LUIGI FARINACCIO – Sotto il mantello della luna
Un lavoro che affonda le radici nella canzone d’autore italiana con un particolare sguardo alla dimensione più rock, dalle parti di Ligabue.
Un lavoro che affonda le radici nella canzone d’autore italiana con un particolare sguardo alla dimensione più rock, dalle parti di Ligabue.
Un lavoro di grande respiro internazionale, avvalorato da una serie di ospiti italiani e inglesi, spaziando in vari ambiti sonori, dall’hip hop al soul a un imprevedibile momento più rock (“Gameplay”).
Un sound feroce e torrenziale in cui si mischiano doom, stoner, epic metal, il tutto suonato con estrema perizia tecnica e una carica invidiabile.
Undici brani autografi che viaggiano tra canzone d’autore italiana, un rock chitarristico lineare, in perfetto bilico tra spontaneità e raffinatezza, echi di Virginiana Miller e sapori “americani” anni Ottanta.
Dieci brani autografi che partono da una base new wave (dalle parti dei Bluvertigo) per espandersi liberamente verso ambiti disparati, dal pop a estremismi sonori, dance, indie pop, canzone d’autore.
L’album d’esordio attinge da varie componenti della canzone d’autore italiana ma con un costante groove di retaggio soul funk, sia a livello compositivo che ritmico.
L’ispirazione attinge palesemente dal blues più profondo ma l’aspetto interessante è la rivisitazione che ne fa, guardando al “desert sound” di Bombino, Tinariwen, Mdou Moctar e anche a Jack White, Fantastic Negrito e Black Keys.
L’esordio della band milanese, dopo una serie di singoli come antipasto, si muove nell’ambito ironico/demenziale, su basi caratterizzate da un pop rock fruibile, energico, di stampo chitarristico.
Il duo ama elettronica e un gusto per un pop dalle impalcature compositive complesse e ricercate con un sapiente uso di elettronica e trame più rock.
Musicalmente si dipana tra deep blues, tocchi psichedelici, un approccio oscuro e dolente che riporta spesso a Nick Cave e Mark Lanegan.
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