GIORGIO RIMONDI – L’invasione degli Afronauti
La finzione speculativa che tratta temi afroamericani e si occupa delle preoccupazioni afroamericane nel contesto delle tecnocultura dele ventesimo secolo – e più generalmente, la significazione afroamericana che si appropria delle immagini della tecnologia e di un futuro protesicamente potenziato – volendo individuare il termine più adatto potrebbe essere chiamata “AFROFUTURISMO“.
…si dava così spazio al desiderio della middle class di impossessarsi dello spazio interstellare per colonizzarlo, una volta crollata la macchina mitografica del far west e divenuto impraticabile il mito della frontiera interna”.
Un lavoro curioso ma allo stesso tempo colmo di suggestioni, stimoli, particolarità semi sconosciute che approfondisce, in modo dettagliato, colto, accademico e mai banale, il rapporto tra la cultura afroamericana, la tecnologia e la fantascienza.
Passando da Duke Ellington (“considero lo Sputnik un’opera d’arte nello stesso tempo in cui osservo un grande dipinto, leggo una grande poesia, ascolto una grande opera musicale”) a Janelle Monae, da Ornette Coleman a Sun Ra, attraverso i Parliament/Funkadelic di George Clinton ma anche Toni Morrison, lo splendido e oscuro “Mumbo Jumbo” di Ishmael Reed, il pionieristico “The comet” di DuBois, si viaggia (rigorosamente in astronave) tra una visione storica lucida e concreta (dalla tratta degli schiavi ai giorni nostri), analisi filosofiche della creatività afroamericana (da sempre restia ad abbracciare il mondo science fiction) e riflessioni interessantissime.
A corredo un’ampia bibliografia e fonti dettagliatissime.
Basilare per i cultori della black music & culture.
La schiavitù ha funzionato come un’esperienza apocalittica, come l’equivalente di un rapimento alieno: a quale normalità potremmo mai sperare di tornare dopo quanto accaduto?
Le idee, le esperienze e anche le speranze che ritroviamo nelle pratiche afrodiasporiche partono tutte dall’antica abduzione, dal rapimento originario, poiché da quel momento i ponti sono stati tagliati e non c’é alcuna possibilità di recupero.
Ciò che manca infatti è il prima, il termine di paragone, ovvero la possibilità di confrontarsi con un’idea di normalità.
L’Apocalisse detremina infatti una frattura multipla, allo stesso tempo sociale, temporale e ontologica: qualcosa scompare e questo qualcosa ha a che fare con la possibilità che si dia un punto di partenza, un’origine.
Da quel momento il soggetto afrodiasporico è costretto a vivere in una Alien Nation ovvero a considerarsi come un popolo allo stesso tempo alieno e alienato.
Giorgio Rimondi
L’invasione degli Afronauti
Shake edizioni, 2022
234 pagine
18 euro
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