ARTISTI VARI – Parole liberate volume 2
Come sempre le compilation viaggiano tra alti e bassi a seconda dei gusti. In questo caso il livello è sempre più che alto e l’album di ottima fattura.
Come sempre le compilation viaggiano tra alti e bassi a seconda dei gusti. In questo caso il livello è sempre più che alto e l’album di ottima fattura.
I quattordici brani autografi calcano i sentieri solidi della tradizione rock americana (da Bruce Springsteen al Dylan più elettrico, fino a John Mellencamp e Creedence Clearwater Revival).
Undici brani dall’incedere severo e solenne che guardano alla new wave anni Ottanta (tra John Foxx, primi Human League, Gary Numan) ma con un approccio melodico (“Ostile” ad esempio) che riporta a Robert Wyatt.
Le atmosfere sono in perfetto equilibrio tra asperità chitarristiche, fruibili melodie malinconiche e uno sguardo alla lezione della canzone d’autore nostrana.
Nei dieci brani confluiscono le influenze più svariate, dall’afrobeat, alla psichedelia, dalla sperimentazione al math, funk, fino a folate di rock sghembo e indefinibile.
Dieci brani autografi, che se da una parte viaggiano in un contesto genericamente alternative rock, dall’altra assimilano influenze inaspettate come reggae, new wave, non disdegnando una più che gradita vena pop rock.
L’esordio della band sarda è un perfetto esempio di classico punk rock melodico di estrazione Green Day e dintorni.
I sette brani attingono numerosi spunti dal rock anni Settanta (Pink Floyd in particolare) ma non disdegnano nuove prospettive (Radiohead).
15 brani, tratti dal periodo 1993-1995 per la band modenese, da sempre caratterizzata dall’amore per una new wave dai colori autunnali (tra primi Litfiba, Joy Division, New Order, The Sound di Adrian Borland).
Il trio torinese picchia duro con un punk rock possente e roccioso, debitore a nomi classici come Social Distortion e Bad Religion ma anche ai nostrani Bull Brigade o Gli Ultimi.
Commenti recenti