Nuova Musica Italiana – 6 recensioni
PETRINA – Roses of the day
In quanto a coraggio Petrina non si è mai tirata indietro nello sperimentare, osare, provare nuove strade. Si ripete in questo nuovo progetto, una raccolta di interpretazioni per voce e piano di classici del rock, della canzone d’autore e della musica contemporanea. Scorrono, con riarrangiamenti sempre originalissimi, talvolta arditi che ridanno nuova vita alle composizioni, classici come “Light my fire” dei Doors, “Burning down the house” dei Talking Heads o un’inquietante “Sweet dreams” degli Eurythmics a fianco di un brano diviso con John Cage e gioielli “minori” di David Sylvian e Pier Ciampi. Un album come sempre dall’impostazione unica, che guarda avanti poggiando i piedi su solide basi classiche.
TRIBUNA LUDU – Le furie
Sono passati sei anni dall’esordio della band fiorentina, che torna con un travolgente e aggressivo assalto sonoro in cui si coagulano avanguardia, art rock sperimentale, suoni distorti e tribali in un concept liberamente ispirato all’Orestea di Eschilo. Musica ostile e particolare che spicca per originalità e un piglio assolutamente personale.
VANESSA VAN BASTEN – Ruins
La band genovese assemblano nel quarto album della loro decennale carriera una serie di demo tapes, live, registrazioni di vario tipo, nascoste finora nei loro archivi. Il tutto rieditato e concepito in modo coerente al fine di creare un album e non una raccolta discontinua. Il loro metal evoluto e contaminato da forti dosi di post rock si sublima nella cover finale di “Advent” dei Dead Can Dance. In contemporanea la band pubblica anche un Ep con cover tratte da “Disintegration” dei Cure.
IL VUOTO ELETTRICO – Virale
Da Bergamo un sound che si siede sulle classiche solide fondamente costruite negli anni da esperienze come CCCP prima, Massimo Volume poi. Testi declamati, metriche secche e dirette, sonorità aspre e ostili, ritmiche serrate.
FILIPPO ANDREANI – La prima volta
Il cantautore comasco si fa interprete di quello che è ormai una filone della tradizione musicale italiana che fa riferimento al combat rock di Clash e Gang, al folk punk di Billy Bragg, ai Modena City Ramblers alla Banda Bassotti ma anche a De Gregori. E lo fa con una stupenda poetica, grinta, ritmo (anche in levare con frequenti inserti reggae), aiutato con la stessa passione da uno stuolo di Amici (da Marino Severini dei Gang, Steno dei Nabat, i Linea che suonano con lui, Sigaro della Banda Bassotti tra i tanti).Eccellente.
MULLHOLLAND DRIVE – La misura dell’equilibrio
L’esordio del trio umbro si avvale della produzione di Paolo Benvegnù che marchia a fuoco l’atmosfera e il mood dell’album, portandolo vicinissimo al suo gusto personale e al suo stile, spersonalizzando forse eccessivamente le intenzioni della band. Poco male comunque perchè “La misura dell’equilibrio” è un buon lavoro di art pop italiano, equilibrato, ben suonato, spesso ispirato.
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