IBISCO – Pianure
Esce il video di Pianure, ultimo singolo di IBISCO per V4V Records (in licenza esclusiva Virgin Records/Universal Music Italia e publishing Sony ATV).
Il video, diretto da Letizia Giorgio, è ambientato proprio nella pianura, lo stesso IBISCO la racconta come “un grande spazio di coscienza capace di riflettere i momenti di solitudine propri di chi non sa fare a meno di perdersi dentro sé. Un tessuto geografico perfetto per incrociare un’esistenza terrena tanto sfuggente quanto capace di incollarti ai suoi luoghi più sinceri, macchie indelebili dei destini notturni: bianchi e neri, contrastati, sempre a cavallo tra la luce sfacciata di un abbagliante e l’oscurità profonda della notte.”
Il brano ci mostra ancora un’Emilia dark, sintetica e rarefatta, malinconica e rabbiosa. La ricerca musicale di IBISCO intreccia suoni e parole, creando un post cantautorato meticcio che fa convivere new wave, canzone d’autore ed elettronica grazie anche alla produzione di Marco Bertoni (Dalla, Demetrio Stratos, Gianna Nannini e molti altri).
“Dove i pensieri invecchiano allo stesso ritmo dei corpi, perché lì si incastrano e non se ne vanno più. La solitudine è un’opportunità di vivere internamente. Le birre, il suono del fiume, la droga di riserva, un sogno da odiare. La pianura è cemento grezzo che intrappola i residui di fatica fino a quando, liberandosi, non si restituiranno ad altri corpi, altre anime, altri destini.” Ibisco
PIANURE è il nuovo estratto dal disco in arrivo nei prossimi mesi, che insieme a Meduse e Ragazzi ci mostra un assaggio della potenza narrativa e della forza compositiva contenuta nel debut album del giovane cantautore bolognese. È l’urlo della nuova generazione, tra limiti provinciali e possibilità infinite.
CREDITI
Regia e montaggio di Letizia Giorgio
Scritto da Ibisco
prodotto da Marco Bertoni e Ibisco
mixato e masterizzato da Marco Bertoni al PS1 Studio Pubblico di Registrazione Gianni Gitti (Mercatale, BO)
BIO
Ibisco nasce a Bologna nel 1995 e vive in provincia, dove forse morirà anche.
Canta il sudiciume underground di periferia, sogna Manchester, Berlino, i Joy Division, Dalla e gli MGMT. Osserva da una macchina i campi della pianura padana, essi lo costringono a cercarsi dentro e spogliarsi di ogni pregiudizio nei confronti di qualsiasi travagliata dipendenza, nostra signora delle pulsioni più forti.
I pezzi nascono nella noia dei cessi del lavoro dipendente, dove per soldi si rinuncia a se stessi. Le canzoni, inizialmente, sono cantate sottovoce dentro al cellulare. I suoni sono viola, blu scuro e le parole amano venire come macchie sulla retina dopo che a lungo si è fissata la luce.
Ama l’autunno, odia l’estate.
Saranno gli occhi delle persone, specie quelle che dagli stereotipi sono più lontane.
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