NOT MOVING – Flash on you
Un altro tassello della scena Garage/R’n’R/Punk degli anni ’80 in Italia arriva con questa ristampa di “Flash On You” dei Not Moving.
Uscito originariamente nel 1988 per la Electric Eye, l’album è uno dei punti più alti della discografia della band e viene ora presentato in una nuova versione disponibile in Cd e vinile 180 grammi.
L’audio master originale è stato completamente rimasterizzato per donare ancora più potenza e dinamica, pur mantenendo intatta l’anima delle singole canzoni.
La versione CD contiene tre pezzi inediti, registrati in studio nello stesso periodo e mai pubblicati finora, ed è corredata da un booklet di 12 pagine con note, testi e foto inedite.
La versione LP rispecchia invece la scaletta originale, esce in tiratura limitata di 500 copie numerate a mano ed è stampata su vinile 180 grammi con copertina apribile e inserto con testi, foto e note.
Dalle note realizzate da Roberto Calabrò che ha collaborato alla pubblicazione di questa ristampa:
Alla metà degli anni Ottanta l’Italia underground può vantare un cospicuo numero di gruppi dal profilo internazionale. Su tutti spicca il nome di un quintetto che per stile, per immagine e per l’energia selvaggia che sprigiona dal vivo potrebbe tranquillamente provenire da Berlino, da Londra o da Los Angeles. Arrivano invece da Piacenza, si chiamano Not Moving e hanno già all’attivo – avendo debuttato nel 1982 – un paio di singoli (Strange Dolls e Movin’ Over ), due Ep (“Black’n’Wild” e “Jesus Loves His Children”) e un album (“Sinnermen”). Suonano una strana affascinante miscela di punk, garage, blues paludoso e surf dai toni oscuri. Sono in molti a considerarli la risposta italiana a formazioni come Cramps e Gun Club. Nel 1988 – ad appena un anno dall’EP “Jesus Loves His Children” – i Not Moving ritornano alla Electric Eye, l’etichetta che per prima li ha scoperti e fatti conoscere, per firmare il nuovo LP “Flash On You”.
Si tratta dell’ultimo album che il gruppo realizza con la formazione storica: Lilith (voce), Dome La Muerte (chitarra), Tony Face (batteria), Maria Severine (tastiere). Durante le registrazioni del disco, infatti, il bassista e membro fondatore Dany D. lascia la band per trasferirsi in Germania ed è sostituito da Milo, una vecchia conoscenza del gruppo, con cui vengono portate a termine le incisioni. L’aria che si respira in studio non è delle più tranquille: da qualche tempo in seno alla formazione sono già emerse le prime frizioni personali. Ciononostante i Not Moving sfornano un disco potente e ricco di sfumature che non lascia presagire una rottura. Quando arriva nei negozi “Flash On You” è racchiuso in una bella copertina che ritrae il gruppo accovacciato su un letto: Dome tiene in mano una conchiglia gigante contenente la salvia sacra degli indiani nativi d’America, ai quali l’album è dedicato. Musicalmente parlando si tratta del disco più diretto e “solare” dei Not Moving, il 33 giri in cui il loro rock aggressivo e fantasioso si palesa apertamente in un pugno di canzoni nelle quali la tensione emotiva non è più trattenuta ed energia e creatività sono lasciate libere di correre a briglia sciolte. Dalla cover irriconoscibile (e nettamente superiore all’originale) di Driver’s Seat degli Sniff’n’The Tears al medley hendrixiano di A Pray For Jimi (che scivola poi nella strumentale Visions ) si snoda un percorso in cui brani dal grande impatto – Looking For A Vision ,Dog Day, Stupid Girl, la splendida Love Train – si mischiano ad episodi più lenti e dalla marcata vena introspettiva (Sweet Beat Angel , I Stopped Yawning).
Oltre ai nove brani dell’album, in questa ristampa a lungo attesa trovate anche tre inediti che vedono la luce per la prima volta su disco: Sad Country , Honey and Flies , Fool In The Jungle . Canzoni che lasciano presagire degli sviluppi musicali che non ci saranno. Dopo l’uscita di “Flash On You” e il successivo tour i Not Moving implodono: Tony e Lilith vanno via a inseguire altre strade e altri sogni, mentre Dome e Maria – con formazioni sempre cangianti – continueranno a utilizzare il nome del gruppo ancora per un po’. Ma è tra questi splendidi solchi che si chiude di fatto la storia di quella che, a torto o a ragione, può essere considerata la più grande rock’n’roll band italiana degli anni Ottanta.
Roberto Calabrò
Autore di “Eighties Colours. Garage, beat e psichedelia nell’Italia degli anni Ottanta”
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