Novembre 2025. Il riassunto del mese
Come ogni mese procediamo a un riassunto delle recensioni e dei video pubblicati.
Nel mese di novembre 2025 abbiamo recensito 32 album e presentato 103 video.
Nel 2025 abbiamo finora recensito 429 ALBUM e presentato 1104 VIDEO.
ALBUM
217 – In Your Gaze
Torna la band abruzzese con il primo album della carriera, iniziata nel 2017 e che aveva finora all’attivo un solo ep. Dodici brani brevi e fulminanti, che partono dall’hardcore punk più classico per spostarsi verso umori oscuri di stampo punk dark (vedi alla voce Killing Joke o 45 Grave). C’è anche, a tratti, uno sguardo all’indimenticata esperienza della Rollins Band. Sound potentissimo, esecuzione impeccabile, tanta giusta attitudine, dal vivo li immaginiamo travolgenti.
AA.VV. – Difficult Children Cup
La benemerita Venti3 di Stefano Gilardino raccoglie in un ep in vinile di quattro brani le band che sta spingendo con la consueta passione e abnegazione. Tiratura limitata in 150 copie con tanto di aggiunta di figurine adesive delle band. Aprono i Twerks con la loro miscela di Buzzcocks, garage e elementi post punk, proseguono i 20 Minutes con un brevissimo e sporchissimo punk blues di ispirazione Pussy Galore / Jon Spencer / Cramps. Con gli Spectre si vola in atmosfere post punk alla Killing Joke, dal sapore goth. Con i bolognesi Chow i ritmi esplodono al limite dell’hardcore, mantenendo un groove garage punk. Un ep semplicemente perfetto.
JOE ALLOTTA – Transition
Batterista e compositore, ma anche cantante, Joe Allotta ci propone un album molto articolato, curatissimo da un punto di vista compositivo, sonoro e produttivo. Il contesto creativo si muove tra drum and bass, jazz, fusion, nu soul, accostandosi, non di rado, alle movenze care a Yussef Dayes. Un lavoro dal respiro internazionale e di qualità altissima, soprattutto nell’abilità di cogliere al meglio i cambiamenti in corso nella musica moderna.
AROUSAL – Chimaera
La band emiliana firma un album d’esordio molto elaborato, sia compositivamente che a livello strumentale. A una base di chiara ispirazione grunge/alt rock (che guarda non di rado a Soundgarden e primi Pearl Jam) si affiancano influenze stoner e psichedeliche, tentazioni hard rock, addirittura folate prog. Il suono chitarristico è minaccioso e dalle tinte scure, la ritmica possente impatta pesantemente, la voce svolge un egregio lavoro. Una partenza più che soddisfacente.
ATOM LUX – Voidgaze Dopamine Salad
Il polistrumentista, autore e cantante cilentano, trapiantato a Roma, dopo una variegata carriera che lo ha portato a vagare tra innumerevoli esperienze musicali, arriva all’esordio solista con un album sorprendente per varietà stilistica. Un caleidoscopio di riferimenti, dalla psichedelia allo stoner, dai Gong, ai King Gizzard & the Lizard Wizard, Primus e tanto altro, elementi prog, cambi ritmici, grande capacità tecnica ed esecutiva. Notevole e molto interessante.
BAM!BOX ORCHESTRA – Lovers’ Course
La folle band napoletana è sicuramente cresciuta apprezzando tutto quel sound, sporco, gracchiante e spericolato, che dai Cramps passa per i Gories, Pussy Galore, Jon Spencer Blues Explosion, Oblivians, tra i tanti. I dodici brani di questo album parlano chiaro. Rock ‘n’ roll malsano e brutale, sgangherato, aggressivo ma sempre divertente, suonato con passione e noncuranza per ogni possibile sbocco commerciale. E per questo ancora più bello.
ALBERTO BAZZOLI – Azzurra
Il musicista, compositore e art director emiliano, attuale tastierista dei Baustelle, già anima dei Superpop, pubblica il secondo album solista in cui viaggia in otto brani strumentali tra lounge music, folate City Pop, jazz, atmosfere care ai film italiani anni Sessanta/Settanta, con uno spiccato gusto vintage. Inutile sottolineare quanto l’ascolto sia gradevole e gustoso, leggero e divertente. Soprattutto perché ricco di idee, cura e competenza.
BEE BEE SEA – Stanzini Can Be Allright
I Bee Bee Sea macinano da anni un poderoso mix di garage, psych rock, punk, power pop, a cui nel nuovo album aggiungono anche una manciata di glam (vedi l’iniziale “Holy Money”). Il sound è grezzo, diretto, urgente, ruvido, minimale, le canzoni hanno sempre la giusta carica e attitudine. I dodici brani scorrono veloci ma non per questo sono di semplice costruzione. Anzi, la composizione è spesso elaborata, con melodie e approcci ritmici variegati e mai scontati. Ancora una volta, più che ottimi!
DAVE BOLO – Paura del domani
Secondo album per il cantautore rock lombardo, già nei Cinqueventi, pubblicato nell’insolito e sempre affascinante formato in audiocassetta in tiratura limitata. Prodotto da Max Zanotti con nove brani autografi e un’aggressiva e compatta cover di “Polvere” di Enrico Ruggeri. L’album viaggia su binari tipicamente rock (con predilezione per atmosfere hard). Chitarre in primo piano, ritmiche serrate, ottime melodie, al servizio di canzoni sempre efficaci e convincenti. Un ottimo lavoro.
CAPPUCCIO COLLECTIVE SMOOTH – Breathe
Un album di immensa classe in cui il jazz incrocia atmosfere blues, pop, lunghe, soul, fusion, funk. Il mondo è quello di George Benson, Al Jarreau ma anche degli anni Ottanta di Sade. La qualità esecutiva è stupefacente, avvalendosi dell’apporto di strumentisti eccelsi che ben si affiancano alla chitarra di Mimmo Cappuccio e alla meravigliosa voce di Annina Galiano e le armonie di Cristina Massaro. Eleganza e raffinatezza, basti l’ascolto delle cover di “Summertime” e di “September” degli Earth, Wind and Fire. Super!
CARNIVAL OF FOOLS – Towards The Lighted Town
L’ultimo album della prima band di Mauro Ermanno Giovanardi, uscito nel 1993 su Vox Pop, solo in formato cd, rivive grazie alla nuova masterizzazione di Area Pirata, per la prima volta in vinile (tiratura limitata di 300 copie). Blues malato, ancora tinto di scorie punk, registrazione e produzione impeccabili, grandi canzoni e la benedizione di Nick Cave e Beasts of Bourbon, a cui si avvicinano tantissimo. Sarà il loro canto del cigno, Giovanardi andrà verso nuovi orizzonti con i La Crus. Disco notevole!
TIMOTHY CAVICCHINI – Servirebbe un miracolo
Come frontman degli Ostetrika Gamberini gira l’Italia con il suo spettacolo live ma anche in studio ci sa fare, eccome. Un repertorio tipicamente rock, venato da un approccio grunge (soprattutto nell’epica che ha caratterizzato buona parte della carriera dei Pearl Jam) ma che non disdegna intense ballate, sempre ruvide e aspre (vedi la conclusiva cover – live – di “Senza fare rumore” dei Timoria). Produzione eccellente, grande voce, band in gran spolvero nell’esecuzione, precisa e arrembante.
DAGMAR’S COLLECTIVE – Symmetry
Dagmar’s Collective è un collettivo/supergruppo attivo dal 2013, capitanato da Dagmar Segbers, cantante e cantautrice tedesco-olandese. Ad accompagnarla vere e proprie eccellenze della musica italiana. Il sound abbraccia un ambito molto vasto, tra jazz, soul, suggestioni latine, blues, un gusto lounge, con una raffinata ed elegante veste pop. Arrangiamenti ed esecuzione impeccabili, voce calda e avvolgente, per un disco di primissimo livello.
MASSIMO GALASSI – Oscura
Il cantautore toscano torna con un album crudo, immediato, scarno e diretto. Solo chitarra acustica e voce, che trasudano sincera e genuina passione, un’anima indissolubilmente rock, un’inguaribile fede nel potere taumaturgico della musica. Le liriche rispecchiano un periodo “oscuro” che si proietta nel quasi omonimo titolo del disco (disponibile in CD e irreperibile, volutamente, nelle piattaforme musicali). C’è anche una riuscita cover dei Gerson a completare un’opera di sicuro valore.
GIORNI APPESI – Metanoia
La band fiorentina arriva all’album d’esordio, autoprodotto, con un sound abrasivo e travolgente che guarda alla lezione dei Rage Against The Machine (vedi “Castelli di fango”) ma è in grado di aprirsi anche a influenze atipiche nel contesto dell’album (il reggae punk di “No alla terra”). C’è anche un’anima ritmicamente funk (che riporta ai loro conterranei, i sempre troppo sottovalutati Malfunk), sguardi all’alt rock e al grunge. Compongono molto bene, suonano convinti e con la giusta attitudine. Ottimo.
DIANE KOWA & the PIAGGIO SOUL COMBINATION – Allnighter Material
Torna ad incidere la miglior soul band italiana ma che può vantare di avere pochi rivali al mondo, soprattutto dopo l’aggiunta vocale della stupenda Diane Kowa. Il nuovo album rispetta tutte le aspettative, dopo una serie di lavori sempre a livelli di eccellenza, snocciolando brani autografi di gran classe, fedeli al soul sound più classico, con incursioni nel Northern Soul, rhythm and blues, funk, gospel e blues. Il tutto suonato e interpretato nel migliore dei modi e con classe cristallina. Consigliatissimo e ai vertici tra i migliori dischi italiani dell’anno.
KOZMINSKI – Un oceano di zeri
Molto interessante il connubio tra alt rock e canzone d’autore della band milanese, che firma il suo quarto album con dieci nuovi brani autografi. Rilevante la maturità compositiva e la cura delle sonorità, grazie a una produzione attenta e precisa. Volendo cercare riferimenti si possono sentire echi di Lucio Battisti quanto dell’ indie rock americano degli anni 80/90 ma è inutile farlo perché ciò che rende il lavoro encomiabile è la personalità della band.
LALADRA – s/t
Un progetto anomalo e sorprendente quello che unisce le musiche e la produzione artistica di Federico Poggipollini con la voce e i testi di Susie Regazzi. Sonorità new wave elettroniche con un approccio post punk e algido ma che non disdegna melodie pop molto fruibili (“Paura è amica” ad esempio), nonostante l’uso di una voce prevalentemente declamata. Un lavoro di pregio, fuori dalle proposte più consuete della scena musicale attuale e per questo ancora più convincente e personale.
LUDMILLA SPLEEN – Potlac
Il duo noise marchigiano torna dopo cinque anni di silenzio discografico con il quinto album. Sette brani potenti, abrasivi, dissonanti che partono dai primi Sonic Youth, passano attraverso i Fugazi, il post hardcore, la minacciosa visione artistica di Michael Gira, sia con i Circus Mort che con gli Swans. Materiale incandescente, difficile da maneggiare ma efficace e dinamitardo al punto giusto.
MARS ERA – Calce
Al terzo album, la band fiorentina abbandona l’inglese per l’italiano, mantenendo però intatto l’approccio sonoro, in chiave stoner rock, grunge, alt rock, un pizzico di psichedelia, tra Pearl Jam, Queens of the Stone Age e i nostri Ministri, Afterhours, Verdena, Karma, Ritmo Tribale. Chitarre in primo piano, ritmica possente, voce perfettamente consona all’ambito in cui si muovono e composizioni molto curate e perfettamente eseguite. Gli estimatori del genere ne saranno soddisfattissimi.
MESSINESS – s/t
Sorprende per qualità e versatilità artistica l’esordio della band milanese, guidata dall’estro di Max Raffa, cantante, compositore, polistrumentista, scrittore e sociologo. L’album si snoda in direzioni sempre differenti, ricche di contaminazioni tra psichedelia, echi di Britpop (“Previous life” su tutte), omaggi espliciti ai Caravan (“Eternity Unbound”), la sperimentazione di “Optmised”, retaggi “Baggy/Madchester” e tanto altro. La qualità della scrittura è alta, la produzione artistica perfetta, un lavoro dalle grandi possibilità.
METANOIA – Se non fosse tutto qui?
Secondo ep per la band abruzzese. Cinque canzoni che spaziano in diversi ambiti sonori, da momenti acustici e non lontani da una dimensione pop, a situazioni più elettriche, rock, ai confini con il grunge. Il disco mischia rabbia e malinconia, con brani innervati di energia e una vena compositiva di più che ottima qualità. Attendiamo ora un album.
MISTERISEPARLI – Mondo Exotico
Il secondo album del duo pescarese ci avvolge in un pulsante mondo elettronico che attinge da svariate influenze e stili. Ci sono pennellate lounge e visioni psichedeliche, venature jazz, atmosfere trance e cenni house. Una miscela ben fatta, molto curata, in cui le composizioni hanno un taglio maturo, respiro internazionale e abbondanza di creatività.
OVERA – Divergenze condivise
L’ottavo album della band pistoiese ne conferma, oltre all’ovvia maturità, tutte le qualità compositive ed espressive. Unendo canzone d’autore a elettronica, new wave ed elementi strumentali popolari come la chitarra battente, il flicorno, il mandolino, producono un lavoro particolare, originale, avvolgente, distintivo. Il mondo in cui ruota la band è affine a quello di Andrea Chimenti o del compianto Paolo Benvegnù (a cui è dedicato il disco), la cui voce compare in due bonus track, nel formato CD, nei remix dei brani “Polvere” e “Se fosse noi”. Ma c’è una personalità ben precisa che rende l’album di alta qualità e di grande profilo artistico.
PERIZONA EXPERIMENT – 25
Venticinque anni di attività festeggiati con un album dalle mille sfaccettature. La band spazia da (prevalenti) atmosfere liquide e psichedeliche a grintosi episodi tra hard e stoner (“Politicheis part 1”, ad esempio, il miglior brano dell’album) ma si apre anche a post rock, new wave, ritmiche dub. Il tutto suonato con precisione, totale apertura mentale, senza porsi limiti artistico/creativi. Un lavoro efficace, ricchissimo di spunti e di notevole livello qualitativo.
SASIO – s/t
Dopo una lunga esperienza con i Sula Ventrebianco, vari premi e riconoscimenti, Sasio parte con un nuovo progetto, una carriera solista, che si apre con un album intenso, sanguigno, verace, potente. Gli undici brani si muovono tra elettronica, canzone d’autore, tradizione folk partenopea, rivisitata in chiave attuale, fresca e moderna. Una miscela convincente e innovativa che attinge da radici solide ma si lancia verso il futuro. Una base di partenza di grande classe ed eleganza compositiva.
SLOW WRITER – American Park
Il primo album del duo riminese è un intenso viaggio in atmosfere acustiche, che si tingono di colori psichedelici ma che vantano uno stretto legame con matrici blues e con la canzone d’autore americana (da Neil Young a Joni Mitchell). Non è un ambito artistico in cui è facile muoversi, tanto è già stato, nel tempo, sperimentato ma gli Slow Writer si destreggiano alla grande, perfettamente a loro agio. Molto alto il livello compositivo, di respiro internazionale. Un ottimo lavoro.
STERBUS – Black and Gold
Un lavoro molto interessante, dalla genesi particolare, in piena pandemia, sviluppatasi progressivamente intorno all’iconica figura di Virginia Wolf, in una sorta di concept. I brani, scritti e arrangiati da Emanuele Sterbini e Dominique D’Avanzo, suonati insieme a musicisti ospiti della scena romana ed inglese, viaggiano in sentieri sonori difficilmente collocabili, tra folk inglese, psichedelia, blues, in una miscela visionaria, tra atmosfere sospese, semi acustiche che amano guardare spesso agli anni a cavallo tra Sessanta e Settanta. Un lavoro anomalo e originale, pressoché unico nel panorama italiano ma non solo.
JOHN STRADA – Basta crederci un po’
Il cantautore emiliano firma il nono album di una ricca carriera. La canzone d’autore più sanguigna e sincera incontra il rock e il blues, andando a braccetto con la lezione di Luciano Ligabue e Massimo Priviero, privilegiando atmosfere malinconiche e introspettive. Un album ricco di poesia di strada, di sguardi alla realtà circostante, di anima, di cuore che conferma la statura artistica dell’autore.
TAMPAX – Tampax in the cuntry / Iraq ‘n’ Roll Is Dead
La mitica band friulana, la prima, con i conterranei Hitler SS a pubblicare, nel 1978, un disco punk, torna, a dieci anni dall’ultima testimonianza sonora, con un 45 giri che, come sempre, sorprendente, caotico, anarchico. Sul lato A un country punk serrato, divertente, travolgente, nella B side un punk n roll ai limiti del noise. Un’altra rara testimonianza di una storia che non smette mai di stupire.
TIRATURA LIMITATA – s/t
Tornano, grazie alla lungimirante opera dell’etichetta Area Pirata, le tracce perdute della band milanese che, pur molto valida, non ebbe mai la giusta esposizione, in quegli anni Ottanta nella scena del “nuovo rock italiano”, così ricca di nomi, dischi, iniziative. Eppure avrebbero meritato tantissimo, come testimonia questo album che raccoglie tracce di un ep mai pubblicato, brani demo in studio e live, più una nuova registrazione, cover di “Doesn’t make it alright” degli Specials, incisa da poco. Marcate influenze Clash, quelle più evidenti e palesi, ma tanto altro, rock, punk e poesia. Un ennesimo tassello a completare la storia di un’epoca irripetibile.
ULAN BATOR – Dark Times
Torna la band di Amaury Cambuzat, a lungo vicina al nostro Consorzio Produttori Indipendenti e con alle spalle trent’anni di prestigiosa attività di elevatissimo spessore. Il nuovo album conserva le matrici e le dinamiche che hanno sempre caratterizzato il gruppo, tra noise, post punk, atmosfere cupe e minacciose e uno sguardo particolare alla canzone d’autore francese. Personalità e maturità, capacità compositive collaudate e di primissimo livello per un’ennesima prova d’eccellenza.



Commenti recenti