CLAUDIA ATTIMONELLI – Estetica del malessere. Il nero, il punk, il teschio nei paesaggi mediatici contemporanei
Un saggio particolarmente approfondito sull’uso del “nero”, del teschio, dello “scuro”.
Da quello della pelle che passa dall’irriverente Josephine Baker al “minaccioso” di Grace Jones all’estetico fatto di vestiario e di apparenza (“Diventare neri” in seguito all’esposizione al sole o all’uso divenuto una tendenza negli anni 90 delle lampade solari, significava prendere le distanze dall’estetica del malessere che prediligeva il pallore e l’assenza di segni esprimenti floridezza e salute.”).
Un’analisi colta e filosofica dell’estetica del malessere, che ci porta all’interno di concetti e liguaggi, chiarendone alla perfezione l’uso nella società odierna.
In mezzo transitano le figure di Darby Crash, Crass, Lydia Lunh, David Bowie, Pete Doherty.
Un testo da approfondire, denso di spunti e riflessioni.
Oltre il nero drammatico, quello formale e conservatore, vi è il nero irriducibile della pelle nera che condivide semioticamente uno stato di traduzione e interpretazione sempre in atto, suo malgrado.
Per l’Occidente bianco questo nero è stato associato all’idea della pelle non lavata bene rispetto alla pelle bianca.
E’ il nero geografico della diaspora, delle migrazioni, delle marginalità, dei subalterni.
E’ il nero di #blacklivesmatter, quello alienato nel lavoro nero in epoca post-capitalista che riconfigura la corporeità sensuale, primigenia e tribale in una robotica, asessuale e feticista.
Claudia Attimonelli
Estetica del malessere. Il nero, il punk, il teschio nei paesaggi mediatici contemporanei
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