Leonard Cohen e i disegni dell’uomo dalla voce di pece impastata
C’è un momento particolare nella vita di un musicista in cui l’esercizio dell’arte richiede maggiore cimento. Ecco che allora note e pentagramma non bastano più e ad attrarre l’attenzione di molti sono la tavolozza e la tela bianca. E’ come se un fil rouge unisse queste due arti, musica e pittura, solo in apparenza diverse fra loro, in realtà forme formidabili di comunicazione che ci permettono di osservare come un musicista dipinga la sua di arte. Ecco allora insospettabili, talvolta eccellenti, pittori/musicisti: da Bob Dylan, amante dei colori accesi e dei tratti decisi (indimenticabile la sua prima personale a Torino), a Ron Wood degli Stones, ispirato soprattutto dai compagni Jagger e Richards, passando per Marilyn Manson, appassionato di acquarelli.
In mezzo a tutto questo talento c’è Leonard Cohen, un disegnatore vero. L’artista ha iniziato a disegnare a trent’anni, una produzione assidua e ricchissima che lo ha portato a riempire taccuini durante tutta la sua carriera musicale. Questi cahiers sono diventati dei veri e propri tesori, supporti alternativi alla tela, laboratori per mirabili miscellanee di tratti e parole. Cohen disegna con immediatezza, freschezza, libertà, oltre che con una padronanza invidiabile, e l’aggiunta di alcuni versi, annotati ai bordi, rendono i suoi fogli più intriganti, poetici. Un saggio di questa arte mischiata si può trovare nel Libro del Desiderio, una raccolta memorabile di disegni e poesie del Canadese errante.
Abituato a disegnare su fogli piccoli, è stato lo stesso artista a curare la grafica e i disegni che illustrano la copertina dell’album Old Ideas, regalando in un solo prodotto la sua visione del mondo sia da sentire, sia da vedere. Certo è che questo straordinario songwriter, musicista, poeta, romanziere e artista visuale, che con la sua opera ha toccato le vite di milioni di persone (31 milioni di copie vendute), osserva da prospettive differenti, forse aiutato dalla permanenza nel monastero Zen sul Monte Baldy in California. Un uomo in giacca e cappello che sta da tempo guardando altrove e ci invita a seguirlo nelle sue amare riflessioni sulla condizione umana, col suo parlato ipnotico e cavernoso e con i suoi piccoli disegni. Un invito irresistibile.
La sua voce di pece impastata la si potrà ascoltare il 7 e il 9 luglio 2013 a Roma e a Lucca.
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