THE BRAVO MAESTROS – Keep It Simple, Stupid!
La partenza del trio biellese è di quelle che rendono le giornate più felici e serene. Il loro power pop beat che attinge a piene mani dagli anni Sessanta di Beatles e Monkees ma...
La partenza del trio biellese è di quelle che rendono le giornate più felici e serene. Il loro power pop beat che attinge a piene mani dagli anni Sessanta di Beatles e Monkees ma...
La canzone d’autore si mischia a dream pop, atmosfere sospese, un gusto quasi ambient.
Musica elettronica, che sfocia nell’ambient, sperimentazione, pennellate (free)jazz, non di rado vicino all’esperienza di Iosonouncane e con un sguardo a Laura Agnusdei.
Un bollente mix di stoner, hard rock Settanta alla Blue Cheer (con qualche sferzata Doom) filtrato in tonalità costantemente psichedeliche e un’anima blues.
Rivive ora in questa versione, in cui troviamo provini originali, live, inediti e remix e che dimostra di non avere perso nemmeno un briciolo di quella freschezza e spontaneità creativa dell’originale.
Sette canzoni che guardano tanto ai Cure come ai My Bloody Valentine e Jesus and Mary Chain.
Un magma psichedelico che spazia dalle immancabili radici di Syd Barrett e arriva fino agli XTC. In mezzo Love, Tomorrow, Grateful Dead e tutto quello che si tinge di colori fluorescenti e acidi.
Un lavoro molto intimo, malinconico e romantico, che non di rado attinge da una delle sue principali passioni, Neil Young, nell’incedere folk country di molte canzoni ma che guarda anche all’Eugenio Finardi più riflessivo (anche nell’esecuzione vocale).
Garage punk, gli anni Sessanta del beat italiano, psichedelia in una fusione matura e originale.
Fusion, jazz, rock, funk si rincorrono e ibridano, riportandoci alle atmosfere passate di esperienze esplosive come quelle di Spyro Gyra, Jaco Pastorius, Brand X di Phil Collins ma anche alle incarnazioni più recenti di quel sound, che ritroviamo oggi in band come Snarky Puppy o Vulfpeck.
Commenti recenti