Nuova Musica Italiana – 4 recensioni
GTO – Little Italy
Al quinto album e con 20 anni di attività alle spalle gli umbri GTO raffinano ancora più il loro elegante ed incisivo folk n roll.
Molto riusciti gli insert di stampo reggae e ragamuffin (vedi “Little Italy”) mentre a tratti echi alla Jovanotti aggiungono al tutto di un grande potenziale commerciale (non per niente a produrre il disco è Leonrdo Beccafichi collaboratore stabile del Lorenzo Cherubini nazionale)
ELYA – Il mio canto è questo rock
Il giovane cantante ed autore abruzzese giunge al secondo album con un pop rock intenso , facilmente fruibile e arricchito da sontuosi arrangiamenti curati da Fabio Pignatelli, bassista dei mitici Goblin e collaboratore di Venditti.
I sei brani scorrono veloci, potenti, eleganti e rocciosi.
THE DOORMEN – Black clouds
Da Ravenna il secondo lavoro dei Doormen conferma la loro vocazione new wave con una predilezione per l’intransigenza dei Cure di “Disintegration” o dei Sisters of Mercy con un’occhiata più attuale a nomi come Editors, Interpol, Arcade Fire.
Un ottimo lavoro, compatto, privo di compromessi, ben delineato.
TEMPONAUTS – The canticle of the Temponauts
Il lungamente atteso nuovo album dei piacentini Temponauts (il secondo dopo il gioiello d’esordio “A million year picnic” addirittura del 2007) conferma qualità, freschezza e creatività di questa nostra stupenda realtà.
“The canticle of Temponauts” viaggia sui consueti binari del miglior jingle jangle sound, dai Byrds al Paisley Underground attraverso Soundtracks of our lives, il groove chitarristico di Johnny Marr e quello di Peter Buck dei REM.
Gli undici brani sono tutti perfettamente allineati alle direttive di cui sopra ma spaziano compositivamente dall’irruenza di una grandissima “Can’t be true” alla “spaziale” (con tanto di theremin) “The march of the Martians” fino alla sorprendente e riuscitissima cover in chiave jangle pop del classico discopop degli anni 90 “I’m movin on” dei Novecento e al tocco glam/Stones di “I was born on monday”.
Una nota anche per la beatlesiana “A XXI century serenade” e per “Beautiful things” originariamente intitolata “Sueno real”, ovvero una poesia di Ferlinghetti in musica ma che non ha ricevuto il permesso dalla “City lights” di San Francisco ed è stata riscritta al volo prima della pubblicazione.
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