STEFANO FRIANI – Belfast Boy
Ascesa e rovinosa caduta di un dio del calcio: GEORGE BEST.
Uno che raggiunge l’apice a 22 anni, quando, nel 1968, conquista con il Manchester United la Coppa dei Campioni.
Inizierà una progressiva, sempre più veloce, caduta negli inferi dell’alcol e della sregolatezza, tra mille donne e approfittatori, che lo porteranno a dibattersi in apparizioni imbarazzanti (come con il Jewish Guild nel Sudafrica segregazionista dei 70, in quarta serie inglese nello Stockport County o nello sconosciuto Dunstable Town, fino alla Lega Irlandese nel Cork City e al triste epilogo britannico con l’Hibernian) e inutili (le varie avventure americane), in cambio di contratti più o meno lucrosi, spesso per brevissimi periodi.
Finisce la carriera in Australia, mentre la sua discesa nell’alcolismo diventa sempre più inarrestabile, con parentesi in prigione, ritrovandosi in mortificanti interviste televisive ubriaco fradicio (https://www.youtube.com/watch?v=ksCwQWmRPak al Wogan Show).
Fino alla prevedibile e triste scomparsa a soli 59 anni.
Il libro è molto “tecnico”, con un linguaggio per ottimi conoscitori del calcio inglese ma che apre interessantissimi capitoli sulla complicatissima e drammatica situazione Nord Irlandese degli anni 70, a cui Best non poteva sottrarsi, sull’evoluzione/involuzione/scomparsa di un certo tipo di calcio (abitualmente derubricato a “visione romantica”, in realtà il “vero calcio” che si trasforma in uno spettacolo circense.
Paradossalmente George ne fu tra i principali protagonisti, con l’affiliazione al lancio del pallone in USA – insieme a Pelé, Chinaglia, Moore etc), con una lucida e distaccata prospettiva sulla vita del Quinto Beatle.
“George Best é stato il primo calciatore pop star e veniva da un ghetto urbano.
Non ha avuto il tempo di morire pompiere e sarà rivoluzionario sempre”.
“George Best ha sicuramente aiutato a riempire le pagine dei cronisti sportivi, spingendoli a coniare nuovi superlativi a ogni gara, ma per sé ha ritagliato il ruolo dell’artista e ha sempre guardato al calcio come al teatro e all’arte”.
“Agli occhi di tutti gli altri giocava bene ma non ai suoi”
(Jackie Charlton)
“Eroe sessantottino, incarnazione del trito tropo genio e sregolatezza, ha finito per rappresentare una generazione, quella dei boomer che avevano capito di poter vivere per sempre, bruciando le tappe e se stessi mentre attorno a lui, nell’intrico di strade e collinette di Belfast, si consumava la Storia con la esse maiuscola.”
“Signor Best, a che ora desidera la sveglia?”
“Alle 7.30 in punto”
“Ma Signor Best, sono le otto meno venti”.
“Se settantamila persone vogliono farsi una bevuta con George, loro se ne faranno una, George settantamila”.
(Angie Best)
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