LO ZUCCHERIFICIO – Comincio lunedì
Quante volte l’avevo giurato
Quante volte l’ho detto giàComincio questo lunedì
Comincio Lunedì, l’ultima e nuova uscita de Lo Zuccherificio, è un vero e proprio tornaconto di cliché generazionali che tendono a ripetersi nel tempo, poiché evidentemente insiti nella connotazione della natura umana. La band, su note allegre e spensierate che compongono una melodia molto orecchiabile e leggera, trasmette un messaggio, sviscerato nel testo del singolo, completamente in contrasto con la musica da cui questo si fa cullare. Sulla scia del cinema di Sordi, Villaggio e Verdone, le cui medesime faziose commedie sono condite da un retrogusto amaro.
Il tempo lo si può perdere
Il tempo lo si può investire
Ma io che non ho la macchina
volevo solo dire
Il lunedì è per antonomasia l’inizio, il momento in cui tassativamente si è chiamati a ricominciare: è il primo giorno della settimana lavorativa, il primo dopo una domenica di sgarro alimentare o di ozio inconcludente ma necessario, la prima sveglia al mattino. Il lunedì, è l’inizio dopo la fine. Ed è proprio per questo motivo che siamo portati a considerare tale giorno come il futuro più prossimo a cui far corrispondere il cambiamento di vita che stiamo cercando, o di cui sappiamo di aver bisogno. Poiché non si scappa al lunedì, che volente o nolente, cascasse il mondo, arriva sempre.
Comincio questo lunedì
E mi darò da fare
Voglio smettere con le parole e poi ricominciare
Talvolta è lo specchio di un malessere interiore che si crogiola nella sua infelicità, nella sua stasi, perché in questa ci sta comodo. È un buon proposito appartenente a una più ampia lista di buoni propositi che non conosce promesse se non quella di essere infranta. Poiché quando arriva davvero, come arriva settembre, l’anno nuovo, il mattino seguente a una sbornia, siamo costretti ad affrontare la testarda calamità che ci attrae nella nostra zona di confort, senza possibilità, né effettiva voglia alcuna, di cambiamento. E noi torniamo a ritrovarci col solito tra le mani: un bel pugno di mosche e un nuovo lunedì a cui rimandare.
Quante volte mi è già capitato
Quante volte ricapiterà
Il senso è l’invito a ricercare il cambiamento nell’attimo fuggente che intervalla il vortice di un malessere prosciugante dalla capacità di riscoprirsi vivi nel sognare, aggrappandosi all’ultima e unica energia da investire.
In conclusione, si metabolizza l’amara consapevolezza che non esiste alcun lunedì da attendere, fin quando il momento di cambiare non scaturisce prima dentro di noi.
È il 2011 quando quattro livornesi artisti, colleghi e soprattutto amici, uniscono le loro forze per dar vita al progetto musicale de Lo Zuccherificio, in seguito alla messa in scena del primo varietà scritto e interpretato da loro: “Quanto zucchero (nel caffè)?”
Un vero e proprio caffè-concerto eretto su un’alternanza mai banale di monologhi, intervallati da canzoni appartenenti a un vasto cantautorato, e accompagnati da un tocco super personale dal contributo inedito.
Così, Emiliano, cantante classe ’74, dopo un’intensa carriera teatrale, si ritrova al microfono de Lo Zuccherificio, al fianco di Fabrizio, bassista e contrabbassista oltre che maestro, per dare voce a un’espressività ironica e puntuale, e soprattutto incapace di prendersi sul serio.
Al loro fianco Carlo, al pianoforte, o alla tastiera, le cui dita accompagnano note dell’identità che il gruppo musicale ha nel tempo saputo costruirsi e costruire, guardando agli altri e non somigliando a nessuno, sul ritmo coinvolgente della batteria di Raffaele.
Lo Zuccherificio arriva alla finale di Sanremo Rock nel settembre 2022, stesso anno in cui esce il loro primo singolo “L’estate del 53”.
In seguito, la band pubblica un brano all’interno di una compilation edita da Inconsapevole Records, i cui proventi sono stati devoluti all’associazione italiana di Emergency, impegnata nell’offerta gratuita di qualitative cure medico-chirurghe alle vittime di guerra e povertà.
All’inizio del 2023, esce “Comincio Lunedì”, l’ultimo e nuovo singolo disponibile sulle piattaforme musicali.
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