LIGHTHOUSE – Salvador Dalì
IL RACCONTO MUSICALE SUL METODO CREATIVO DEL CELEBRE ARTISTA
Il nuovo singolo del progetto LightHouse è un’approfondita immersione nel metodo creativo di Salvador Dalì, ispirandosi a un episodio narrato da una Maitresse spagnola, che nel suo Casino accoglieva varie personalità VIP dell’epoca.
La stranezza e la bizzarria del comportamento del celebre pittore si intrecciano con la descrizione del suo approccio onirico alla ricerca dell’ispirazione artistica, insieme alle peculiarità del suo carattere.
LightHouse si impegna così a tradurre in musica l’ampio repertorio di sensazioni, contraddizioni e visioni dell’artista. Per farlo, sperimenta diverse atmosfere e suoni, alternando momenti acidi a quelli più morbidi e intrecciati. La voce segue i picchi sonori con alternanze tra ritmi secchi e dolci melodie. Il ritornello, a sua volta, amplifica la sensazione di eccentrica malizia, dando vita a un’esperienza sonora unica: Neurotic Erotica.
LIGHTHOUSE
LIGHTHOUSE è il punto di riferimento. LIGHTHOUSE ci salva. LIGHTHOUSE ci rassicura. LIGHTHOUSE è complesso perché per creare nuove strade ci sono molti modi. E noi architettiamo ogni soluzione per rinascere, per ricrearci.
Il nome è apparso dal nulla, ma completamente perfetto: un elemento di salvataggio dedicato a chi ha perso la direzione, a chi è in tempesta, a chi non vede altro; composto da la parola LIGHT, che si definisce da sola, e la parola HOUSE, altrettanto.
Abbiamo cominciato a concepire la nostra musica assecondando le sensazioni che il cervello dava. Per ogni emozione lasciavamo che il flusso si dirigesse dove voleva, scavando e creandosi da sé la strada. Forse per destino o forse perché funziona meglio così, tutte le strade hanno scelto di avere una cosa sola in comune, il GROOVE.
La musica come creazione, la musica come trasformazione. Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.
Anche l’uso della voce ha risentito della situazione, le scelte stilistiche si sono modellate sul feel. E quando questo è successo abbiamo pensato che effettivamente aveva un senso: non è la musica al nostro servizio, siamo noi al servizio della musica. Lei arriva, insegna, dimostra. Sta a noi tradurla nel modo giusto.
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