BANDA POPOLARE DELL’EMILIA ROSSA & KENTO – Domani ti sparo
Questa canzone della Banda POPolare dell’Emilia Rossa, con la partecipazione e collaborazione del rapper reggino Francesco “Kento” Carlo, è quello che Gramsci definirebbe un cazzotto nell’occhio nei confronti di un sistema musicale, televisivo ed artistico “mainstream” che propaganda esclusivamente disimpegno e qualunquismo. Una realtà ovattata fatta di milionari ignoranti, gretti e reazionari che nulla ha a che vedere con la dura vita che ogni lavoratrice e lavoratore vive quotidianamente sulla propria pelle per arrivare a fine mese. Un cazzotto che vuole sgretolare i modelli e gli idoli che la cultura della classe dominante propina usando le sue stesse armi. Non è casuale infatti che il brano utilizzi un genere diventato ultra commerciale e banale come il reggaeton, fatto per lo più di testi misogini e disimpegnati, ma lo combini con parole sarcastiche e di scherno che sfociano nella citazione “combo” dei ritornelli di due canzoni ultra sovversive come “Mio caro padrone domani ti sparo” di Paolo Pietrangeli e “I borghesi” di Giorgio Gaber.
L’obiettivo della canzone è chiarissimo: rendere mainstream la rivoluzione proletaria.
Testo
Domani ti sparo
Flavio sogni proprio di essere Flavio
crogiolarti dentro al Billionaire
con quel conto alle Cayman in più
ma sei solo un pezzente che striscerà
Lapo sembri essere il clone di Lapo
setto nasale rifatto all’insù
e una Ferrari a noleggio ma
prima o poi canterai anche tu, come noi
Rit.
Mio caro padrone domani ti sparo
farò di tua pelle sapon di somaro
ti stacco la testa che è lucida e tonda
così finalmente imparo il bowling (di Paolo Pietrangeli)
e chissà perchè durante questa allucinazione
mi veniva sempre in mente una stranissima canzone (Giorgio Gaber)
Rap:
Suono forte, vesto scuro e fumo il sigaro del Che
è una guerra di guerriglia e quest’Italia non somiglia a me
fuori standard del mercato musicale
sai, non piace a chi comanda la mia banda popolare
note dal quartiere, le parole e le bandiere
le migliori sere insieme vedi l’alba nel bicchiere
per chi ama questa vita amara e cara, e ci si aggrappa
nonno ha 98 anni e ancora i calli della zappa
parla poco però mi ha spiegato un fatto
la galera che si è fatto per non sottostare al fascio
quindi odiare per me è un fatto personale
il nemico è uguale fin dal padre di mio padre
non sei Lapo, non sei Flavio, non sei Chiara
sei uno stronzo come tanti di questa povera Italia
porto con me la penna e il foglio, il tornio e la rotaia
porto rime di classe, di classe operaia
Chiara, influencer come “la Chiara”
gran successo e vanità
ma quella misera povertà
di chi è in vendita per un like in più
Carla, invece sarai come Carla
a “il Collegio” non gareggerai
in un call-center lavorerai
per un salario da fame che ti farà gridare
Rit.
Mio caro padrone domani ti sparo
farò di tua pelle sapon di somaro
ti stacco la testa che è lucida e tonda
così finalmente imparo il bowling (di Paolo Pietrangeli)
I borghesi son tutti dei porci
più sono grassi e più sono lerci
più sono lerci e più c’hanno i milioni
i borghesi son tutti…( di Giorgio Gaber)
Biografia gruppo
Il 25 aprile 2011 nasce la Banda POPolare dell’Emilia Rossa in piazza Grande a Modena.
Il nostro intento è stato fin dal primo momento fare politica rivoluzionaria, militante ed anticapitalista attraverso una delle forme di comunicazione più diretta, efficace ed emozionate che esistano, la musica….senza naturalmente rinunciare alla “balotta” (balotta in dialetto modenese significa “movida”, “fare festa”).
Il nome ed il simbolo della nostra banda traggono palesemente origine da una
distorsione un po’ sarcastica e un po’ Warholiana del nome di quella famosa Banca emiliano-romagnola che oggi rappresenta uno dei simboli del capitalismo e della degenerazione del cosiddetto “modello emiliano”, un modello ormai NON più rosso manco a parole.
La Banda è un gruppo proletario composto da delegati Rsu Fiom delle più importanti fabbriche metalmeccaniche di Modena, tra cui Ferrari, Maserati, Terim e Crown, e da musicisti che più precari di così non si può.
Definiamo il nostro genere musicale col termine “internazionalista” perchè vuole essere fuori da qualsiasi schema predefinito che non siano l’unità e solidarietà delle classi subalterne anche in ambito musicale ed artistico oltre ogni frontiera.
Facciamo altresì tesoro di importanti ricerche in materia di canzoni popolari come quelle svolte da Gianni Bosio e dall’istituto De Martino negli anni sessanta. La sillaba “POP” di “POPolare” nel nome della Banda è un chiaro quanto umile riferimento ed omaggio agli “Area” Band rivoluzionaria cui NON ci rifacciamo (non ne saremmo in grado) in termini di stile perchè assolutamente inimitabili e non più riproducibili ma cui ci rifacciamo in quanto a spirito e a carica sovversiva e anticapitalista.
Mai come in questa nostra epoca è necessario alzare la testa e difendere con orgoglio le tradizioni di lotta del movimento operaio anche dal punto di vista culturale e artistico.
Per questo oggi più che mai sono attuali le ragioni e gli ideali della Resistenza.
La Banda POPolare dell’Emilia Rossa si ispira nel costruire la propria produzione artistica ad un principio di fondo ben espresso da Karl Marx “il denaro deve essere solo un mezzo per l’arte che deve essere il fine e non viceversa”.
Il nostro motto è quello di Andrè Breton:
Indipendenza dell’arte per la rivoluzione.
La rivoluzione per la liberazione definitiva dell’arte
Commenti recenti