IN JUNE – Collapse
Melodie intrise di lirismo, supporto sonoro scarno e minimale, non lontano dalle recenti esperienze di Kristin Hersh.
Melodie intrise di lirismo, supporto sonoro scarno e minimale, non lontano dalle recenti esperienze di Kristin Hersh.
Il tratto dominante è l’immediata riconoscibilità del loro sound, un marchio di fabbrica che mette insieme la canzone d’autore più profonda (Tenco, Ciampi, Bindi, Endrigo), con elettronica, post wave, pop (“Discronia”).
Una visione a 360 gradi della musica, senza limiti artistici ed esecutivi. In questo nuovo lavoro esplora psytrance, techno, house, dance, synth music.
Il bagaglio culturale e artistico dei Nagual attinge dall’hard rock e dal prog più eclettico e vivace degli anni Settanta ma guarda insistentemente al grunge dei Novanta.
Afflati psichedelici che si uniscono a una base folk rock, qualche pennellata post rock, un sound crudo che attinge da lontane influenze (Velvet Underground e Modern Lovers) e dall’irruenza del primo punk.
Sound estremo, tra screamo, post hardcore e hardcore, talvolta al limite del grind.
Insolita incursione in atmosfere acustiche per una band abituata a ben altre sonorità (tra rock, glam, elettronica).
Il duo romano accarezza note antiche, scava nella tradizione folk celtica, ripercorre sentieri lontani nel tempo, atmosfere misteriose, in un album in cui la poesia arcaica si sposa a musiche mai corrose dal tempo.
Impressionante riascoltare la violenza sonora della band, un incrocio di Germs, Zero Boys e Bad Brains, arricchito da una tale personalità da fare diventare gli Indigesti un riferimento per l’hardcore punk di tutto il mondo.
Il taglio compositivo e sonoro è pop folk, molto elegante e soffuso, che ben si addice ai temi esistenziali dei testi.
Commenti recenti