non solo per la sua origine, ispirata durante uno dei miei “soggiorni creativi” ad Ischia, ma per il significato profondo che racchiude. È una canzone nata dall’esigenza di unire le voci di amici e colleghi con cui ho avuto il piacere e la gioia di condividere il palco e la vita, trasformando l’esperienza individuale in un coro di emozioni e ricordi. Anche in questo caso, a supervisionare la parte testuale ci ha pensato il mio amico e ormai stretto collaboratore Salvatore Palomba, autore della celebre ‘’Carmela’’ portata al successo da Sergio Bruni. Conscio del fatto che il mio suono ha bisogno di una continua evoluzione, mi sono affidato alle mani magiche di Nino Pomidoro, che ha mixato e masterizzato il brano».
L’inclusione di Attilio Apa, Giuseppe Toscano, Milena Setola, e Giusy Lo Sapio nel brano non è casuale, ma rispecchia la volontà di Mormile di celebrare il legame indissolubile che la musica sa creare tra le persone, unendo le loro voci in un’unica, vibrante espressione artistica. La partecipazione di Luca Guida, con il suo shaker, impreziosisce ulteriormente la traccia, confermando l’idea che ogni dettaglio, ogni suono, contribuisca a dar vita ad un’opera complessa e stratificata.
Nel testo di “Figlie d’ ‘a Fonte d’ ‘e Suone”, questa visione viene analizzata, espressa ed enfatizzata in maniera sorprendente: «Dimme si esiste na cosa cchiù fforte ca aunisce tutte ‘e perzone, nun è ll’odio, nun è ll’ammore, nun è religione. Uommene e femmene simme tutte quante figli d’ ‘a fonte d’ ‘e suone…». Queste parole, incise con maestria, riflettono una visione del mondo dove la musica trascende le barriere, diventando un linguaggio universale che parla direttamente all’anima, al di là delle differenze che ancora troppo spesso ci dividono. Tra le discrepanze e i conflitti che continuano a frammentare la nostra contemporaneità, Eric Mormile ci ricorda il potere salvifico dell’arte sonora, capace di creare un senso di appartenenza universale, un luogo giudizio e senza confini in cui ciascun individuo può ritrovare se stesso e gli altri; un ponte indistruttibile che collega tutti noi al di là di qualsiasi spartizione.
Questo brano, però, non è solo una riflessione astratta sul potere unificante della musica; è anche la celebrazione tangibile di legami reali, forgiati nel corso degli anni, tra palchi condivisi e momenti di vita vissuta insieme. Mormile, con la sua scelta di includere voci amiche nel pezzo, trasforma il concetto di famiglia musicale in una realtà palpabile, un esempio concreto di come l’arte possa diventare il terreno comune su cui costruire relazioni durature e significative.
La musica, quindi, diventa un dialogo continuo, un flusso ininterrotto di comunicazione tra esseri umani che, pur nelle loro peculiarità e differenze, si scoprono uniti da un filo invisibile ma inestricabilmente forte. È in questo spazio sacro, tra le melodie e i ritmi di “Figlie d’ ‘a Fonte d’ ‘e Suone”, che Eric e i suoi compagni di viaggio, Attilio, Giuseppe, Milena, Salvatore, Nino e Giusy, tessono insieme un tessuto armonico che avvolge l’ascoltatore, invitandolo a diventare parte di questa grande famiglia musicale.
«Questo brano – conclude Mormile – rappresenta l’unione musicale con tutte quelle persone con cui ho condiviso il dono della musica. Attraverso “Figlie d’ ‘a Fonte d’ ‘e Suone” ho voluto rendere omaggio a quei legami che vanno oltre la semplice collaborazione artistica, diventando parte integrante della nostra vita quotidiana. Con Attilio, Giuseppe, Milena, Salvatore, Nino e Giusy, il concetto di famiglia musicale assume una dimensione reale e tangibile, dove ogni nota suonata insieme diventa testimonianza di un’affinità profonda e sincera».
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