Luglio 2025. Il riassunto del mese

Come ogni mese procediamo a un riassunto delle recensioni e dei video pubblicati.


Nel mese di luglio 2025 abbiamo recensito 45 album e presentato 122 video.
Nel 2025 abbiamo finora recensito 321 ALBUM e presentato 749 VIDEO.

ALBUM

AA.VV. – Ritmo Italiano – Unspoken Sounds Of Italian Tamburo

Interessante compilation curata dal polistrumentista, percussionista e produttore sardo Gabriele Poso, dedicata a una selezione di brani in cui il ruolo del percussionista è in primo piano, attraversando vari generi musicali dagli anni ’60 ai primi anni ’90. Suoni mediterranei che attingono anche dalla tradizione mediorientale e da quella latino americana. Si parla spesso un linguaggio fusion jazz funk con personaggi di primo piano come Tony Esposito, Tullio De Piscopo, Agostino Marangolo, si scava in quella più afro con Naco e Tony Cercola, nel modern funk di Gegè Munari e il gustosissimo samba napoletano di Don Marino Barreto Junior con “Napolitano d’o Brazil”. Molto godibile.

AA.VV. – Paranoia e Potere – Revisited

In occasione del trentennale di “Paranoia e Potere”, i Punkreas oltre a un lungo tour in omaggio, escono con ‘edizione dell’album, rivisitata da alcune delle band più interessanti della scena italiana. A riprendere le tredici canzoni sono Giancane, Modena City Ramblers, Tre Allegri Ragazzi Morti (il cui leader Davide Toffoli firma il disegno di copertina), Vintage Violence, TALCO,  Shandon,  Vallanzaska,  Finley, Bull Brigade, Svetlanas, Circus Punk, Derozer e i Ministri. Come in ogni simile circostanza c’è chi rimane più affine all’originale e chi invece ne propone rielaborazioni personali ma il risultato è sicuramente di ottima qualità e non mancherà di entusiasmare i fan della band e gli amanti di punk rock e ska punk.

ALECO – Il sistema della vita

Alessandro Carletti Orsini, con il nome d’arte Aleco, firma il quarto album di una carriera artistica caratterizzata da un taglio sempre molto personale, eclettico e distintivo. Al nuovo lavoro aggiunge un libro che lo accompagna in una sorta di opera a 360 gradi che musicalmente spazia tra un cantautorato, che abbraccia una gamma molto vasta di influenze: dal Luca Carboni di “Pinoli” al lounge jazz di “Sogno di una notte di quasi estate” all’Enzo Carella di “Maledetta giovinezza”. Il tutto caratterizzato da un approccio spesso molto teatrale e con elementi di ironia. Come sempre un disco gradevole, ricco di spunti e buone canzoni.

ALAN BEDIN – Musica Spontanea – Omaggio a Demetrio Stratos

La scena musicale italiana ha vissuto uno dei periodi più fulgidi e creativi alla fine degli anni Settanta, momento in cui riuscì a creare dischi, gruppi, etichette, con artisti di pura eccellenza che produssero opere ancora attualissime e all’avanguardia. Alan Bedin tributa omaggio all’arte di Demetrio Stratos e alla sua vocalità unica. In suo aiuto due pilastri della musica sperimentale e progressiva dell’epoca: Paolo Tofani, storica chitarra degli Area e Saverio Tasca, vibrafonista membro storico degli Opus Avantra. L’album è sperimentazione, avanguardia, visione senza limiti, andando a toccare la lezione degli stessi Area, John Cage, Luigi Nono, improvvisazione, jazz, elettronica. Un lavoro di non facile fruizione ma di enorme significato artistico.

BEE BEE SEA – It’s All About The Music

Edizione limitata in vinile 7 pollici per un concept ep che racchiude tre versioni dello stesso brano con altrettante interpretazioni, da una veloce a una più lenta di gusto kraut rock, oltre a quella originale. Un’idea molto intrigante e riuscita, quanto “surreale”, in pieno stile Bee Bee Sea. Restiamo in attesa del nuovo album.

BONNY JACK – Somewhere, Nowhere

Il terzo album del bluesman è una profonda immersione nelle atmosfere più amate dai cultori del blues più puro e classico. Impostazione acustica, molte le influenze country ma anche una costante vena gospel, umori zydeco e Tex Mex, un filo conduttore “diabolico” e oscuro che permea gran parte dei brani. Suonato e prodotto con grande cura ed eleganza, un lavoro più che ottimo.

CACTUS MANTRA – Nothing Survives

L’esordio della band siciliana si caratterizza da subito come una grande prova di maturità. Sia stilistica che compositiva. Il loro stoner rock si sporca di hard rock, grunge e venature psichedeliche. I brani suonano sempre compatti, pesanti, cattivi e monolitici come si conviene. Ottima padronanza strumentale e originalità nel muoversi in un contesto già abbondantemente esplorato. Ma loro ci sanno fare e avremo sicuramente ottimi riscontri in futuro.

THE CANDYDATES – Vol.1

Il secondo ep della band livornese è un eccellente, purtroppo breve, viaggio in atmosfere di sapore psichedelico Byrdsiano (“Favourite Day” in particolare) che non disdegna sguardi al rock blues acido tardi anni Sessanta e al folk rock inglese. Tre brani che ricordano i loro quasi conterranei Steeplejack di Maurizio Curadi e che ci riempiono di aspettative per un album che si prevede di superba qualità.

CASTA – Music for a night out

Terzo album per il trio mantovano, un lavoro dalle tonalità autunnali e un sound che assembla, con molta classe ed eleganza, sonorità, movenze soul, un gusto urban/hip hop e avvolgenti atmosfere dream pop. Il tutto con portamento felpato e un mood ovattato. Il risultato è molto affascinante, ricco di groove sensuale e soluzioni ritmiche efficaci, unite ad arrangiamenti di granze raffinatezza. Ottimo.

COMPAGNIA DALTROCANTO – Come acqua di mare

Attiva da vent’anni la Compagnia Daltrocanto prosegue un percorso che unisce la fedeltà alle matrici e radici folk mediterranee con la canzone d’autore, influenze folk irlandesi, unito a testi che esaltano impegno politico e sociale. Le canzoni sono curatissime, dagli arrangiamenti raffinati ed eleganti, caratterizzate da una notevole potenza espressiva e grande intensità esecutiva. Un disco che si muove ad altissimo livello qualitativo e merita la massima attenzione.

DARK MATTER TH. – Do You Think You Know Me

Primo ep (con quattro brani) della band toscana, alle prese con un sound aspro e chitarristico, che guarda dritto negli occhi il mondo grunge degli anni Novanta, con qualche riferimento al rock blues tardi Sessanta (vedi “Wrong Day”) ma si presenta in chiave attuale e non certo revivalista. La partenza è incoraggiante e mettendo a fuoco meglio queste premesse, possono aspirare senza difficoltà a un futuro di solida personalità.

LUCA DI MARTINO – U pisu di nenti

Il sesto album del cantautore omaggia la Sicilia e il suo dialetto, attraverso un viaggio poetico, fatto di canzoni e suoni acustici, lievi, soffusi, in una storia quasi sussurrata. Di Martino esalta la sua maturità compositiva (ricordiamo la lunga militanza con i Vorianova e le sue vittorie al concorso L’artista che non c’era e la Targa Tenco all’interno della categoria “un album a progetto”), con un album personale, di grande eleganza e raffinatezza. Un lavoro che non mancherà di dargli, ancora una volta, grandi soddisfazioni.

DORACOR – Unexpected Intersections

Decimo album per il tastierista romano, che ci immerge in una miscela di prog rock e canzone d’autore romantica che guarda a certe esperienze dei Pooh dei primi Settanta e Alunni del Sole. Ad aiutarlo un parterre di prestigiosi ospiti:  John Jowitt (bassista di IQ e Arena), Mirko De Maio (batterista di The Flower Kings), Simona Malandrino (chitarrista di Ian Paice, Andrea Braido e Marcella Bella), Elisa Montaldo (cantante/tastierista de Il Tempio delle Clessidre), Kostas Milonas (batterista di Sunburst e Paradox) e Paul Manners (cantante/chitarrista de I Cugini di Campagna e Grammar School). I 75 minuti dell’album riservano una vasta gamma di riferimenti sonori e avranno il plauso sia degli amanti del prog che di chi ha gusti indirizzati alla canzone pop.

BRUNO DORELLA – redrum

Bruno Dorella (OvO, Ronin, Bachi da Pietra) è un artista che ha sempre operato nell’ambito (genericamente) della sperimentazione e dell’avanguardia musicale. Il nuovo album, in collaborazione con la compagnia di danza contemporanea gruppo nanou di Ravenna, è la colonna sonora del loro spettacolo Redrum ispirato dal film di Kubrick, Shining. Interamente composta, suonata e prodotta da Dorella, si muove nell’ambito della musica elettronica, con l’apporto anche di chitarra, basso e voce. Indipendentemente dalla finalità dell’opera, l’album ha la facoltà di avere vita propria e ne risulta un lavoro carico di magnetismo ipnotico, qualitativamente, come sempre, ineccepibile.

ELLESMERE – Mere, On Stage!

Il progetto musicale del multistrumentista e compositore Roberto Vitelli torna nella dimensione live con un album di grande qualità esecutiva, sublimata dalla dimensione palco. Prog rock debitore alle origini degli anni Settanta ma che ha saputo assimilare componenti hard rock e vari elementi di attualità. La complessità della struttura dei brani è stemperata da un approccio creativo, all’insegna di una moderna freschezza e la pura maestria strumentale dei componenti. Gli amanti dell’ambito ne saranno entusiasti.

ENOMISOSSAB – I canti del salmone

Il percorso di Simone Basso (Enomisossab), un progetto musicale basato sulla voce e le voci e il corpo, prosegue con un nuovo lavoro (il settimo con questo marchio di fabbrica). Sperimentazione vocale che riporta immediatamente alla mente le esperienze di Demetrio Stratos e, a tratti, quelle più pop di John De Leo con i Quintorigo. Un approccio colto, d’avanguardia finalizzato alla ricerca, ma che si apre anche a momenti più fruibili, vedi “Made in Italy” o il gospel blues di “The soft machine”. Interessante e intrigante.

ETTA – Game Cover

Etta tributa omaggio a canzoni scelte con cura dalla nuova e più antica tradizione musicale italiana, da 99 Posse (eseguita con la band) a Loredana Berté, Dargen D’Amico, Edoardo Bennato con cui condivide il suo “Chi beve chi beve” e Caparezza (la celebre “Vieni a ballare in Puglia”). Il tutto rivisto in chiave nu metal/rock molto “spinto” e aggressivo, tanto quando l’introduttiva title track (brano inedito) di sapore industrial. Un lavoro che conferma la crescita di un personaggi odi cui sentiremo ancora molto parlare.

THE FIRECRACKER – Not Your City

La band bolognese firma il terzo album, caratterizzato dal consueto amore per il rock ‘n’ roll più ruvido che affonda le radici nei primi vagiti di quello che di lì a poco sarà detto punk ovvero Stooges, Mc5, New York Dolls. Ma ci sono anche quel tiro speciale e le contaminazioni che hanno dato al genere band come Hellacopters o Hives. I sette brani funzionano alla perfezione, serrati, distorti, aggressivi, suonati benissimo e con la corretta attitudine.

SAMUELE FORTUNATO – I miei occhi precedono vigilie

Un breve ep con un concept di fondo che unisce canzoni nate da una storia d’amore realmente vissuta, ambientata a Corniglia (Cinque Terre), dove ogni cosa sembrava vegliare. E’ la canzone d’autore a condurre la trama dei cinque brani, prevalentemente dal tono malinconico e introspettivo ma che si aprono anche a evoluzioni prog in “Apocrifo” e alla post new wave, tra Battiato e Garbo, nell’iniziale “Alexander-Platz”. Un lavoro ricco di spunti che vorremmo fosse il preludio a un album intero.

HATE MOSS – Mercymek Days

Dopo l’uscita del loro secondo album NaN torna il duo italo-brasiliano composto da Tina (voce e componenti elettronici) e Ian (voce e batteria) con ep di quattro brani, particolarmente esemplificativi di uno stile difficilmente perimetrabile. L’elettronica spinta assorbe ventate psichedeliche (non nell’accezione “floreale” ma in quella cerebrale), si sposta verso il trip hop e, imprevedibilmente (vedi la contagiosa “Alknown”) ma non troppo, assorbe influenze della musica progressiva brasiliana. Un mix personalissimo e avvolgente. Aspettiamoci nuovi grandi cose.

JIMMY’S DOGS – First Bone

Fulminante esordio della band bergamasca, con otto brani di puro punk ‘n’ roll tirato, veloce, compatto, in cui guardano tanto a New York Dolls o Hanoi Rocks quanto agli Hellacopters. La band viaggia alla perfezione, inserendo anche qualche elemento hard metal a condire la pietanza elettrica. Suonano bene, ottima produzione, gli amanti dell’ambito si troveranno a perfetto agio.

LAFABBRICA – Barriere

Secondo album per la rocciosa band napoletana che affronta le “barriere” sociali, economiche e personali del titolo con un rock corposo, aggressivo, che non esita a sfociare nel punk e in certe atmosfere già note con il grunge. Non mancano momenti più introspettivi sospesi ma il clima generale si mantiene ad alti livelli di tensione ed elettricità. Un ottimo disco, ben prodotto e suonato, interpretato con la migliore attitudine.

LA MAITRESSE – 16m²

Il trio napoletano presenta il seguito di due singoli già pubblicati, con un ep di sette brani caratterizzati da un’ottima maturità compositiva, cura di arrangiamenti e produzione sonora, capacità di creare melodie di prima qualità. Si nota una propensione alle varie modalità espressive di Lucio Battisti ma anche un gusto per la sperimentazione, guardando a un’ampia gamma di riferimenti. La partenza è incoraggiante, attendiamo nuovi sviluppi.

L’INVIDIA – Le nazioni, situazioni, sanità

Il nuovo album della band salernitana non fa sconti e picchia duro, sia nei testi che nella musica. Si parla di tematiche sociali e (cupa) attualità su una base distorta, aspra, che attinge da alt rock, grunge con un’attitudine punk. Da sottolineare la grande capacità espressiva, l’ottima qualità esecutiva e una produzione efficace che esalta le peculiarità della band. Ottimi!

LE FESTE ANTONACCI – Uomini, cani, gabbiani

Autori, compositori, polistrumentisti e produttori di base a Parigi, al lavoro con artisti pop francesi, pubblicità, documentari, serie e film d’animazione, Giacomo Lecchi d’Alessandro e Leonardo Rizzi, escono con il primo album, un caleidoscopico viaggio tra synth pop, elettronica, rock, ritmi incalzanti, una gamma di influenze che guarda tanto a Lucio Battisti quanto al funk più contaminato ma che è complesso (quanto inutile) elencare. L’importante è il risultato finale, stimolante, originale, divertente, permeato da una costante vena ironica. Più che ottimo.

ANDREA MIGNONE – Preferirei una cosa lenta

Il giovane cantautore beneventano all’esordio su ep, dopo due singoli, con cinque brani minimali, soffusi, delicati e sospesi. I riferimenti confessi a Sufjan Stevens e e Niccolò Fabi sono azzeccati, colpisce la qualità compositiva e il modo, riuscito, per esprimere un sound così difficile da riprodurre in maniera qualitativamente convincente. Ottimo.

MORETTI – Nomi, cose, città

Secondo album per il cantautore milanese che riporta in auge, inserendo nuova linfa vitale, la più classica (pur se meno scontata) canzone d’autore nostrana. “Santander” riporta alle modalità compositive di Stefano Rosso mentre “Milano” è una sorta di mix tra la voce di Fabrizio De André e la poetica di Roberto Vecchioni. Ma si ascoltano anche echi di Francesco Guccini o Lucio Dalla. Non si fraintenda: non si tratta di una pedissequa ripresa stilistica ma di una personale rielaborazione di riferimenti ben precisi, fatta con gusto, personalità e talento. Un album che soddisferà i cultori della nostra tradizione autoriale.

NEL TRAFFICO / GLI SGUARDI – s/t

Mezzora di musica divisa in due suite strumentali di quasi un quarto d’ora l’una. Note malinconiche, atmosfere autunnali, sospese, lente e letargiche, di chiara derivazione post-rock ma una componete Pink Floydiana che si palesa spesso. Un progetto molto particolare e personale che soddisferà i cultori del genere ma che può essere fruibile da chi ama la sperimentazione e la fluidità cerebrale della psichedelia.

NUMBERS 22 – 22

Un ep d’esordio roccioso, duro, potente, in cui la band accosta melodie accattivanti a sonorità vicine all’hard rock e all’alternative (talvolta non sono lontani dai Foo Fighters) con un retaggio grunge alle spalle. I cinque brani non hanno cedimenti, funzionano alla perfezione, bene arrangiati e prodotti. Una partenza ricca di aspettative che non mancheranno di essere soddisfatte, a giudicare dalla maturità subito espressa.

PIGNA – Niente di nuovo

Il cantautore emiliano propone 12 brani che spaziano nella canzone d’autore, guardando alla lezione dei principali esponenti nostrani, non disdegnando l’aspetto più rock, molto frequente nell’album e nemmeno le chiare influenze Britpop in “Venere”. I brani sono sempre ben composti, con molta cura negli arrangiamenti, nella produzione e nell’esecuzione. Un album con molte potenzialità e che merita attenzione.

PULSAR – Days Months Years

La band sarda, con dieci anni di attività e quattro album alle spalle, prosegue un percorso molto originale che unisce atmosfere psichedeliche, prog evoluto, sonorità psych hard ma soprattutto una notevole personalità. Ricordano talvolta i Motorpsycho, guardano volentieri ai Mastodon e Tool, sviluppano trame sonore avvolgenti, misteriose, minacciose. L’album è un concept che esplora il tema del tempo, della solitudine e della memoria, ambientato in un futuro post apocalittico, dove poche persone al mondo sono sopravvissute ad anni di guerre nucleari. Lavoro più che riuscito, dal respiro internazionale, potente ed efficace.

THE RADS – Only the Beginning

L’ep d’esordio del quartetto fiorentino sancisce l’adesione sentita, urgente e immediata al classico seme del punk rock made in ’77, quello che dagli Heartbreakers di Johnny Thunders (al cui repertorio potrebbe tranquillamente appartenere un brano come “Empty Eyes”) va a Clash e X (vedi in particolare “Brothers”) con quella mai dimenticata anima a base di primitivo rock ‘n’ roll. Il sound è minimale e ruvido come si conviene, la band viaggia dritta e compatta, perfetta per l’ambito sonoro scelto. Una partenza con un grande scatto.

RAINBOW BRIDGE – Soundtrack of a silent land

Al settimo album di una prolifica carriera, la band pugliese si dedica a una colonna sonora immaginaria, interamente strumentale, suonata dal vivo in studio. La matrice è sempre fedele alla lezione di Jimi Hendrix, tra rock blues, influenze psichedeliche, una costante pennellata sotterranea di jazz e un groove di rara efficacia. Gli amanti di questo ambito se ne innamoreranno.

RIDILLO – Poesie Orecchiabili

Tra le band più longeve della scena “black” soul funk italiana (attivi dal 1991) tornano i favolosi Ridillo con un album scintillante, frizzante e, come sempre, che sprizza groove ad ogni nota. Lo fanno con una raccolta di poesie-da-ascoltare con testi tratti da autori diversi per epoca, stile e visione: dai classici (Quasimodo, Palazzeschi, Ungaretti) a quelli contemporanei (Bukowski, Benni, Catalano). I riferimenti sono nella classica miscela alla Earth Wind and Fire, Chic, Average White band ovvero soul funk fusion elegante e raffinato, suonato alla perfezione e con un gusto eccelso. Una (scontata) conferma, bravissimi.

rOMA – Tuttomondo

Il quarto ep di rOMA ci porta in un mondo personale, a base di canzone d’autore raffinata ed elegante, eseguita con trame semiacustiche, arrangiamenti essenziali ma efficaci. Brunori e Rino Gaetano, in particolare, si riconoscono come riferimenti ma è giusto partire da basi solide e importanti per sviluppare poi la propria personalità, già bene espressa in questa prima parte di carriera, sempre più convincente.

LE SCHIENE DI SCHIELE – Danze della sfiga

La band torinese ci travolge con un sound compatto, abrasivo, che guarda al post punk recentemente rivitalizzato da Fontaines DC, Viagra Boys e Shame. Aggiungono un tribalismo ritmico che riporta agli anni 80 dei Virgin Prunes e dei Creatures di Siouxsie mentre in “Caino” si addentrano in un mondo armonicamente schizofrenico e minaccioso. Otto brani intensi, tirati, nervosi, specchio di una quotidianità sempre più dura e complessa. Un nome da tenere d’occhio, potrebbe esplodervi in mano.

SCREAMING SUNSET – Burn

Picchia pesante la band toscana, partendo da un classic rock di ottima fattura in cui la contaminazione hard e heavy è evidente e ricercata. I brani alternano il cantato in inglese con quello in italiano, le ritmiche sono serrate, le chitarre costantemente distorte, la voce ben adatta al contesto. Non dicono nulla di nuovo ma lo fanno bene e con la giusta attitudine.

SELENIA – Luna nuova

L’esordio del duo casertano è una piacevole quanto intrigante sorpresa, in virtù di una proposta originale, personale e dai tratti raramente praticati artisticamente. I suoni, le arti, le culture si mischiano (fortunatamente) sempre di più e vanno a creare nuove miscele, affascinanti, ricche di tradizione e innovazione. Nel disco troviamo una forte impronta folk mediterranea ma che guarda anche ai Balcani e al misterioso e mistico retaggio nordico, oscuro e umbratile, dal carattere in forte contrasto con la solarità del nostro Mezzogiorno. Colonna sonora di un ipotetico antico rito pagano, i cinque brani sono composti e arrangiati con grande cura del dettaglio, eseguiti con trasporto e sincera partecipazione emotiva. Una partenza più che ottima.

SUE – Come luce

Dopo l’esordio, la cantautrice rhodense co-fondatrice dei progetti di musica d’autrice ‘Cant-AutriciFiori di Loto’ e Dinamica Contest, torna con un nuovo album di nove brani autografi, dal taglio semi acustico, di estrazione folk (con escursioni in ambito country come in “Il padre di mia madre” ed echi reggae nella conclusiva “Il re della festa”) ma con una forte impronta pop. Per contestualizzare, genericamente, il campo operativo si potrebbe immaginare un incrocio tra Joni Mitchell, Joan Baez e Grazia Di Michele. Lavoro molto curato, produzione di alto livello, voce chiara e pulita, un ottimo album.

TOU E LA VALE  – Suoni contro l’indifferenza

Uscito in tiratura limitata (100 CD + 50 cassette con un booklet di 16 pagine con testi, note informative e disegni), “Suoni contro l’indifferenza” (titolo più che programmatico) si sviluppa in otto brani dall’approccio minimale, chitarra acustica e voce, con arrangiamenti semplici e immediati. I testi hanno un costante taglio socio politico, parlano di mafia, migranti, attualità. Un album che profuma di antico, sincerità, immediatezza.

TRAGIC CARPET RIDE – Super Bene

Secondo ep per il progetto con base a Torino, curato dai musicisti e produttori Filippo Zimarro, Francesco Cornaglia, Alessandro Osella e Matteo Rizzo. I quattro nuovi brani ci confermano la bontà del progetto, che affianca un’anima devota alla canzone d’autore che guarda al Lucio Battisti anni Settanta, a una vena deliziosamente psichedelica (talvolta in odore di Verdena), soprattutto nella scelta dei suoni e degli arrangiamenti. Restiamo in trepida attesa di un album.

JO VARANO – Sbam!

Un esordio crudo e diretto, in cui il sound chitarristico, peculiarità della band, va armonicamente a braccetto con melodie accattivanti, che rendono i dieci brani fruibili e caratterizzati da una contagiosa spontaneità e tanta urgenza. Ottimi, quanto minimali ma ben riusciti, gli arrangiamenti, pulita l’esecuzione, efficace la produzione. Un disco che può fare tanta strada, quanto la band, ai blocchi di partenza.

VERTICAL – Telepathy

Nuovo ep per la band attiva dal 2008, con cinque album alle spalle e un tour a supporto di James Brown nel ricco curriculum. Registrato interamente su nastro con strumenti suonati dal vivo, il lavoro si sviluppa su sonorità elettroniche dal groove funk (“Kokako” in particolare) e una notevole influenza afrobeat, non lontano da esperienze come Ezra Collective o Kokoroko dalla scena Nu Britsh Jazz. A i tre brani si aggiungon altrettanti remix che ne confermano versatilità ed ecletticità.

WE AS A COMPANY – First Summer

Un esordio convincente e già piuttosto personale e maturo. L’impronta sonora parte da stoner e sonorità aspre ma è in grado di spostarsi anche in contesti melodico/psichedelici (“Saved”) e a tratti con retaggi alla Velvet Underground. Il riferimento più immediato porta ai Motorpsycho, con il costante cambio di atmosfere ma con un filo conduttore ben solido che lega il tutto. album di prima qualità, avvalorato da composizioni di alto livello.

ZEBRA TSO – Animal

Sette brani possenti, dal taglio crudo, che mischiano grunge, rock, punk, rap e con un’anima nu metal che permea l’ep. Un lavoro debitore a una produzione, impeccabile ed efficace, che esalta l’assalto sonoro della band, catturandone in pieno il vigore ritmico e risaltando una voce che sa essere tanto aggressiva quanto melodica. Sicuramente travolgenti dal vivo, riescono a lasciare un importante segno anche in studio di registrazione.

Antonio Bacciocchi

Scrittore, musicista, blogger. Ha militato come batterista in una ventina di gruppi (tra cui Not Moving, Link Quartet, Lilith), incidendo una cinquantina di dischi e suonando in tutta Italia, Europa e USA e aprendo per Clash, Iggy and the Stooges, Johnny Thunders, Manu Chao etc. Ha scritto una decina di libri tra cui "Uscito vivo dagli anni 80", "Mod Generations", "Paul Weller, L’uomo cangiante", "Rock n Goal", "Rock n Spor"t, Gil Scott-Heron Il Bob Dylan Nero" e "Ray Charles- Il genio senza tempo". Collabora con i mensili “Classic Rock”, "Vinile" e i quotidiani “Il Manifesto” e “Libertà”. E' tra i giurati del Premio Tenco e del Rockol Awards. Da sedici anni aggiorna quotidianamente il suo blog www.tonyface.blogspot.it dove parla di musica, cinema, culture varie, sport e con cui ha vinto il Premio Mei Musicletter del 2016 come miglior blog italiano. Collabora con Radiocoop dal 2003.

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