Maurizio Campisi – Everybody wants to know (La mia vita con i Sick Rose)
Gli Ottanta erano stati i nuovi Sixties ed erano finiti.
E si suona davanti a un pubblico disinteressato che ha altre cose da fare, altri temi di cui parlare, che ti fa capire che il registro è mutato.
Sono così sofisticati, adesso, che discorrono di aperitivi e di mostre monografiche sul nulla.
La musica è diventata un accessorio, per certi versi perfettamente inutile.
Un libro che gronda passione, sincerità e tanta amarezza.
Una storia comune nella sua unicità.
Unica come i SICK ROSE, gruppo tra i più rappresentativi della scena 80’s (tutt’ora in attività), di cui si narra la storia attraverso le parole del loro bassista Maurizio Campisi, comune perchè è simile a quella di tanti, tanti altri.
Anni di sacrifici indicibili, un numero incalcolabile di kilometri su e giù per l’Europa, notti insonni, locali allucinanti, il “successo” a portata di mano, l’illusione, la speranza e alla fine la VITA REALE che ti affronta a muso duro, ti stende con un cazzotto e ti rimette in riga.
Maurizio scrive bene, composto, diretto e chiaro, non fa sconti, racconta lucidamente un’epoca che non esiste più.
Una storia che era giusto raccontare.
E farlo in questo modo.
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