SILVER – Nato morendo

“Nato morendo” è il nuovo singolo di Silver;  un brano introspettivo, con una connotazione meno “sociale” delle precedenti uscite quali “I Bambini Ci Guardano Sempre”  o della più recente “Felicità”: il tono  lirico, delicato,  fiabesco cede il posto a un mood più intimo e al contempo drammatico, appassionato, veicolato da  immagini forti e contrastanti che si alternano in  una sorta di monologo  interiore (“Adesso parlo a bassa voce / A tu per tu con il dolore“), un dialogo davanti allo specchio, con se stesso e con il proprio dolore affrontato a viso aperto.

 “Nato morendo” è unapoesia esistenziale, un inno amaro, ma potente, alla resistenza, alla volontà di riscatto, alla necessità di combattere anche davanti alla perdita di certezze. Nessuno spazio è concesso a vittimismi e autocommiserazione: un messaggio fortemente attuale che delinea la condizione di tanti giovani, la lotta per sopravvivere in un mondo che delude e ferisce; emblematica è l’analogia dell’arena in cui la vita stessa, come un toro, sembra non concedere tregua, ma in realtà è provocata da chi non si rassegna a subire (“vesto di rosso, la vita è un toro”). Lo stesso grido primitivo “Alè Alè”, ripetuto come un mantra, richiama quell’arena e incita a coltivare la propria indole guerriera, così come il velo di ironia, che sottende il testo, diventa strumento di reazione di chi tiene ben salde le redini della propria vita, anche nell’incertezza e nelle avversità. “Nato morendo” non è un brano di resa o di pronazione, racchiude una visione potente ma, al contempo, polisemica, soggettivamente interpretabile; il senso del “nascere morendo” parte da una riflessione personale e autobiografica, per estendersi liricamente a livello universale ed esistenziale e ancora oltre, fino ad assumere un significato più mistico e spirituale, quello della rinascita alla vita eterna. Così il dolore, inteso anche in ottica cristiana quale strumento di redenzione, diventa motore del cambiamento, della trasmutazione, come nel mito della fenice che risorge dalle proprie ceneri, in un eterno che ha esso stesso limiti (“ho messo il timer all’eternità”, espressione fortissima).

Resta, in ogni caso, una connotazione autobiografica del singolo che si coglie tra le righe; da quella che è stata etichettata come una prematura “morte” artistica (esperienza tristemente condivisa da altri colleghi, come è noto, nella storia dei talent), conseguente a vicissitudini tali per cui l’artista è uno dei pochi a cui è stata negata la pubblicazione dell’inedito (per problematiche da lui indipendenti), Silver ha saputo rinascere senza rimpianti, più forte di prima, e trovare la sua giusta collocazione, oltre ogni compromesso, con immutato spessore artistico, culturale, umano.  Un riferimento a tanti giovani artisti che, nella difficoltà che la carriera oggi più che mai presenta, sanno resistere e perseverare nella volontà di realizzare i propri sogni con passione e con coerenza, reinventandosi e risollevandosi ogni volta da delusioni e ostracismi. Il brano si chiude, in modo inaspettato, con l’affermazione del valore insostituibile dei rapporti e dell’unione tra gli uomini, della necessità di trovare aiuto e solidarietà oltre se stessi; la supplica finale è un grido di speranza nell’umanità “salvami la vita perché io non ho tempo”. Scritto da Silver con Carlo Montanari e Federico Lovato arrangiato inizialmente da quest’ultimo e, nell’attuale versione, da Iride (Alessandro Bernardoni), dal punto di vista musicale il brano presenta un carattere deciso e incalzante fin dalle prime battute, con un basso denso e predominante nelle strofe, evolvendo in un’esplosione di suoni rock ed elettronica nel ritornello, con l’inserto dal sapore epico dello special.

Il videoclip, per la regia di Matteo Sambero, pur partendo dal testo, amplia il concept virando su suggestioni letterarie di impronta decadente; sempre giocando sull’ironia, declina il tema sul contrasto arte-vita, l’opera d’arte nasce appropriandosi dell’energia vitale, della vita reale, motivo caro a tanti scrittori del primo Novecento, ma sempre attuale, oggi più che mai in una società dominata da un diffuso edonismo “virtuale”. L’idea di base, di Rita Biganzoli (manager storica di Silver), sviluppata con l’artista stesso e con il preziosissimo apporto di Matteo Sambero, è tratta da due fonti letterarie: “Il ritratto ovale” di E. A. Poe e “Il ritratto di Dorian Gray” di O. Wilde, anche se, in realtà. il motivo ispiratore è dato da un simpatico gioco con i fans, che usualmente paragonano Silver a Dorian Gray, scrivendogli ironicamente a ogni compleanno “tira fuori il ritratto”. La copertina del singolo è, non a caso, una citazione del film “Dorian Gray”.  

“Nato morendo” nella sua versione video, quindi, rappresenta la nascita dell’opera artistica, eterna, cui consegue come pegno, la morte del “soggetto” ritratto, umano, effimero e perituro (diversi gli easter eggs nel video, uno tra tutti il teschio simbolo della Vanitas). La conquista dell’eternità attraverso l’arte, a cui l’uomo agogna, comporta però un caro prezzo, la vita o, peggio ancora, l’anima (“Ho messo il timer all’eternità”). Con una impronta prevalentemente cinematografica, il video racconta la storia di un giovane che nel corso di una ricerca condotta per motivi di studio, trova nella sfarzosa dimora in cui temporaneamente soggiorna, il ritratto di quello che sembra essere lui stesso, il suo alterego, forse un antenato. Rivive così, in una sorta di visione, la genesi dell’opera, con il pittore folle (magistralmente interpretato dal maestro Gino Rodella con cui Silver ha collaborato in più occasioni), nello scenario suggestivo, e non casuale, di una villa dannunziana il cui arredo di design è stato in parte realizzato per Michele Ceretti dallo stesso Rodella. Il colpo di scena finale lascia adito a più interpretazioni, del resto il video è pensato per disvelarsi a più riprese, ogni volta che lo spettatore lo guarda può cogliere altri dettagli e curiosità più o meno celate.  Il quadro, che potremmo quasi definire protagonista del video, è stato realizzato per l’occasione dal Maestro Rodella, si tratta quindi di un’opera reale, su tela, poi donata all’artista a ricordo dell’esperienza.

Il video è stato pubblicato in anteprima esclusiva il giorno 16 settembre su Aska News e su tantissime testate nazionali di rilievo, tra cui menzioniamo Il sole 24 ore, Il Tempo, Il Messaggero, QN (Il Giorno, La Nazione, Il Resto del Carlino), Leggo, Il Mattino, Libero e altri…

Credits

Autori: Silvio Barbieri – Federico Lovato – Carlo Montanari
Compositori: Silvio Barbieri – Federico Lovato – Carlo Montanari

Arrangiamenti: Iride – Federico Lovato

Produzione, Recording, Mixing, Mastering: Iride

Label: Indaco Records /NEEDA

Distribuzione: Virgin Music Group / Universal

Foto: Chiara Sardelli
Artwork e concept: Abacusweb
Management, Immagine, Comunicazione: Rita Biganzoli (AbacusWeb)Video
Regia: Matteo Sambero

Direzione artistica e concept Rita Biganzoli per AbacuswebSpecial guest: Maestro Gino Rodella (nei panni del pittore)

Si ringrazia Michele Ceretti e Ceretti Arredamenti (https://www.cerettiarredamenti.it/) per la splendida location, i cui interni di design sono stati realizzata dallo stesso Michele, insieme al maestro Gino Rodella.

Antonio Bacciocchi

Scrittore, musicista, blogger. Ha militato come batterista in una ventina di gruppi (tra cui Not Moving, Link Quartet, Lilith), incidendo una cinquantina di dischi e suonando in tutta Italia, Europa e USA e aprendo per Clash, Iggy and the Stooges, Johnny Thunders, Manu Chao etc. Ha scritto una decina di libri tra cui "Uscito vivo dagli anni 80", "Mod Generations", "Paul Weller, L’uomo cangiante", "Rock n Goal", "Rock n Spor"t, Gil Scott-Heron Il Bob Dylan Nero" e "Ray Charles- Il genio senza tempo". Collabora con i mensili “Classic Rock”, "Vinile" e i quotidiani “Il Manifesto” e “Libertà”. E' tra i giurati del Premio Tenco e del Rockol Awards. Da sedici anni aggiorna quotidianamente il suo blog www.tonyface.blogspot.it dove parla di musica, cinema, culture varie, sport e con cui ha vinto il Premio Mei Musicletter del 2016 come miglior blog italiano. Collabora con Radiocoop dal 2003.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito è protetto da reCAPTCHA, ed è soggetto alla Privacy Policy e ai Termini di utilizzo di Google.