Il concertino dal balconcino
C’è una cosa tenera che si sveglia la domenica pomeriggio a Torino, una cosa tenera da morire, già dal nome che porta.
E’ il “concertino dal balconcino”, lo spettacolo spettacolare che Maksim Cristan e Daria Spada regalano ai passati, esibendosi dal balcone di casa loro, in via dei Mercanti 3.
Il richiamo alla tenerezza non è casuale, non di viscosa melassa parliamo, ma di quella sensazione bellissima che ti pervade quando ci si trova di fronte all’arte genuina del dare e tu, che sei lì a ricevere, rimani un po’ ebete e felice a riempirti di tanta grazia. Dei MCCS (Maksim Cristan con la Spada) il web ci informa un bel po’: lei, 32 anni, è una cantante lirica diplomata al Conservatorio di Torino e laureata in Scienze della Comunicazione, lui, 46 anni, suona la chitarra, oltre a essere scrittore e autore teatrale. Sono bellini, si amano e sono bravissimi.
Per capire come funziona il “concertino dal balconcino”, bisogna farsi un giro in centro e, se non siete di Torino, inserirlo fra le tappe obbligate: museo egizio e concertino, Mole antonelliana e concertino n’est pas? Quindi fingere di non sapere cosa accade al quel civico 3 di una delle poche vie con tracce di Medioevo a Torino, fermarsi con stupita allegria ad ascoltare la Radio al Citofono, un’anteprima esilarante, per poi accedere al cortile e prendere posto: musi all’insù, pronti via.
Il cortile è vetusto e fatiscente, piccino e colorato, un cortile un po’ così, insomma, ma c’è molto da vedere in questa scenografia: una pignatta che penzola dal primo piano per le offerte libere, fili per stendere con mollette a reggere una scaletta di brani, panni stesi al secondo piano, balconi piccoli piccoli, in alto in alto da cui spuntano ulivi e susini enormi. All’improvviso la musica, potente e trascinante in uno spettacolo punk lirico dall’effetto stupefacente: endorfine che viaggiano, buon umore diffuso, attenzione, in quel cortile si spacciano arte e cultura, droghe pesanti e pericolosissime!
L’ultimo concertino è stato quello di domenica 18 maggio, l’83° in ordine di tempo (qui si suona e si canta anche d’inverno, anche la mattina di capodanno!) e oltre ai Mccs, accompagnati dalla strepitosa batteria di Paolo Mingoni, si alternano sul balconcino anche performance di altro tipo, con Anita e Simone cambiano nome, Federico Siriani “il capo dei cantautori del concertino dal balconcino” e I Nemici, chitarra e fisarmonica con Paolo Albera (alla radio al citofono lo hanno preso in giro per il nome di battaglia Plinio…) e Niccolò Bosio, detto “lingua d’oro”… chissà forse il protagonista della poesia letta poco prima da Chiara Vajthò, ma questa è un’altra storia.
Se queste e tante altre storie avrete voglia di ascoltare, la tappa sotto il balconcino è obbligatoria, per deliziarsi, col naso in aria, di questo spettacolo; per vedere e ascoltare Daria Spada, che quando apre le braccia per dare fiato alla sua voce, sembra abbracciare tutto il cortile: in fondo gli Mccs in questi pomeriggi di domenica, non fanno altro che dispensare una laica comunione, offrendo il loro corpo artistico attraverso brani come “Penenero”, ironica invettiva antirazzista, o l’Inno ufficiale del popolo Rom, rigorosamente in sette ottavi macedoni e in lingua Rom serba (spero di aver capito bene…).
E amen.
Anzi, amen no, perché come al solito, la cultura fa troppo bene e, chissà perché, a qualcuno dà fastidio. Ecco quindi la lettera dell’amministratore dello stabile preoccupato per la sicurezza del condominio: basta, si smetta con tutta questa meraviglia! E dire che, sul gran finale, una deliziosa signora dall’ultimo piano ha lanciato petali di fiori e rose a profusione, da stringere il cuore.
Il balconcino, non si tocca!
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