Marzo 2024. Il riassunto del mese
Come ogni mese procediamo a un riassunto delle recensioni e dei video pubblicati.
Nel mese di marzo 2024 abbiamo recensito 52 ALBUM e presentato 126 VIDEO
Nel 2024 abbiamo recensito finora 137 ALBUM e presentato 380 VIDEO.
ALBUM
A TOYS ORCHESTRA – Midnight again
Una delle band più rappresentative della scena italiana, firma l’ottavo album, a sei anni dall’ultima uscita, un ulteriore passo in avanti in una maturazione da fuoriclasse. Un’anima soul, blues, quasi gospel. Ogni tanto sbucano il Lou Reed, il Jeff Buckley o il Leonard Cohen più introversi, addirittura Ray Davies e i Kinks. Impressionano la capacità compositiva ed evocativa, la padronanza creativa e il livello artistico dell’album. Resterà tra i migliori dell’anno, senza dubbio.
AGOSTA – Reworked & Remixes
Il (non) musicista catanese rimette mano all’album inciso lo scorso anno, avvalendosi dell’aiuto di una serie di artisti della scena elettronica Etnea. Si viaggia tra trip hop, nu jazz, elettronica psichedelica, funk, tinte soul, lounge, chill out. Avvolgente, cerebrale, cinematico. Consigliatissimo.
APICE – Rumore bianco
Terzo album per il cantautore spezzino, con all’attivo anche il Premio Fabrizio De André nel 2019 e il Premio Bindi nel 2022, con dieci brani convincenti, minimali, arrangiati con grazia e raffinatezza. Il taglio compositivo e sonoro è pop folk, molto elegante e soffuso, che ben si addice ai temi esistenziali dei testi. Prodotto con particolare cura, un lavoro che merita molta attenzione.
ARKESIA – The wheel of the year
Il duo romano accarezza note antiche, scava nella tradizione folk celtica, ripercorre sentieri lontani nel tempo, atmosfere misteriose, in un album in cui la poesia arcaica si sposa a musiche mai corrose dal tempo. L’effetto è ammaliante e avvolgente, l’album gradevolissimo all’ascolto (con tanto di partecipazione di Tony Esposito alle percussioni in “Ostaria”). Stupenda la versione di “Scarborough fair” (già ripresa in chiave pop da Simon & Garfunkel).
NICCOLÒ AVANZI – Due volte uno
Esordio del cantautore gardesano che abbraccia il mondo del cantautorato più intimista e dai tratti sonori quasi ambient, con il pianoforte e voce a fare da componente dominante. Interessante l’uso dell’elettronica in certe ritmiche, in maniera discreta e perfettamente affine al mood delle canzoni. Un percorso che prelude a futuri ottimi sviluppi.
THE BOWERS – Pieno mezzo vuoto
Sei brani dai ritmi serrati e dai toni aspri, in cui convergono numerose influenze e ispirazioni. Dall’hardcore punk al grunge, dall’alternative al nu metal troviamo di tutto, bene amalgamato, con personalità, maturità stilistica e capacità esecutiva.
THE BRIGHTEST ROOM – s/t
Terzo album per la band milanese, composta da veterani della scena rock e alternative locale. Cambio recente di line up e nuove forze che aggiungono energia e potenza a dieci brani power pop, con tiro punk e influenze Sixties. A tratti ricordano band come Buzzcocks e Squeeze ma la scrittura è sempre matura, fresca e personale, soprattutto nella dimensione live. Da seguire.
BUZZ FACTORY – Labyrinth of Time
Esordio per il quartetto abruzzese con un album spigoloso e abrasivo che guarda al post punk anni 80 (Gang of Four), alle sue derivazioni successive (Fugazi), a quelle moderne (Fontaines DC, Yard Act, Hotel Lux). La band si muove bene tra queste sonorità, le composizioni sono particolareggiate e ben costruite, introducendo anche ritmiche funk e una vocalità particolarmente espressiva. Per i cultori del genere un lavoro più che ottimo.
CASINO ROYALE – Dainamaita XXX
Nel 30° anniversario dalla pubblicazione del favoloso e influente “Dainamaita” i Casino Royale ne pubblicano una ristampa in vinile in tiratura limitata con l’aggiunta di una confezione gatefold raffinatissima e i remix (particolarmente riusciti) dei brani “Treno Per Babilon” e “Re Senza Trono”. Per chi lo aveva perso un’occasione speciale per scoprire uno dei migliori album della musica “underground” italiana di sempre.
CCCP Fedeli alla Linea – Altro che nuovo nuovo
Registrato nel 1983 con la formazione iniziale con la voce di Giovanni Lindo Ferretti, la chitarra di Massimo Zamboni, la batteria di Zeo Giudici e il basso di Umberto Negri, è un documento degli esordi abrasivi e innovativi della band assurta a nuova vita, travolta da polemiche e adorazione isterica negli ultimi tempi, tra reunion, ristampe, mostra, film etc.
Due inediti, una cover dei DAF e un brano ancora embrionale, poi trasformatosi in “BBB”, a fianco di quelli che diventeranno classici. Per completisti alla ricerca di un passato irripetibile.
COLLETTIVO MIGRADO – Io non c’ero ma ero lì
Il Collettivo Migrado è una costola dei Modena City Ramblers con Davide “Dudu” Morandi e Massimo “Ice” Ghiacci assieme a Fabrizio Cariati e Marco V. Ambrosi dei Nuju. L’album è stato pubblicato il 26 febbraio a un anno esatto dal tragico naufragio di Cutro. Le sedici canzoni sono musicalmente affini alla band madre, folk rock in chiave semi acustica mentre i testi (incisivi e riusciti) sono storie per continuare a far vivere quegli uomini e quelle donne che hanno terminato la propria vita in fondo al mare. Un disco importante, utile per non dimenticare una delle tragedie più immani e vergognose della nostra Repubblica e stigmatizzare il velenoso clima che da anni permea la società italiana sui migranti.
COUCHGAGZZZ – Gosports!
Esordio per la band pugliese, frutto dell’unione di componenti di varie altre esperienze locali come Behind Bars, Bob Cillo & Mafia Trunk e Santamuerte. Ottimo e corposo punk rock, intriso di primitivo rock’n’roll, Ramones e di “deviazioni” care alla prima new wave americana, ancora figlia del punk (Devo in particolare). Band da tenere d’occhio.
RICCARDO D’AVINO – Autostop
L’esordio del cantautore torinese è un interessante e riuscito mix di influenze svariate, dalla classica canzone d’autore a momenti più rock, fino ad arditi salti in contesti sonori come reggae, country e dance. “Il guru” è probabilmente l’episodio più riuscito (vicino alla scrittura di Francesco Baccini), le nove canzoni sono tutte di ottimo livello compositivo, con arrangiamenti semplici e lineari ma efficaci. Una buona partenza.
GAB DE LA VEGA – Life burns
Quarto album, un’attività live frenetica e un sound sporco, duro e abrasivo di chiara ispirazione punk e hardcore che non esita ad assimilare spesso toni melodici che riporta a Green Day e Bad Religion. Accompagnato dagli Open Cages sforna un lavoro energico e pulsante, belle canzoni, efficaci, ben strutturate e di grande impatto. Ottimo.
STEFANO DENTONE con The Sundance Family Band – Growin up blues
Il bluesman livornese firma il quindicesimo album in carriera e ancora una volta esplora l’universo della tradizione folk americana, tra blues, country, tracce rock, soul e rhythm and blues. E’ una festa di colori e sapori, con brani eseguiti con sincera passione, credibilità, genuinità, particolarità sempre meno frequente nelle produzioni nostrane. Come sempre più che ottimo.
THE DEVILS – Let the world burn down
Il quinto album del duo napoletano (incluso il live dello scorso anno) si avvale della preziosa produzione di Alain Johannes (Chris Cornell, PJ Harvey, Queens Of The Stone Age) che ne esalta la potenza sonora, senza togliere nulla al consueto assalto sonoro selvaggio e primitivo. La formula è come sempre un riuscito cocktail di rock ‘n’ roll a tinte hard (dalle parti di White Stripes, Jack White e Black Keys), deep blues, punk, un’anima rockabilly (vedi la cover dei troppo dimenticati Crazy Cavan ‘n’ the Rhythm Rockers) e un taglio rock blues che guarda a cavallo di Sessanta e Settanta. Un album maturo, dal taglio internazionale, che esplode di energia in ogni canzone. Travolgenti!
LUCA DI MARTINO – Non importa la meta
L’esordio in veste cantautorale dell’artista siciliano ci regala dieci brani autografi (in italiano e usando, in due, il siciliano), prevalentemente eseguiti con chitarra acustica e voce e che guardano frequentemente allo stile compositivo, vocale ed esecutivo di Fabrizio De André. Il tono generale è lieve e raffinato, atmosfere sempre quiete e soffuse. Gli amanti della canzone d’autore italiana apprezzeranno.
DORIAN O.A. (Once Again) – Noumeno
L’eclettico artista romano giunge al nono album della carriera. Dodici brani in cui condensa parte delle varie strade artistiche intraprese durante l’attività iniziata nel 2017: canzone d’autore, elettronica, ballate di gusto prog, parti pianistiche di sapore neo classico dall’impostazione intimista, occasionali pennellate jazz. Un lavoro molto variegato e composito.
LUCA GIOVANARDI – Il vento soffia dove vuole
La colonna sonora dell’omonimo film di Marco Righi è scritta da Luca Giovanardi (anima dei Julie’s Haircut) che si cimenta anche con la complessa scrittura di parti per pianoforte e strumenti ad arco (oltre a una voce soprano). Il risultato è ovviamente pertinente alla visione del film ma funziona ugualmente in chiave di ascolto separato. L’atmosfera è sospesa, malinconica, struggente (culminando con la sempre stupenda “Passacaglia della vita”), l’approccio sonoro classicheggiante e ambient. Album elegante, colto e raffinato.
GOLD MASS – Flare
Il terzo capitolo della fortunata produzione di Emanuela Ligarò, in arte Gold Mass, ci porta ancora una volta in un interessantissimo progetto artistico e sonoro. I cinque brani si muovono tra elettronica, glitch, house e una particolarità comune a pochi in questo ambito ovvero riferimenti espliciti a trip hop e un’anima soul che permea le canzoni. Un ep di grande qualità, curatissimo nella gestione dei suoni e degli arrangiamenti, personale e originale.
THOMAS GREENWOOD and the TALISMANS – Ateş
Thomas Mascheroni (già chitarra e voce della band stoner bergamasca Humulus) in arte Thomas Greenwood, con i suoi Talismans confeziona uno splendido album (il secondo dopo “Ritual” dello scorso anno) di ispirazione psichedelica, a cavallo tra Sessanta e Settanta ma che non indulge in revival o nostalgia ma propone un sound attuale e non risparmia qualche occhiata alla post wave anni Ottanta e ad asperità stoner. Notevole.
HERSELF – Spoken unsaid
L’attività del polistrumentista palermitano Gioele Valenti si divide tra varie creature musicali, JuJu e Herself in particolare, che da anni gli procurano ottime soddisfazioni tra Italia ed Europa. Il nuovo album di Herself è un accattivante susseguirsi di atmosfere inquietanti, sospese, malinconiche, a tratti perfino minacciose e urticanti. Ci sono momenti di quiete psichedelica, altri più abrasivi e pulsanti che riportano a nomi come Sparklehorse, Pavement, Mercury Rev (per i quali, non a caso ha aperto il tour italiano del 2019). La particolarità saliente è il condensato di creatività e personalità che si respira nell’album, dal grande respiro internazionale. Materia di primissima qualità.
IN JUNE – Collapse
Secondo Ep (a cui si aggiunge una serie di singoli) per il trio romano, alle prese con un sound semiacustico, malinconico, allo stesso tempo con un’anima aggressiva e caustica. Melodie intrise di lirismo, supporto sonoro scarno e minimale, non lontano dalle recenti esperienze di Kristin Hersh. In attesa di un ascolto più corposo, un lavoro più che ottimo.
JUNE 1974 – Surreality
Federico Romano, alias June 1974, ha una sterminata discografia all’attivo, caratterizzata da una visione a 360 gradi della musica, senza limiti artistici ed esecutivi. In questo nuovo lavoro esplora psytrance, techno, house, dance, synth music. In “More” c’e’ alla voce Gregory David Roberts (scrittore di libri come “Shantaram”,”L’ombra della montagna”). Per chi apprezza l’ambito, un album da ascoltare.
INDIGESTI – Sguardo realtà / Osservati dall’inganno / Live in Lübeck 02.09.1987
La F.O.A.D. Records, in collaborazione con la band ristampa l’intera discografia degli INDIGESTI dal 1982 al 1987.
– “Sguardo realtà” gatefold 2xLP (con un intero LP extra di contenuti inediti 1982-83) mai uscito in vinile.
– “Osservati dall’inganno” gatefold LP (riacquisito e masterizzato dalla bobina originale).
– Live in Lübeck 02.09.1987” Gatefold LP+7” (contenente un bonus EP con tracce rare/inedite) mai uscito in vinile.
Il tutto arricchito da libretti con interviste, foto, flyer e grafiche dell’epoca.
Impressionante riascoltare la violenza sonora della band, un incrocio di Germs, Zero Boys e Bad Brains, arricchito da una tale personalità da fare diventare gli Indigesti un riferimento per l’hardcore punk di tutto il mondo.
Il tutto corredato da testi visionari, amari, introspettivi.
La band suonava benissimo, potentissima, acida, spietata.
LA CRUS – Proteggimi da ciò che voglio
Trascorsi vent’anni dall’ultima uscita discografica torna la band di Mauro Ermanno Giovanardi e Cesare Malfatti con il prezioso aiuto di Alex Cremonesi. Otto brani inediti e due rifacimenti di loro vecchi brani con ospiti illustri (Carmen Consoli e Colapesce/Dimartino). Il tratto dominante è l’immediata riconoscibilità del loro sound, un marchio di fabbrica che mette insieme la canzone d’autore più profonda (Tenco, Ciampi – vedi l’omaggio implicito del blues “Mangia dormi lavora ripeti” che richiama il suo “Andare camminare lavorare” – Bindi, Endrigo), con elettronica, post wave, pop (“Discronia”). Una pregevole conferma.
ANTONIO LANGONE – Abitare
Un buon ep di cinque brani che si muove all’interno della canzone d’autore italiana più classica, con richiami a una gamma di scrittura che va da Antonello Venditti a Lucio Dalla. Le canzoni sono sempre bene arrangiate, si muovono agilmente tra melodie gradevoli e un taglio malinconico, per un risultato finale più che positivo.
LEVIATHAN – Heartquake/Redux
Storica band del neo prog italiano degli anni Ottanta, i Leviathan tornano con il rifacimento dello storico album d’esordio pubblicato nel 1988. Le ispirazioni guardano a Genesis, Yes ma soprattutto ai protagonisti della scena inglese dell’epoca come Marillion e Pallas. I nuovi suoni restituiscono vigore e “luce” all’album che non mancherà di entusiasmare i cultori del genere.
LITTLE ALBERT – The road not taken
Uno dei chitarristi più espressivi del consesso rock blues italiano attuale, membro degli eccellenti Messa (spettacolare band psych/hard/stoner), firma il secondo album solista dopo il più che ottimo esordio con Swamp King di quattro anni fa. Rock blues classico, uno stile chitarristico che va dal Mike Bloomfield di Supersession a Johnny Winter, l’Alvin Lee solista, Steve Ray Vaughan. Tecnica di prim’ordine, gli appassionati apprezzeranno tantissimo.
MAGZ – Mi aspettavo di più
La band trevigiana ha alle spalle anni di svariate esperienze dei singoli componenti in ambito punk, hardcore, alternative. Che si condensano nei sette brani di questo ep, a base di un solido punk rock, tinto di varie influenze che spaziano dal beat (non a caso il lavoro è accompagnato da un bonus EP, dal titolo “Come potete giudicar” in cui la band reinterpreta tre classici del beat italiano) a momenti più vicini al rock classico. Ottimo lavoro che non deluderà i cultori del genere.
BOBBI MARCS – CantautoPop
Lo dice direttamente già il titolo di questo ep che ci troviamo in un contesto squisitamente pop, in cui a trionfare è la leggerezza. I quattro brani sono l’epitome dell’indiepop italiano, con qualche spezia funk e hip hop distribuite con discrezione. Un’ottima partenza, in attesa di ulteriore materiale a confermarne la qualità.
MARK and the CLOUDS – Machines can’t hear you
Marco Magnani ha un curriculum di tutto rispetto alle spalle (dagli Avvoltoi alla band di Arthur Brown) e con la sua nuova creatura firma ora il quarto album. Il contesto è fedele ai suoi gusti e alle origini artistiche, ben radicate nei suoni dei Sixties. La band spazia tra le mille anime degli anni Sessanta passando da Beatles a elementi folk, freakbeat, spediti pop beat. Al suo fianco vari ospiti, a sua disposizione una lunga serie di strumenti e strumentisti che rendono l’album ancora più variegato e colorato.
STEFANO MASINI – Tutto si aggiusta
Il cantautore e scrittore trevigiano torna all’incisione discografica a nove anni di distanza dal suo esordio. Sedici nuove canzoni che incrociano canzone d’autore (spesso direttamente influenzata dalla lezione compositiva di Francesco De Gregori) con pennellate di rock raffinato ed elegante. Aiutato da un largo stuolo di amici musicisti Masini confeziona un ottimo lavoro, molto curato negli arrangiamenti, in cui risaltano testi sempre incisivi e significativi, con un particolare sguardo ai temi attuali e sociali.
MAVERICK PERSONA – What Tomorrow?
Amerigo Verardi che è uno dei nomi più importanti dell’underground italiano degli ultimi trent’anni, con una lunghissima serie di opere di primo piano alle spalle, dagli Allsion Run a una pregevole carriera solista. Matteo D’Astore (in arte Deje), invece, un giovanissimo talento emergente della nuova musica elettronica e sperimentale. L’album che li vede insieme spazia in un universo senza limiti, attingendo dalle più svariate influenze, tra folk, canzone d’autore, ambient, jazz, psichedelia, sperimentazione. Un’operazione artistica personale, onirica, avvolgente, interessantissima.
MODERN STARS – Termination
Il trio romano aggiunge un ulteriore tassello alla sua ricca storia discografica. Ancora una volta molto personale e originale, attraverso un sound oscuro, cupo, dalle volute psichedeliche che attingono dalla lezione primigenia dei Velvet Underground, passano attraverso la dark wave anni Ottanta e approdano a band come Spacemen 3 e i Primal Scream più sperimentali. Il portamento è sempre solenne e ostile, i suoni abrasivi e urticanti. Una conferma.
MOONOISES – She-The Void
La band pugliese agisce in un ambito non scontato e poco praticato, mischiando tinte goth/dark a post punk, senza disdegnare inflessioni metal, shoegaze, post rock. Non di rado si sentono echi di Killing Joke, Sisters of Mercy e (soprattutto vocalmente nelle inflessioni alla Peter Murphy) dei Bauhaus. Un esordio (dopo un primo ep) claustrofobico, distorto, duro e spietato.
NABAT – Innacustic
Nato occasionalmente durante la pandemia, il progetto acustico dei Nabat, paradossalmente una delle band più incendiarie e rabbiose della Penisola, è proseguito dando grandi frutti, di cui troviamo finalmente traccia tangibile in questo CD. Dodici brani con la voce (e armonica) inconfondibile di Steno affiancata dalla chitarra acustica di Marco Farini in cui si passa attraverso i classici della band (da “Scenderemo nelle strade” a “Nichilistaggio” e “Asociale Oi!”) e due novità come “Fuori dal ghetto” e “Questa notte a mezzanotte”, cover italiana di “Midnight special”, blues tradizionale portato alla notorietà da Leadbelly. Le canzoni funzionano tremendamente bene in chiave country blues e non perdono mai lo spessore originario ma in certi frangenti acquistano ancora più vigore e significato. Eccellente.
NAGUAL – And Once The Storm Is Over
La band piacentina ha una lunga esperienza alle spalle che emerge in tutta la sua maturità stilistica, compositiva ed esecutiva nel nuovo album. Un lavoro, registrato e suonato impeccabilmente, che condensa il bagaglio culturale e artistico dei Nagual, che attinge dall’hard rock e dal prog più eclettico e vivace degli anni Settanta ma guarda insistentemente al grunge dei Novanta. In mezzo tanta personalità e padronanza della materia. Più che ottimo.
NUBI SPARSE – Cose buone
Il quintetto vicentino all’esordio (dopo una serie di precedenti esperienze discografiche) con un buon ep di cinque brani in cui si mischiano indie, rock, pop e un approccio minimale e ruvido. Il risultato è molto gradevole e lascia ben presagire per una proposta più ampia in un album.
ONCEWERESIXTY – Loco sunset Boulevard / Ghetto Blast Noise Mach
Il trio vicentino torna con un doppio Ep di nove brani che spaziano su ambiti sonori e ispirativi molto ampi pur avendo riferimenti immediatamente riconoscibili, tra Pavement, Sparklehorse, Wilco. Ma le canzoni hanno frequenti afflati psichedelici che si uniscono a una base folk rock, qualche pennellata post rock, un sound crudo che attinge da lontane influenze (Velvet Underground e Modern Lovers, i Dinosaur Jr in “Pills”) e dall’irruenza del primo punk. Una miscela ammaliante e personale. Ottimo.
ORGAN SQUAD – I’ll get you (boogaloo) / Hold on
Nuovo singolo per il quartetto modenese, come sempre alle prese con un Hammond sound che guarda ai classici riferimenti del genere (da Booker T and the Mg’s al primo James Taylor Quartet e ai Corduroy) ma con un’energia e un tiro garage beat. A fianco della facciata A”I’ll get you (boogaloo)”, perfettamente in linea con le suddette influenze, una bellissima e riuscita versione del (purtroppo) oscuro classico “Hold on” dei Fleurs de Lys (originariamente cantato dalla vocalist sudafricana Sharon Tandy). In trepida attesa di un album!
REKKIABILLY – Spaghetti Jive
Si definiscono gli inventori dello Swing Punk e in effetti non hanno tutti i torti. Nei dieci brani dell’album c’è tanto swing, una bella dose di rockabilly, una sezione fiati scintillante, Stray Cats, Fred Buscaglione, Ladri di Biciclette a profusione e un’attitudine punk a dare tiro ed energia. Il disco ha un potenziale commerciale immenso, pur nei tristi tempi di trap e affini. L’augurio è di riuscire a fare breccia nelle orecchie e cuori giusti.
ANDREA ROCK & THE REBEL POETS – Mnà
Nuovo Ep per Andrea Rock a poca distanza dal precedente “True Stories“, per raccontare, in occasione dell’8 marzo, le vite di quattro donne che hanno lasciato il segno nella memoria e nella cultura irlandese. Il tutto condito dal consueto impetuoso sound che mischia tradizione folk irlandese e travolgenti, rabbiose, compatte ritmiche punk. Una conferma.
ROS GOS – No place
Il terzo album del musicista lombardo, Maurizio Vaiani, prosegue un percorso negli inferi esistenziali che hanno caratterizzato i primi due lavori. Il nuovo disco personalizza l’identità artistica di Ros Gos, pur mantenendo forti legami con le influenze originarie (da Mark Lanegan all’incedere alla Johnny Cash di certe ritmiche). L’atmosfera è romantica e malinconica, struggente a tratti, i suoni ben curati e perfettamente adatti al mood dell’ottimo lavoro.
SFREGIO – Malmignotta
La band ligure di nuovo super attiva, dopo un breve periodo di scioglimento. Il quinto album ribadisce la loro peculiarità, fatta di un sound violentissimo tra metal in odore di punk (Motorhead+Anthrax), testi volutamente volgari, sguaiati, ironici, incuranti dell’insopportabile politically correct. Nove brani che non lasciano scampo, suonati con estrema competenza, tanto vigore e, soprattutto, evidente divertimento.
SOLO – The importance of words (songs of love, anti-capitalism and mental illness)
Molto interessante l’esordio dell’eclettico polistrumentista che spazia senza difficoltà tra psichedelia (dagli Stones tardo Sixties ai primi Tame Impala), rock, grunge, sperimentazione, in un caleidoscopio di suoni e riferimenti più svariati. Il tutto trattato con estrema competenza creativa e, soprattutto, capacità compositiva. L’album scorre veloce e invita a un riascolto per scoprire nuovi stimoli e colori sonori. Più che ottimo.
GIANLUCA TESTA – Superliminale
Gianluca Testa è un regista e attore che vanta numerose partecipazioni a film internazionali e fiction in onda in Italia sulle reti RAI e Mediaset e all’estero. A cui affianca l’attività di musicista, ricca di pubblicazioni che si sono succedute nel corso degli anni. Il nuovo album lo coglie alle prese con dieci brani autografi all’insegna di un cantautorato virtuosamente disordinato, in cui si passa da ballate semi acustiche a momenti più rock e a canzoni più articolate compositivamente (“Selva oscura” che riporta al migliore Alberto Fortis). Lavoro più che riuscito e accattivante.
TIN WOODMAN – Crystal clear
Insolita incursione in atmosfere acustiche per una band abituata a ben altre sonorità (tra rock, glam, elettronica). Nell’ep cinque brani: due rivisitazioni da precedenti esperienze discografiche, il compimento di una ghost track, la riuscita cover di ‘Sonnet’ dei Verve, da “Urban Hymns” e l’ottimo inedito ‘Ponderate Man’ di gusto country blues. Attendiamo sviluppi con impazienza.
TRAUM – s/t
Luca Ciffo (chitarra, basso), Lorenzo Stecconi (chitarra), Luca T. Mai (sintetizzatori, sassofono) e Paolo Mongardi (batteria) sono componenti di altre esperienze musicali (Fuzz Orchestra, Lent, Zeus!, Zu), alle prese con lunghe sperimentazioni, nate da un mese in comune a improvvisare. Gli otto brani sono lunghi mantra cerebrali e ipnotici dall’impronta psichedelica/ avant rock/ kraut rock con momenti ambient. Gli appassionati del genere troveranno gioia per le loro orecchie.
TOMMASO VARISCO – These gloves
Secondo album per l’artista veneto, accompagnato da Luca Swanz Andriolo e Stella Burns alle chitarre e, al basso, batteria e direzione artistica, Lorenzo Mazzilli, oltre ad altri ospiti che rendono il lavoro una sorta di sforzo collettivo. “These gloves” è caratterizzato da atmosfere folk rock blues debitrici alla lezione di Nick Cave e Mark Lanegan, oltre alla Doorsiana – fino al midollo, a partire dalla timbrica della voce – “Lost souls”, dal tratto solenne, cupo e dolente. I brani sono composti con molta cura ed eseguiti con un pathos intensissimo. Interessante e personale.
VERRONE – Legna per l’inverno
Sei canzoni attraversate dal filo conduttore del viaggio, adagiate su atmosfere sonore lievi e vellutate, dal tratto prevalentemente semi acustico, che riportano alla mente la scrittura di Fabio Concato ma spaziano nella tradizione classica della canzone d’autore italiana. Un lavoro dagli arrangiamenti curati, ben fatto e di notevole gradevolezza.
VOTTO – Gli ultimi istanti delle nostre vite precedenti
Secondo album (a cui si aggiunge anche un ep) per la band piacentina, attiva dal 2018 con un sound estremo, tra screamo, post hardcore e hardcore, talvolta al limite del grind. La band è maturata, i brani sono sempre ben strutturati, mai scontati, suonati alla perfezione per il genre e con la giusta attitudine.
VIDEO
BIAGIO ACCARDI – Il bene, ADIRONDACK – Lovely fall, ADRIACO – Assedio, MARTINO ADRIANI feat. Pierpaolo Capovilla – Rospo, ALCHEMICA – Lividi nel cuore, GLI ALLUVIONATI DEL LISCIO – Dai dai Gresini, ALTOMARE – Mi fai impazzire, ALTROVE – Animali, PASQUALE APRILE – Ordinary day, ASSALTI FRONTALI – Fanculo ci siamo anche noi, ASTRONAUTI – Unici, CHIARA ATZENI – Dove sei, BANDA LEON – Un canarino rosso, BLADE – Moncler, BLU DI PRUSSIA – Le cover band (Odio), SAMUELE CARA – Non lo faccio più, ANNACHIARA CECERE – 23 drammi, CERRY – Scomoda, CHROMOSPHERE – Barba di Bosco, CHIA – musica., COCA PUMA – Porta Pia, THE JOHNNY CLASH PROJECT – I am a crime, COMESCUSA – PSSC RMX, MARIA GRAZIA COSTARELLI – Sola, GIUSEPPE D’ALONZO & THE BOOGIE BOMBS – Mattinieri del tempo, DAIMON – Daimøn, EMILY DE NANDO – Signora, DAVIDEFARE – Buio dentro, DHARMA – Kairos, DJ FAXBEAT – Secondo me, CHRISTIAN DIOTTO – Anche questa volta, DITTATVRA – Sto bene (se mi dici ti amo e poi ti tagli le vene), DOUBLE G – Hangover, DR.GAM – The Way Out, EDHERA – Volano le pagine, ELLY – Stringimi, ESSEFORTE, Antiking, Dredd MC – Immortale, DANIELE FARAOTTI – Calano i colli, FILIPPO FERRANTE – Come le note, FLAT FIFTY – Suspicious Mind, FOGGY PROJECT – Intendente, FRANK NEVER DIES – Red Moon Rising, FRANKSPARA – Un Mondo Un Po’ Più Ampio, FREAKYBEA – Questa canzone, YOLY GARCIA – Mi Principe Azul, DINO SUPERDEE GEMMANO & Katiuscia Ruiz – The only one, GIOOGE & il mondo alla rovescia – Fermati, GOLD MASS – There should be sky above you, JAYWOLF – Angels of mud, JOLLY ROX – Shake it all, K-ANT – Ma maison, KAMA (feat Lele Battista) – Come falene, LaNobileA feat BARBARA CATERA – Zagara, miele e sale, FREEDA HANAMI – Inside of me, AIRA HATTORI – Gli amanti di Place Dalida, L’ISOLA DEI CIPRESSI VIVENTI – Angeli, LAPELLE – In my soul, LARAGOSTA – Sulla mia pelle, MASSIMILIANO LAROCCA – Nessun perduto amore, ALESSANDRO LIBERINI – Domani, LEOMECONI – Guastafeste, MARCO LIGABUE – Anima in fiamme, LIGHTHOUSE – Salvador Dalì, LINDA COLLINS – Sunbeams, LITTLE ALBERT – See my love coming home, LODEM – Qulo o talent, LVCRIME – PMA ft. Positive, ALEX MADA – E’ tutto ok, MARGH – Verde Non Esiste, FABIO MARTORANA – Sono Felice di Farti Sapere , MARUCHI – Vetro, FRANCESCO MARZIO – Molecole, STEFANO MASINI – Tutto si aggiusta, ANA CARLA MAZA – Caribe, PAOLO MIANO – Un mazzo di fiori, MOIS G – Abisso, MR&MRS – Milano, MORGAN PANELLA – Si, certo l’amore, VITTORIO NACCI – Il bisonte, NAGUAL – Waterwall, NITIDI – Energia, IGOR NOGAROTTO – Eleonora sei normale, NOITE – Diventano bosco, NOVECENTO – Bluff, PINO NUVOLA – Rupicapra, OLUMA – Cooking Time, OMINI – Go catch ‘em, OODAL – Polvere, OSEA CODEGA – Soundcheck, PALMER GENERATOR – Live Session: Ventre III, PAPA V – Non la Sopporto feat. Artie 5ive (prod. Fritu), EMILIANO PEPE – Born slippy, PINHDAR – Frozen Roses, TIZIANO POPOLI – Prima danza, JOHN QUALCOSA – Venere senza colori, RAESTA – Andrea, RAGAZZE PUNK – Luv U, THE REDNECKS – In a different sky, REKKIABILLY – Bettie Page feat. Cesko from Après La Classe…, REINA – Chissà dove, ALESSIO ROSATI – Raccontami, ROSMY – Quale allegria, ROSSOMETILE – Sangue e Seduzione, SARIFE & the ANGELS OF LIBRA – Baby when you hold me, MATTEO SAU – Eggià, SERENA SCHINTU – Il segno dei vincenti, SEMPLICEMENTELUIGI – Bussola (il giorno in cui capiremo), GIACOMO SFERLAZZO – Fammi passari, SONS OF SILVER – Tell me this, SOULS OF DIOTIMA – Another Day in Paradise, BRUCE SUDANO – Talkin’ Ugly Truth, Tellin’ Pretty Lies, TAMBURI NERI – La notte, TARTAGLIA ANEURO feat. Lucky Salvadori – Pazzià, LA TEMPESTA GENTILE – Senza nome (Sole), ROBERTA TONDELLI – Murì, TUPPENNY BUNTERS – T Time, UDDE – Luci, CRISTINA VALENTI – Vai via, ELOISE VIOLA – Listen, VIRTUS – Heartical, PAOLO ZANGARA – Non mi sembrava un capriccio, GUIDO ZITTI – Perdu silence, YOUNG KRAM – Ancora, WENT – Idealizzami, MAXX ZY – Amore Cosmico
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