Quando la pittura fa diventare santo Dee Dee Ramone
Il desiderio di immortalità di molte star della musica cambia con il cambiare delle epoche. Se un tempo la propria gloria passava attraverso la realizzazione di un pezzo immortale, oggi i grandi artisti desiderano vedersi rappresentati da altri, per cui c’è chi conta quante volte un proprio brano diventa cover e chi si affida ad altre forme d’arte, pittura in primis. Murales, ritratti a cavallo, foto artistiche, caricature stile manga, va tutto bene, purché siano d’autore.
In questo ambito ha trovato terreno fertile Vicki Berndt fotografa di Los Angeles, fanzinara accanita, cantante dei Maggots, un’improbabile band punk, autrice della copertina del primo album delle Hole, Pretty On The Inside.
Il nome ai più non dirà molto, per intenderci è quella pittrice che attraverso uno stile personalissimo ritrae sia persone comuni, sia artisti, in versione sacra, tra cui Salvador Dalì, Judy Garland, Courtney Love, David Bowie, Amy Winehouse. La cultura pop, insomma, è parte integrante del suo mondo e delle sue influenze principali, come Margaret Keane, la pittrice considerata la prima grande artista di massa, che negli anni ’50 ritraeva bambini con grandissimi occhi tristi.
Enormi bulbi oculari esoftalmici e reminiscenze d’arte sacra che si mischiano nello stile manga, potrebbe essere il preludio di un’ennesima storia kitsch, invece lo è solo in parte.
Da un lato Margaret Keane, sfortunata artista, a breve protagonista di un film di Tim Burton, Big Eyes, che racconterà della sottomissione della donna al marito, che la rinchiudeva in una stanza a dipingere, di qui la tristezza degli occhi, per poi firmare e vendere le sue opere. Il film si focalizzerà soprattutto sulla causa legale, intentata dalla donna, per riappropriarsi dei diritti sulle proprie opere.
Dall’altro una fotografa ispirata che abbandona la pellicola, si getta nei colori acrilici e santifica i personaggi perché, dice lei, li adora come si adora il sacro. Da qui un florilegio di immagini ex voto, con Vergini Winehouse, Santi Little Richards o Dee Dee Ramone.
Funziona tutto, funzionano gli occhi grandi della Keane “citati” nelle opere della Berndt, funziona la rappresentazione inusuale e salvifica di artisti che di santo non hanno proprio niente, funziona il grande successo popolare di queste opere e l’ascesa della sua autrice. Quello che fa un po’ effetto e il connubio diretto arte/merchandising che l’autrice propone realizzando gadget con le sue opere, tematizzati alla sua ispirazione al sacro: ceri, ex voto, rosari, spille. Sicuramente una grande trovata commerciale, come la proposta sul suo sito di realizzazioni personalizzate di ritratti: per un gruzzolo da concordare ci si può far ritrarre soli, con il proprio amico a quattro zampe, in coppia, o con l’allegra famiglia. Alcune aziende, considerandosi molto molto alternative, possono commissionare ritratti corali, con la realizzazione di piccoli gadget personalizzati: un portachiavi con il direttore commerciale a occhi sgranati, una penna con il capo del personale, una chiavetta USB con il responsabile del web con l’aureola, o un cero natalizio perpetuo con l’amministratore delegato in atto benedicente.
Come fare senza?
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