LO SCERIFFO LOBO – Carlo Carlo
Da quando il suo autobus sfreccia di meno e il treno è cresciuto a dismisura, il Lobo ha incominciato a guardarsi dentro. E in questo viaggio allucinato dentro a se stesso ha trovato il proprio senno, forse non al posto giusto, ma ancora abbastanza giovanile da Essere Lo Sceriffo Lobo. Un disco casalingo che di cameretta ha solo la partenza. Un trip che dal centro del corpo, nel centro della casa, nel centro di Genova, diventa un viaggio che attraversa il minimale quotidiano e lo obbliga a confrontarsi con il sentire comune universale. E che siano ferri da stiro, denti, film, software o altri oggetti di tutti i giorni a sfidarlo, l’inesorabilità della lezione finale, il senno ritrovato appunto, è degna della sua logica: non sa fare niente (tranne Essere Lo Sceriffo Lobo). Arrivato a cinque anni di distanza dall’ultimo disco, con le eccezioni della raccolta di cover di Altri e del Best Of per soli fans, Confetture Per Adulti è un disco che riesce a condensare perfettamente l’intera poetica del Lobo. Il disco, prodotto in totale autarchia, vede i sintetizzatori a farla da padroni. Lo Sceriffo Lobo mette ancora una volta in secondo piano le schitarrate per focalizzarsi sempre di più sui suoni sintetici. Il suo pastiche di melodie bubblegum pop (l’opener strappamutande Carlo Carlo) con echi kraut da B-Movie (Un Film Che Non Mi Scorderò Mai) e l’usuale irruenza garage punk rock (Creo Mostri) tocca vette lisergiche mai sfiorate prima (Mi Mastico I Denti). I riferimenti possibili sono il synth pop di Atom & His Package, di Camerini, dei Devo e dei Suicide; il garage di Japanther, Hunx & His Punx, Nobunny, Jay Reatard; il pop dei Flaming Lips. In attesa del prossimo bagno (sempre più integrale) di sintesi (elettronica e compositiva), Confetture Per Adulti è il miglior viatico possibile per avvicinarsi all’opera dello Sceriffo e il punto di partenza perfetto per trovarsi a canticchiare che, alla fine, “non è così male ascoltando i Black Flag”.
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