FIESTA ALBA – Burkina Phase
“Burkina phase” taken from Fiesta Alba’s debut EP Music by Fiesta Alba Voice and words by Thomas Sankara taken from “Panafrican summit, 1987” Video by Guido Ballatori
Presentazione band
I Fiesta Alba sono 4 lottatori che condividono una passione: lottano una vita intera contro la banalità del male declinata secondo il conformismo musicale, lo strapotere dei signori della discografia, il declino del rock, la dittatura dell’heavy rotation. Abbattono le frontiere tra il nord e il sud del pianeta, tra la musica colta e quella del popolo, tra l’acustico l’elettrico e l’elettronica. Salgono sul ring delle piattaforme digitali rivelando le loro vere maschere, e alzando il pugno gridano “Lucha libre!” Gli incontri sono truccati, gli avversari insostenibili, sanno di essere perdenti in una moltitudine immensa, in un pianeta in cui nessuno vince davvero, con una sola, quieta certezza nel cuore: non può perdere chi non ha nulla da perdere.
Fiesta Alba viene alla luce con un primo lavoro omonimo costituito da 5 brani eterogenei nella forma ma omogenei nella sostanza. Ispirato dal math rock di matrice anglosassone e spogliato di inutili virtuosismi il lavoro subisce le influenze dell’afrobeat minimalista, dell’elettronica ispirata agli anni ‘90, del post-punk chitarristico, del dub e del rap per arrivare a una formula contemporanea e originale. I 5 brani possiedono un respiro internazionale che dall’Europa arriva in Africa attraverso i ghetti di New York. Gli intarsi chitarristici sono supportati dal groove ritmico e digitale, disegnando geometrie colorate e traiettorie geografiche negli emisferi musicali di questo scorcio di millennio.
Riferimenti musicali:
Talking Heads – King Crimson – Fela Kuti – Steve Reich – Battles – Tera Melos
Da questo primo lavoro viene tratto il secondo video della band:
Burkina phase
Un’elettronica minimalista abbraccia arabeschi di chitarre. Steve Reich sonnecchia all’ombra di un baobab, mentre la voce di un fiero leader di un mondo scomparso grida inconfessabili verità ai mostri del nostro millennio.
Il videomaker Guido Ballatori interpreta il brano in una cifra stilistica che richiama da vicino la Videoarte. Attraverso l’utilizzo della grafica digitale si manifestano i concetti di contaminazione e colonizzazione, elementi naturali e artificiali si interfacciano senza alcuna soluzione logica.
Tra l’arcaico e il contemporaneo viene evocato Thomas Sankara, il leader africano assassinato, che diventa icona nella sua trasfigurazione elettronica, mentre denuncia l’occidente e le sue relazioni aggressive.
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